Scissione PD-Renzi: freddezza tra i “dem” a Lecco, ma c’è chi ci pensa

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Sorpresa e delusione tra gli esponenti democratici lecchesi per l’annuncio di Renzi

Anche i ‘renziani’ frenano, ma non si esclude la possibilità di qualche “addio”

LECCO – Una mossa che ha sorpreso in molti, anche gli stessi esponenti locali del PD, la decisione di Matteo Renzi di lasciare il Partito Democratico e fondare il proprio movimento. Che si respirasse aria di scissione era chiaro a tutti, ma che l’addio dei ‘renziani’ avvenisse a pochi giorni dall’inizio del nuovo governo non era per nulla scontato.

Si attendevano i giorni della Leopolda, a fine ottobre, l’annuncio è stato invece anticipato dalle parole dell’ex premier che ha poi rimandato al convegno di Firenze il battesimo ufficiale della nuova creatura politica.

Così, non pochi anche tra i suoi vicinissimi nel lecchese sono stati presi in contropiede, tra questi il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, da sempre vicino al ‘rottamatore’ toscano.

Brivio: “Sbagliati modi e tempi, io resto nel PD”

Il sindaco Virginio Brivio

“Renzi ha sbagliato modi e tempi – commenta il primo cittadino – prima sarebbe stata necessaria una discussione articolata con i componenti che in questi anni hanno fatto riferimento a lui. Un leader fa le sue scelte anche su proprie intuizioni ma in questo momento, in cui si avrebbe bisogno di ritessere la rete del dialogo nel partito, la sua scelta ha creato un po’ di delusione. Io resterò convintamente nel Pd. Politicamente capisco la decisione, in un sistema proporzionale c’è bisogno di una forza politica centrista ma non condivido la strategia”.

Già ieri sera i democratici lecchesi si sono incontrati per aprire una discussione sugli ultimi accadimenti dello scenario nazionale, anche in sede regionale del PD si è svolta una riunione mentre a Lecco un nuovo incontro sarebbe previsto a fine settimana.

“L’invito dalla direzione regionale è ancora una volta quello all’unità del partito – spiega l’ex segretario cittadino Giovanni Fornoni, in passato sostenitore della mozione Renzi – siamo perplessi sulle modalità con cui sta avvenendo questa cosa, avremmo voluto lavorare affinché questo governo funzionasse davvero. Per me il PD rimane un progetto valido, ma se a livello nazionale prevale un’idea deve esserci poi un confronto anche a livello locale. Personalmente penso non fosse opportuno questo momento”.

Una scissione che potrebbe avere ripercussioni anche a Lecco dove il PD, il prossimo anno dovrà affrontare le elezioni amministrative. “Cosa succederà? Vedremo, servirà una riflessione” spiega l’ex segretario cittadino.

“Una pluralità di movimenti convergenti non è una cosa negativa – afferma il sindaco Brivio – il PD non può correre da solo”.

In consiglio comunale

Agnese Massaro

Non sono pochi i consiglieri comunali che a Lecco fanno riferimento alla corrente “renziana”: fino ad oggi tra i più convinti sostenitori dell’ex premier c’è Agnese Massaro, già candidata alla segreteria provinciale del partito.

“Non ho deciso nulla – spiega – non immaginavo accadesse ora e non mi è sembrato il momento opportuno. Capisco che l’accelerazione può essere dovuta alle fughe in avanti di Calenda e Richetti ma non me l’aspettavo. Ora, superato questo primo momento, bisognerà capire quale sarà la proposta, le cose si valutano nella sostanza e non inseguendo le persone. Certo è che un PD senza slancio e senza una visione, senza un progetto come quello portato avanti da Renzi, resta un po’ monco”.

Tra i ‘renziani’ a Palazzo Bovara si contano anche Anna Nicolai, Stefano Citterio, Anna Sanserverino e Andrea Frigerio:

“Caduto il maggioritario, in un sistema proporzionale si può cercare di andare d’accordo anche se non si è dello stesso partito, ognuno portando avanti le proprie idee. E’ come due genitori che litigano e di mezzo ci vanno i figli, a volte è meglio separarsi per ritrovare serenità. In un PD in cui tanti non si ritrovavano per la presenza di Renzi, altri invece per le correnti più di sinistra, credo che una separazione possa giovare ad entrambi – commenta Andrea Frigerio – da qui a lasciare il PD bisognerà vedere. Riguardo alle prossime elezioni non credo comunque ci saranno problemi, in ogni caso l’area di appartenenza resterà la stessa”.

Appello per Lecco

Guardando al capoluogo, l’assessore comunale Corrado Valsecchi (pur non iscritto al Pd ma fondatore di Appello per Lecco) è sicuramente uno dei più attenti osservatori dell’attività politica dell’ex primo cittadino di Firenze.

Matteo Renzi nel 2012 a Lecco con il sindaco Brivio e Corrado Valsecchi

“Sono stato io a proporre a Virginio Brivio di invitare Renzi a Lecco quando era ancora sindaco, le sue proposte e le sue idee erano molto simili alle mie. Da civico l’ho sostenuto alle primarie ritenendo potesse essere il protagonista di una nuova stagione politica e in qualche modo lo è stato. E’ evidente che Renzi oggi soffre il PD, avrebbe dovuto ascoltare me e Gori nel 2012”

“Il PD deve capire cosa vuole fare da grande, non può massacrare un segretario dopo l’altro, lo ha fatto con Bersani, poi Renzi. E’ questa la più grande criticità. C’è un grande movimentismo oggi, ma l’area progressista ha bisogno di certezze, non di confusione o litigiosità”.

Il nuovo movimento di Renzi potrebbe affacciarsi alle prossime elezioni in città? “Può succedere di tutto – spiega Valsecchi – dico solo una cosa, chiara e netta, il civismo non può essere lo zerbino pronto all’uso elettorale, parlo di civismo reale, quello che non si sottopone agli obblighi di partito”.

In Regione

Raffaele Straniero

La scissione andrà inevitabilmente a toccare anche le amministrazioni regionali. “Valuteremo insieme ad altri colleghi nei prossimi giorni – fa sapere Raffaele Straniero, lecchese consigliere regionale del PD – fino a ieri ero convinto che eventuali decisioni venissero prese durante la Leopolda. Sono molto dispiaciuto per la decisione di Renzi, l’ho sempre ammirato e sostenuto. Lo trovo una risorsa importante per il PD e per il centrosinistra, speravo non si arrivasse a questo punto”.

Il segretario provinciale Maldini: “Oggi è un giorno triste”

“Oggi è un giorno triste per il Partito Democratico, perché ogni volta che qualcuno lascia il partito è un giorno triste” Così Marinella Maldini, segretaria del PD provincia di Lecco.

“Fin dall’inizio del suo mandato, il Segretario nazionale Nicola Zingaretti ha usato come parola d’ordine l’unità: unità di intenti, unità nella condivisione dei percorsi e unità nella sintesi delle scelte finali” aggiunge la Maldini. “La riprova di tutto ciò si è avuta durante il mese di agosto con il percorso che  ha portato alla nascita del nuovo Governo che ci vede ancora protagonisti. All’inizio della crisi sul tavolo c’erano diverse proposte, con un lungo e faticoso lavoro il Segretario nazionale ha trovato una soluzione che ha raccolto l’unanimità della Direzione nazionale”.

L’ex senatore Rusconi. “Quando ci sarà un progetto farò le mie scelte”

Antonio Rusconi

“Faccio fatica ad abbracciare una cosa che non conosco – afferma l’ex senatore Antonio Rusconi, sindaco di Valmadrera – non ho mai scelto i leader ma i progetti, credo che questa rottura sia una sconfitta per il PD e non aiuta il nascente governo. Quando Renzi spiegherà il suo progetto e quando anche le linee guida di Zingaretti saranno chiare, allora potrò fare la mia scelta”.

Nella vicina Malgrate, il sindaco in quota ‘dem’ Flavio Polano non gioisce alla scissione del partito: “Il PD è fatto di tante persone con idee diverse, credo che i personalismi andrebbero sempre evitati. Anche a livello locale ci sono pensieri diversi ma si collabora tutti, con capacità di fare sintesi, per il bene del nostro territorio”

Renzi a Barzago nel 2017 insieme all’allora segretario provinciale Fausto Crimella

Dello stesso pensiero l’ex segretario provinciale Fausto Crimella: “Sono tra il deluso e l’incazzato. Alle scorse primarie ho sostenuto Martina e quindi Renzi, convintamente. Credo che in un partito dove ci sono anche differenze di correnti al suo interno, gli esiti dei congressi vadano rispettati. La politica è fatta di idee e programmi che restano e viaggiano con le persone, oggi assistiamo al contrario, sono le persone quelle che restano mentre a cambiare sono le idee”.

Stefano Motta, primo segretario provinciale del Pd

“Sinceramente penso che ormai Matteo Renzi sia più utile al centrosinistra fuori dal partito che dentro. A livello personale comprendo la sua scelta, ma è ancora presto per poter dire che la condivida’. A parlare è Stefano Motta, politico di primo piano all’interno del Pd.

Stefano Motta, attuale sindaco di Calco

Sindaco di calco da 4 anni, dopo aver svolto in precedenza il ruolo di primo cittadino a Brivio per due mandati, è  stato il primo segretario del Partito democratico, dopo la fusione tra Ds e Margherita. Allievo di quella scuola politica fondata dal compianto notaio Franco Panzeri di Olgiate, Motta aveva condiviso con altri amministratori il passaggio dalla Margherita al Pd. Ed è proprio a quel ‘gruppo di amici’ che Motta guarda anche per il futuro: “La mia non sarà una scelta individuale. Ho iniziato questo percorso con alcuni amici, tra cui Antonio Rusconi di Valmadrera e Virginio Brivio di Lecco, e con loro lo voglio continuare. Andrò alla Leopolda perché voglio capire le motivazioni che hanno spinto Matteo a compiere questo passo”. Di una cosa però Motta è certo. “Quello che pensa il Pd di Renzi è noto. Ha fatto bene ad andarsene. Ed è una scelta condivisibile a livello strategico se si vuole allargare il bacino di voti del centrosinistra. Non dimentichiamoci che Matteo ha portato il Pd al 40%. Lui può fare ritrovare la strada all’elettorato smarrito”.

Cardamone: “Svelato l’inganno di Renzi”

Rocco Cardamone

Tra i ‘renziani’ della prima ora c’era Rocco Cardamone, già sindaco di Abbadia ed ex consigliere provinciale. “Lo ero, ma da tempo ho capito l’inganno e me ne sono allontanato perché già all’epoca Renzi aveva tradito le promesse iniziali – spiega – oggi prendo atto di come avessi ben intuito le mire di questa persona, mossa solo dal proprio ego e da un unico interesse, non certo il partito ma la sua carriera politica. Mi meraviglia che i tanti che ancora lo seguono non abbiamo compreso ciò”.

“A livello locale – prosegue Cardamone – spero che il territorio non perda una figura come l’on. Gian Mario Fragomeli, uno dei più bravi parlamentari che la nostra provincia abbia avuto, per correttezza e impegno. Spero resti con il marchio di origine”.

Il nome di Fragomeli, ex sindaco di Cassago, ad oggi non compare nella lista dei parlamentari pronti a lasciare il PD.