L’on. Brambilla: “Altro che buona scuola, anche Lecco senza docenti”

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L'onorevole Michela Vittoria Brambilla
L'onorevole Michela Vittoria Brambilla
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla

LECCO – “Altro che buona scuola, all’appello mancano i docenti! Le scelte del governo hanno contribuito a rendere l’inizio di quest’anno scolastico, nella provincia di Lecco e in tutt’Italia, uno dei più difficili degli ultimi decenni, come attestato dalle cronache sui media”.

Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, dà voce al forte disagio delle famiglie lecchesi, abbandonate a se stesse dopo dieci giorni dall’inizio ufficiale delle lezioni.

“Ancora una volta sono i soggetti più deboli a pagare il conto più salato: non si sa quanto a lungo gli alunni con bisogni speciali dovranno attendere l’insegnante di sostegno. Non un optional – prosegue la deputata – ma un diritto che la pubblica amministrazione, nonostante i reiterati proclami, non riesce proprio a garantire”.

“Il ministero – sottolinea la deputata di FI – non sembra minimamente preoccupato dei gravi danni che la mancanza dell’insegnante di sostegno può arrecare soprattutto nella fase iniziale dell’anno scolastico, non solo agli alunni disabili ma alle classi nelle quali sono inseriti. Nella “buona scuola” di Renzi, non gli alunni, ma gli insegnanti non rispondono all’appello. Del resto l’indecente spettacolo al quale ogni anno assistiamo quando le scuole aprono i cancelli (ma non per tutti gli allievi) s’inserisce in un quadro ormai consolidato di negazione dei diritti dei minori con disabilità: diritti fondamentali come il diritto allo studio, perché le lungaggini burocratiche possono far perdere settimane e settimane, ma anche il diritto alla salute (intesa nel senso più ampio del termine). E’ dell’altro giorno la denuncia del presidente e di un consigliere dell’Ordine nazionale degli psicologi, auditi in commissione infanzia, sui tagli al Servizio sanitario nazionale che impediscono di fornire a bambini e ragazzi con esigenze speciali un adeguato supporto psicologico, proprio nei passaggi più delicati dell’età evolutiva, mentre tutto ciò che riguarda la riabilitazione cognitiva dei minori è di fatto appannaggio del privato convenzionato”.

“Bisogna dire no – conclude l’ex ministro – al tentativo di trasformare la negazione dei diritti in un fatto compiuto. Se l’insegnante di sostegno non arriva, le famiglie facciano valere le proprie ragioni davanti alla magistratura. Io sarò al loro fianco”