Piste ciclabili, Boscagli (FdI): “Serve una mobilità coerente, non simboli sull’asfalto”

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Il candidato sindaco commenta la bike line in via di realizzazione in alcune zone della città

“Un simbolo sull’asfalto o un cartello sono importanti ma non bastano: servono progettazione, metodo e coerenza”

LECCO – “Negli ultimi mesi assistiamo alla posa di nuovi tratti di pista ciclabile e ciclopedonale in diversi punti della città. Purtroppo, molti di questi interventi rispondono ancora a una logica frammentata e priva di una reale pianificazione della mobilità lecchese. Tratti isolati, corsie che si interrompono improvvisamente e segnaletiche disomogenee rischiano di generare più confusione che sicurezza, con conseguenze negative per ciclisti, pedoni e automobilisti”. E’ il commento di Filippo Boscagli, candidato sindaco di Fratelli d’Italia per Lecco sulle bike line in via di realizzazione, incluse nel Biciplan approvato dall’amministrazione comunale.

“Proprio in questi giorni – prosegue Boscagli – sono apparsi chilometri di strisce che dal lungolago raggiungono Maggianico: chilometri di vernice che permetteranno all’amministrazione di scalare le classifiche della mobilità dolce in cui Lecco naviga nei fondali. Eppure, imitando il Sindaco di Milano Sala, si cerca di lanciare messaggi a volte giusti (chi non vuole che pedoni, bici e auto possano convivere?) ma in una modalità che non convince nessuno”.

Il candidato di Fratelli d’Italia sottolinea come “le immagini di camion in fila dietro le bici, pullman parcheggiati che invadono la carreggiata ciclabile, autoarticolati e mezzi pubblici che si fermano incerti se c’è spazio per passare o meno in Corso Carlo Alberto o Corso Martiri, e una viabilità ciclabile a volte più stretta del manubrio e delle spalle di chi la dovrebbe frequentare in sicurezza, raccontino meglio di ogni parola la mancanza di una visione coerente”.

“L’amministrazione parla di “ciclovia”, ma il termine appare improprio – aggiunge Boscagli –. Una ciclovia dovrebbe essere un percorso continuo, sicuro e integrato in una rete coerente di mobilità sostenibile, non la semplice somma di brevi segmenti disconnessi. Un simbolo sull’asfalto o un cartello sono importanti ma non bastano: servono progettazione, metodo e coerenza. Non la fretta delle elezioni alle porte e della rincorsa a pessime statistiche che vedono la Lecco di questi anni in fondo classifica proprio per mobilità dolce e piste ciclabili”.

Infine, Boscagli conclude: “Forse meno fretta del risultato avrebbe portato a un esito migliore, più sicuro e certamente più duraturo. Ricordiamo il pessimo successo delle ciclabili delle amministrazioni della sinistra lecchese, come quella di San Giovanni, che tuttora risulta impensabile averla anche solo immaginata a discapito di ogni senso della realtà”.