Sanità e case di comunità, Straniero: “Cambiare l’insegna non basta”

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Il consigliere regionale del Pd sulla riforma sanitaria in discussione al Pirellone

“Solo 14 case di comunità previste per ATS Brianza anziché 43. Ma non possono essere semplici poliambulatori”

MILANO / LECCO –   “La medicina territoriale è il problema principale della sanità lombarda e non è vero che questa riforma riempirà il buco creato da Formigoni e poi da Maroni. Fontana e Moratti non stanno colmando il divario accumulato in tanti anni di gestione del centrodestra. Bastano i numeri a dirlo: in Lombardia servirebbero 500 Case di comunità, come dice il Ministero della Salute, ma la Regione ne prevede solo 115 nella prima fase e 216 a regime. Nell’Ats Brianza per ora sono in programma solo 14 Case di comunità quando dovrebbero essere 43”, lo ha rimarcato Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd, durante la discussione sulla riforma sanitaria lombarda.

“Non basterà cambiare l’insegna di una struttura già esistente per creare un servizio che sia davvero di comunità, fatto di medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, tecnici della riabilitazione e assistenti sociali, a cui i cittadini possano fare riferimento tutti i giorni dell’anno per 24 ore al giorno. Le Case di comunità non devono essere dei semplici poliambulatori, come invece li intende la Giunta lombarda. Così rischiano di essere una grandissima occasione sprecata”, prosegue Straniero.

Raffaele Straniero

“In una sanità come quella lombarda, così spinta sulla medicina ospedaliera e sulla competizione tra pubblico e privato, la situazione può cambiare solo modificando mentalità e strategia, mettendo al centro il cittadino, la comunità, le cure primarie e la prevenzione. E con questa riforma non cambierà”, conclude il consigliere Pd.