Casatenovo, l’appello di Galbiati per l’ospedale di Merate: “Forza Mandic”

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Filippo Galbiati
Il sindaco Filippo Galbiati

Da Casatenovo una nota della maggioranza che si inserisce a pieno titolo nel dibattito sul futuro dell’ospedale di Merate

“Dobbiamo invertire la rotta dando valore a quello che ci appartiene, è vicino a noi, definisce la nostra identità, è essenza di una comunità altrimenti vuota”

CASATENOVO – “Forza Mandic”. Si conclude con un accorato appello il comunicato firmato dal sindaco Filippo Galbiati e dal capogruppo di Persone e idee per Casatenovo Fabio Crippa che si inserisce a pieno titolo nel dibattito sul futuro dell’ospedale di Merate. Un tema sempre vivo, reso oggi ancora più vivo dalla lettera, a cui si è aggiunta una petizione che ha già preso il volo di firme, promossa da medici, infermieri e personale in servizio al presidio di via Cerri in cui si chiede alla Regione di non depauperare il Mandic, facendolo tornare a essere, con risorse e investimenti adeguanti, un punto di eccellenza per il territorio. Ed è in quest’ottica di valorizzazione di “quello che ci appartiene, è vicino a noi, definisce la nostra identità, è essenza di comunità viva altrimenti vuota” che si inserisce la riflessione della maggioranza casatese che produciamo integramente qui sotto.

L’Ospedale Mandic di Merate

La speranza è che questa pandemia, un dramma terribile, ci consenta di superare le illusioni di questi ultimi 30 anni.
L’illusione principale è stata in economia come in politica: grande è bello, è efficiente, costa meno. E allora grandi ospedali, grandi aziende, grandi Comuni (e fondere e cancellare quelli piccoli), via le Provincie.
È un’illusione che nasce da un approccio economicistico che ora si dimostra sbagliato, che la politica supinamente ha subito e talora cavalcato.
Per poi scoprire che tutto costa di più, che la ricchezza si concentra per pochi e che laddove la gente lavora, studia, vive e sta male mancano i servizi che il Welfare del dopoguerra aveva garantito.
Guardiamo a cosa è successo in questo ultimo anno in ambito sanitario.
Le cronache della pandemia ci hanno fatto riscoprire ospedali, di cui quasi non avevamo memoria, quali Codogno, Alzano, Seriate, Crema…. e da noi Merate (le cui foto, con le ambulanze in fila, cariche di brianzoli e bergamaschi, sono finite su un network americano).
Abbiamo capito quanto sono importanti e strategici questi Ospedali, e le fatiche che hanno sostenuto per il depauperamento subito nella logica che ha dominato il trentennio.
Si tende a concentrare le eccellenze in Ospedali grandi, di II livello cosiddetti, prevalentemente nella Città metropolitana e nei Capoluoghi di Provincia.
Per poi scoprire che questi stessi faticano a sostenere il fabbisogno diffuso di salute pubblica, se non supportati da un sistema di eccellenze diffuse, di Ospedali spoke o di I livello, che possano esprimere tutta la loro potenzialità, come era un tempo, vicini ai cittadini.
Il valore della prossimità ai cittadini, della cura che la vicinanza delle istituzione garantisce forse non è misurabile in economia, forse non ci sono parametri per definirne l’efficienza, la qualità e l’economicità. Non a caso gli organi più colpiti con sottrazione di potere e risorse, in questi decenni, sono stati i Comuni.
Ma la pandemia con una forza dirompente ci dimostra che da lì, dall’Italia dei Comuni (degli 8000 Comuni), delle Città (delle 100 Città), degli ospedali vicini a noi, delle scuole nei territori bisogna ripartire.
La storia migliore dell’Italia è lì, nelle sue autonomie, nella varietà dei suoi territori, nei mille paesaggi che non meritano un’omologazione che la globalizzazione dei pochi ci vuole imporre.
Ora si vorrebbe ripartire di nuovo dai soldi, dal Recovery fund. Sono importanti per carità. Fondamentali. Ma l’approccio è di nuovo illusorio.
Saremo di parte, impegnati per passione nell’amministrazione locale, ma per noi nessun Governo negli ultimi decenni, neanche quello in carica per ora, ha affrontato seriamente la vera priorità del paese: un serio percorso di riforma delle autonomie locali, tornando a dare loro valore, il valore che deve stare vicino, a fianco dei cittadini, per ristabilire quell’alleanza tra istituzioni e popolo che si sta sfarinando e rappresenta il vero problema del Paese.
Non ci salverà il Recovery fund, se non si mette mano ad una riforma innovativa dei livelli istituzionali e dei loro rapporti, dentro cui sta una capacità di cambiamento vero.
Se qualcuno lo facesse, siamo certi scoprirebbe che il vero federalismo è quello diffuso ed è solidale e non conflittuale.
Bisogna riportare valore (e potere e risorse) nelle comunità territoriali. Vale per i servizi municipali, per la sanità, l’educazione e vale anche per le attività produttive.

Il percorso del Mandic ed il dovere di sostenerlo stanno per noi dentro questa storia, che ci sta interrogando sulla capacità che avremo di cambiare rotta ed innovare, dando valore a quello che ci appartiene, è vicino a noi, definisce la nostra identità, è essenza di comunità viva altrimenti vuota.

Forza Mandic!

Filippo Galbiati, sindaco

Fabio Crippa, capogruppo

Lista Persone e Idee Casatenovo