Intervista. Il sindaco Brivio a fine mandato. “Mi porterò sempre Lecco nel cuore”

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L’intervista di fine mandato al sindaco Virginio Brivio che chiude dieci anni di amministrazione

Il bilancio di questi due mandati e un affettuoso saluto ai lecchesi

LECCO – Sindaco Brivio, dopo due lunghi mandati, tra qualche settimana dovrà passare il testimone al nuovo sindaco che sarà deciso dalle imminenti elezioni. 

Qual è il suo bilancio di questi 10 anni di amministrazione? Quali i progetti realizzati e quali invece quelli rimasti incompleti che avrebbe voluto portare a termine?

“Nel 2010 eravamo nel pieno della crisi economica, c’erano i vincoli del patto di stabilità che non consentivano di spendere liberamente le risorse comunali neanche per gli investimenti. Quindi, tenendo conto di questo punto di partenza, il bilancio è positivo, anche se non dovrei dirlo io ma lascio ai cittadini il giudizio. Abbiamo cercato di rimettere in ordine il crono-programma delle opere pubbliche, per alcune non si trattava di riavviare cantieri interrotti ma di riprendere radicalmente i progetti, in alcuni casi con complicazioni giuridiche di lungo corso. Ricordo l’Ostello della Gioventù e il fallimento del consorzio che lo stava realizzando, ricordo il lago che si era creato in Piazza degli Affari quando iniziai il mandato di sindaco.

Abbiamo cercato di mettere in fila il rilancio delle opere pubbliche, che si è espresso in maniera più significativa negli ultimi anni con l’eliminazione del vincolo del patto di stabilità, che ci ha consentito di passare da un milione di euro ad una decina di milioni per investimenti, abbiamo realizzato la torre del tribunale, acquisito l’area della Piccola, quella del nuovo municipio in via Sassi, abbiamo poi cercato di valorizzare al meglio il patrimonio pubblico, decidendo di non vendere palazzo Bovara e di alienare invece via Roma 51, acquisendo la Torre Viscontea. Il terzo filone in cui abbiamo operato è quello del sociale, avviando l’impresa sociale, che darà stabilità alla collaborazione tra pubblico e privato, affrontando il tema non in maniera isolata ma insieme ad altri comuni.

Si poteva fare di più? Certamente, non c’è limite al meglio, ma va tenuto conto delle condizioni da cui siamo partiti e dalla situazione di Lecco, che ha bisogno di ripensare al suo futuro economico. Un elemento di incertezza che ha influito sulle tante vocazioni individuate dal PGT e che non sono decollate per questa ragione. Le idee sul futuro di Lecco devono essere ancora sviscerate e approfondite”.

Lo slogan della sua ultima campagna elettorale era “il meglio deve ancora venire”, ritiene di aver tenuto fede a questo impegno?

“Secondo me si, perché alcune opere concrete sono state realizzate o lo saranno nei prossimi mesi, penso tra tutte l’Ostello della Gioventù, la sistemazione dell’area esterna del centro sportivo del Bione, penso ad un depuratore su cui Lario Reti ha investito oltre un milione di euro per renderlo conforme ai parametri normativi, penso alla sicurezza degli edifici scolastici, ora manca il liceo Manzoni e partirà un progetto anche nel rione di Castello. Penso di aver portato a casa risultati importanti come l’acquisizione dell’area della Piccola, inseguita da oltre trent’anni, penso ad alcuni progetti europei come il sentiero Interreg che porterà ad Abbadia, parte del più grande collegamento tra la Svizzera e Milano, cose che nel primo mandato erano solo in luce e che si sono tradotte in progettazioni concrete. C’è anche l’apertura di alcuni parcheggi che erano rimasti chiusi, non si trattava di aprire un cancello ma di risolvere grovigli giuridici. Lo slogan è stato raggiunto, è anche vero che molti tagli di nastro avverranno nei prossimi mesi, ci sta bene, questo è normale nell’avvicendamento”.

Cosa lascia in eredità alla futura amministrazione comunale?

“Un piano di opere pubbliche credibile con capacità ulteriori che gli uffici stanno sviluppando, come la sistemazione viabilistica, con il contributo di Regione nell’area del centro sportivo del Bione, e lo stesso centro sportivo dove è ora chiaro che il pubblico deve occuparsi delle aree esterne, invece la riqualificazione di piscina e palazzetto attraverso una finanza di progetto. Importante sarà la realizzazione del nuovo municipio che diventi un’occasione di novità positiva anche nella capacità di relazione con i cittadini, riorganizzando gli uffici comunali. Infine, un impianto di servizi sociali all’avanguardia che sarà un punto di partenza significativo”.

A suo parere, cosa serve oggi (e per i prossimi 5 anni) a Lecco?

“Forse meno ‘lamentosità’ e meno auto-referenzialità, sapendo che certe vocazioni economiche non le deve dare l’amministrazione comunale che ha invece il compito di garantire, organizzare e coordinare. C’è bisogno anche di uno ‘scatto’ da parte degli imprenditori, soprattutto una maggiore capacità attrattiva nel settore del turismo affinché si aumentino in città le dotazioni di posti letto, che aiuterebbero a germinare una vocazione turistica vera e propria. Se c’è un sogno, che forse non sono stato in grado di trasmettere correttamente a imprenditori anche fuori da Lecco, è quello di moltiplicare le attività imprenditoriali nuove. Una città vive non solo se è un luogo gradevole di residenza ma se fa propria la capacità imprenditoriale di accettare le sfide, sfruttando le potenzialità del territorio”.

Che idea si è fatto dei candidati alla sua successione? Ha qualche consiglio per loro?

“Penso che tutti i candidati siano all’altezza del ruolo che gli è stato attribuito dalle loro forze politiche. Con Corrado Valsecchi ho avuto 10 anni di leale collaborazione e sono grato a lui e alla sua squadra, penso che Gattinoni rappresenti un mix tra continuità e innovazione, che in questo momento non guasta. Tutti insieme devono tener presente un elemento, quello di non cambiare per forza le cose a tutti i costi ma di effettuare la cosiddetta operazione ‘primi 100 giorni’ per conoscere i progetti che sono partiti o che sono sui binari giusti per partire, quindi non avere il vezzo di togliere una giacca per metterne un’altra. Spesso l’elemento di novità rischia di non essere a vantaggio del bene comune. L’auguro che faccio è che la campagna elettorale, come mi sembra sia ultimamente, si sposti sui contenuti concreti, che il giudizio degli elettori non sia basato su appartenenze partitiche ma sulle persone e sui programmi, infine che ci sia una consapevolezza di inizio mandato su quanto già fatto e che sarebbe un peccato vanificare”.

Quale è stato il momento più difficile e quale invece il più felice di questi 10 anni da sindaco?

“Il più difficile certamente sono stati i primi giorni e le prime notti della vicenda Covid. Non si capiva, seppur con alcune anticipazioni confuse, se stesse arrivando uno tsunami e quindi cosa fare, se aprire le finestre per far entrare il vento un po’ alla volta o se chiuderle tutte… Capitava anche, in quelle settimane, che enti superiori chiedessero consigli o si condividesse la necessità di alcune misure. E’ stato un momento molto faticoso, la cosa più inedita che mi sia capitata. Non che non ne siano capitate altre di terribili, come la morte delle tre sorelline di Chiuso, che ha avuto una reazione di vicinanza della collettività. Riguardo alle cose positive invece, dall’acquisizione della Piccola e della nuova sede del comune, così come la nuova sistemazione del centro psicosociale, sono stati sicuramente alcuni momenti di soddisfazione. In questo decennio abbiamo anche riportato anche il Giro d’Italia e il Giro di Lombardia a Lecco. Cose che magari non vengono più ricordate ma sono avvenute in questi dieci anni”

C’è qualche scelta di cui si pente, nei provvedimenti presi o sulla squadra che l’ha affiancata?

“Ad ascoltare i consigli altrui avrei dovuto cambiare assessore ogni sei mesi, invece gli avvicendamenti in questi due mandati non sono stati così frequenti, due o tre cambi in corsa. C’è quindi una squadra che è cresciuta intorno a me e sono molto contento che si stia riproponendo in queste elezioni, magari con candidati sindaci diversi, ma senza scappare davanti all’impegno e alla responsabilità pubblica. Un risultato importante. Forse la gestione del personale e della macchina comunale è stato un mio elemento di debolezza. L’amministrazione, senza una dirigenza coesa, senza la collaborazione leale dei segretari, non va lontana.  E’ stata una carenza mia che è stata superata negli ultimi anni con una maggiore attenzione alla dirigenza e alla collaborazione con i dipendenti. Un consiglio che lascio al mio successore è di affrontare, anche con delega assessorile o con competenze mirate, il tema della montagna e dell’agricoltura, un binomio importante e ricco anche di nuova imprenditorialità. Sulla montagna c’è un’emergenza manutentiva ma anche una potenzialità ricca, per esempio con il progetto di sistemazione dei sentieri, noi siamo stati i primi a presentare in Regione il catasto del sentieri”.

Cosa le ha insegnato fare il sindaco?

“Innanzitutto che le opinioni di tutti sono importanti, a tenere sempre presente l’insieme delle cose, che anche interessi legittimi vanno collocati in un quadro generale e che la sintesi non è cosa ne pensa la maggioranza ma è più complicata. Poi mi ha insegnato ad usare bene gli strumenti: le decisioni vere, il tuo decisionismo (visto che spesso mi accusano di esserlo stato poco) non è nelle dichiarazioni che si fanno ma nelle delibere, negli atti della giunta, in quelli proposti in Consiglio. Negli ultimi tempi ho avuto un’attenzione quasi maniacale, anche con assessori e consiglieri, affinché la vera decisione si individuasse nell’atto formale e che quel documento diventasse riferimento per dirigenti e collaboratori. Altrimenti, solo con dichiarazioni roboanti, si fa finta di decidere”.

Ed ora, conclusa questa esperienza, cosa c’è nel suo futuro?

“Io sono dipendente di un Comune della provincia in aspettativa, quindi tornerò in quel comune a guidare una casa di riposo e i servizi per la disabilità. Non nascondo che mi sto guadando un po in giro, sia in altri enti pubblici superiori che nel settore socio assistenziale privato, fuori dalla provincia di Lecco perché preferisco, se posso, staccare anche fisicamente. Dopo tanti anni, non voglio essere una presenza ingombrante per gli altri e soprattutto vorrei coltivare nuove sfide personali”.

Vuole dedicare un saluto ai lecchesi?

“Certamente. Intanto chiedo scusa alle persone che non si sono sentite ascoltate in questi anni, pur essendo abbastanza disponibile, magari non è stato possibile incontrare tutti. A questa città voglio bene da tantissimi anni, non solo perché ci sono nato ma perché da quarant’anni la frequento, prima per l’esperienza di volontariato giovanile, poi nel Comune come dipendente dal 31 dicembre 1985, quando ho iniziato a conoscerla da di dentro, la macchina comunale ma anche i singoli quartieri dove sono stato operatore sociale per tanti anni.

Un’esperienza che mi è stata utile per innamorarmi della città, amando anche i suoi difetti perché Lecco non è solo rose e fiori. Talvolta c’è un certo di tipo di carattere, un certo particolarismo e un’autorferenzialità, verso il proprio gruppo o la propria parrocchia, che è positiva ma che in certi casi deve evolvere e mettersi in rete. Ho sempre voluto bene, ben prima che fossi sindaco, a questa città, gli voglio ancora più bene adesso e il modo migliore per voler bene è quello di continuare a partecipare e interessarsi, senza fare confusione di ruoli.

L’augurio che faccio ai lecchesi duplice: a chi fa più fatica, dagli imprenditori ai cittadini, quello di non scoraggiarsi in questo momento di difficoltà, perché nella nostra tradizione c’è sempre stata la capacità di dare il meglio nei momenti non semplici, e di ricordare che la risorsa migliore che ogni persona possiede è dentro di sé. I lecchesi, che sono nati in salita, hanno una buona scuola. Dobbiamo ricordarcela e invocarla nel nostro cuore, nella nostra mente e nelle nostre mani, e vedrete che la città avrà di fronte a sé degli anni sicuramente positivi”.