Grande Lecco, Appello rilancia: “Avviare un confronto con i Comuni vicini”

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Appello per Lecco deposita una mozione per riprendere il dibattito sulla Grande Lecco

“Decentramento dei servizi, delocalizzazione dei poli erogatori e collaborazioni sovra comunali”

LECCO – “Il sindaco e la giunta comunale attivino un confronto con tutte le amministrazioni comunali confinanti, avvalendosi anche del supporto di Anci, con l’obiettivo di concretizzare percorsi di decentramento dei servizi, di delocalizzazione dei poli erogatori e di collaborazione sovra comunale, al fine di superare l’attuale frammentazione amministrativa, in vista anche delle sfide/opportunità rappresentante dalle Olimpiadi invernali 2026 e dal PNRR”.

E’ quanto chiede una mozione depositata in municipio da Corrado Valsecchi, consigliere comunale di Appello per Lecco, movimento cittadino in questi anni ha tenuto alto il tema della “Grande Lecco”, ovvero della realizzazione di una realtà comunale più grande insieme ai Comuni limitrofi.

Un argomento, quello delle fusioni tra comuni, che ha già esempi anche recenti sul territorio provinciale (come per il neo comuni di La Valletta, Valvarrone e di Bellano con Vendrogno) che fino ad oggi per il capoluogo non è mai stato incanalato in un percorso istituzionale.

Il tema era stato affrontato nel 2016 anche dal nostro quotidiano con uno speciale dedicato proprio alle fusioni tra Comuni (vedi qui)

Per Appello per Lecco la mozione “affronta la questione della Grande Lecco e del decentramento di servizi, nonché di una più stretta collaborazione tra enti amministrativi pubblici. Auspichiamo che il dibattito che seguirà al primo consiglio comunale si svolga in un clima di attenzione e sensibilità verso una necessità impellente e inderogabile che riguarda le nostre comunità”.

IL TESTO DELLA MOZIONE

“È sempre più impellente per Lecco la necessità di affrontare le sfide della politica e dell’amministrazione in ottica sovra comunale. La discussione per realizzazione della nuova corsia in entrata nella città per il ponte Manzoni ha reso evidente il bisogno di una programmazione infrastrutturale ed urbanistica che guardi all’intero bacino territoriale e non ai singoli interessi dei singoli comuni. La nostra città deve fare i conti con l’iper-concentrazione in un territorio limitato e ormai saturo: scuole, uffici pubblici, enti, edifici sanitari, poli di erogazione di servizi, insomma, reti istituzionali di ogni ordine e grado convivono in un raggio di pochi chilometri quadrati, congestionato, trafficato, spesso disordinato.

Abbiamo ora l’opportunità di gestire risorse e investimenti straordinari grazie alle Olimpiadi del 2026 e al PNRR, che possono rappresentare l’occasione per superare i deficit e le criticità strutturali. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un ampio spettro di investimenti e riforme a favore dei Comuni italiani che sapranno garantire tempi certi di realizzazione delle opere e dei servizi , che vanno dal digitale al turismo, dal miglioramento dell’organizzazione interna agli interventi sociali. Sfide che dobbiamo affrontare con ottica e impegno sovra comunale.

Decentrare non significa a nostro giudizio allontanare, bensì ampliare e razionalizzare. Significa immaginare una rete cittadina ampia, non vincolata da anacronistiche divisioni amministrative e burocratiche che sono state già nei fatti cancellate dall’urbanistica, dalla mobilità sociale, dalla realtà quotidiana (nel lavoro, nella scuola, nel tempo libero) dove i cittadini del bacino lecchese già vivono e si riconoscono.

Il proficuo percorso di collaborazione tra enti e di costruzione di soggetti sovra comunali erogatori di servizi territoriali essenziali realizzato negli ultimi 20 anni nei settori delle multi-utility (attraverso le diverse partecipate), del sociale (Girasole), della cultura (Sistema Bibliotecario ecc), dei trasporti (Agenzia territoriale), può e deve ora compiere una tappa ulteriore di evoluzione politica e amministrativa.

La discussione avviata durante la scorsa consigliatura sul tema della “Grande Lecco” ha aperto un proficuo dibattito pubblico sull’opportunità di proseguire quel cammino fatto di fusioni avviato già negli anni ’20 del XX secolo che ha portato alla creazione della città che oggi siamo chiamati a governare. I piccoli comuni di un tempo sono divenuti una città capoluogo di Provincia, grazie ad un progetto di unificazione che oggi può proseguire ed evolvere.
In quella fase storica fu il Governo centrale ad assumersi responsabilità e iniziativa, ora spetta a noi decidere se vogliamo essere artefici e protagonisti del nostro destino con un atteggiamento lungimirante e non pregiudiziale.

Durante lo scorso mandato, abbiamo già ricevuto la richiesta di un approfondimento da parte dell’allora sindaco del comune di Morterone, che si è concretizzata nell’elaborazione di uno studio di fattibilità promosso da Anci Lombardia.

Le esperienze di fusioni avvenute sul territorio lecchese (in comuni diversi per dimensione, collocazione geografica e anche per colore politico degli Amministratori promotori) sono state approvate con favore dalle comunità coinvolte attraverso i referendum, comportando per la cittadinanza un miglioramento dei servizi offerti e divenendo volano di investimenti pubblici ed opere, attraverso il contributo decennale previsto .

A titolo esemplificativo, la quota 2021 del contributo decennale, a fondo perduto per ogni annualità, erogato da Ministero dell’interno ai comuni lecchesi nati da fusione è stato il seguente.

Fusione di Verderio € 771.082,81
Fusione di La Valletta Brianza: € 590.231,19
Fusione di Valvarrone: € 205.800,80
Incorporazione di Bellano: € 365.208,79

Tale contributo viene erogato per 10 anni consecutivi ed in caso di una fusione o incorporazione che coinvolga il Comune di Lecco l’ammontare annuo massimo del contributo è pari a 2 milioni di euro. Per qualsiasi tipo di fusione e/o incorporazione alla città capoluogo spetterebbe la cifra massima.

Pertanto, 20 milioni di euro in 10 anni che rappresentano investimenti, opere pubbliche, manutenzioni: interventi concreti sul patrimonio immobiliare, culturale, infrastrutturale e sociale della città.

Un recente studio promosso dal Ministero dell’Interno (Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali -Direzione Centrale della Finanza Locale) conferma “per gli enti sorti da fusione, una maggiore capacità di spesa da destinare ai servizi per la cittadinanza, anche in conseguenza dei contributi erariali e regionali finalizzati” in particolare calcolando un sostanziale incremento del +79,54 % dei trasferimenti correnti”.