Legge elettorale: “Civatiani” lecchesi contro l’Italicum

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Marco-Longoni
Veronica Tentori, Marco Longoni

LECCO – “La decisione di Pippo Civati di non votare l’approvazione della nuova legge elettorale alla Camera è coerente e condivisibile”, afferma Marco Longoni, referente del gruppo che ha sostenuto Civati nel congresso del PD ormai tre mesi fa.

I “civatiani” lecchesi apprezzano non solo la scelta finale compiuta dal leader democratico, ma anche la linea coerente tenuta in questa fase di discussione ed approvazione del c.d. “Italicum”.

“Civati è stato fin da subito critico con l’impianto di una norma che, in primo luogo, potrebbe essere addirittura incostituzionale in quanto inapplicabile, poiché con l’eliminazione dell’art. 2 (che doveva disciplinare il meccanismo elettorale per il Senato)  si dà per scontata la soppressione del Senato mediante un procedimento di revisione costituzionale che non è neppure iniziato – continua Longoni – e quindi già si parte da una soppressione “psicologica” del Senato tutt’altro che verosimile. Inoltre, la bocciatura di alcuni emendamenti e proposte che miravano a migliorare la cattiva formulazione della legge introducendo la parità di genere, il conflitto d’interessi, eliminando le liste bloccate e le multi-candidature, ha fatto maturare la scelta coerente di Civati di non votare l’Italicum, lasciando l’aula”.

“Non è accettabile che i dirigenti del PD impongano ai propri Parlamentari il diktat di votare sempre qualsiasi decisione,  anche quelle che non fanno parte né del programma elettorale, né dell’ultimo programma congressuale, né della storia del Partito – denuncia il referente dei ‘civatiani’ lecchesi –  senza alcun passaggio intermedio di confronto e valutazione. Il fatto che ora il Presidente del Consiglio sia anche il Segretario del PD, o viceversa, non è un’esimente, ma un’aggravante rispetto all’errore di non aver in alcun modo coinvolto la base del partito, i circoli, gli iscritti, le federazioni provinciali, prima di andare ad approvare una legge che si rivela sin d’ora profondamente inadeguata”.