Merate, sala civica gremita per la serata sul Referendum dell’8 e 9 giugno

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La serata è stata promossa dal Comitato Referendum del Meratese

Relatori don Massimo Mapelli e Dario Crippa, incalzati dalle domande del giornalista Massimo Rebotti

MERATE – “Basterebbe passare della teorie ai volti. Ed è un suggerimento che vale per tutti i quesiti”. E’ di don Massimo Mapelli la sintesi della serata promossa ieri sera, giovedì, per illustrare le ragioni e le finalità dei cinque referendum abrogativi su cui gli italiani sono chiamati a esprimersi  l’8 e il 9 giugno.

Promosso dal Comitato Referendum del Meratese, gruppo di cittadini che unisce associazioni, sindacati e comitati spontanei, l’incontro ha calamitato l’interesse del pubblico meratese riempiendo la sala civica di viale Lombardia.

Don Massimo Mapelli, Massimo Rebotti e Dario Crippa

Al tavolo dei relatori, incalzati dalle domande e dalle provocazioni di Massimo Rebotti, giornalista del Corriere della Sera nonché ex direttore di Radio Popolare, don Massimo Mapelli, presidente dell’associazione Una casa anche per te e Dario Crippa della Cgil, a cui è toccato il compito di entrare nel dettaglio dei quesiti referendari, di cui uno riguarda il tema della cittadinanza e quattro quello del lavoro.

Forte della sua esperienza maturata in anni di accoglienza dei più fragili, don Massimo è andato dritto al sodo delle remore che portano ad aver paura di concedere la cittadinanza agli stranieri in tempi dimezzati rispetto alla normativa attuale. “Eppure le paure si vincono costruendo sicurezza. Bisognerebbe avere semplicemente maggior buon senso, ma gli slogan utilizzati al mercato del consenso sono più semplici”.

Dopo un breve reading teatrale “Il sistema”,affidato a Federica Cottini e Caterina Erba, è toccato a Dario Crippa entrare nei dettagli dei quattro quesiti referendari che riguardano il mondo del lavoro, promossi proprio dalla Cgil.

Si tratta dei licenziamenti illegittimi e contratto a tutele crescenti con la proposta di abrogazione di uno dei decreti del Jobs act che riguarda il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti introdotto nel 2015; l’ndennità in caso di licenziamento nelle piccole imprese per eliminare il tetto massimo all’indennità dovuta ai lavoratori per i licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di quindici dipendenti; contratti a termine (scheda grigia), estendendo l’obbligo di una “causale” per i contratti a tempo determinato anche più brevi di dodici mesi e della responsabilità solidale negli appalti con l’abrogazione della norma che esclude la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore nei casi di infortuni sul lavoro.

“A chi ci accusa di voler promuovere un ritorno al passato o di vedere il mercato del lavoro con un paio di occhiali antiquati, rispondiamo che se in passato si era più tutelati, allora si stava meglio quando si stava peggio. Ho 32 anni e anch io ho vissuto tra precariato e contratti a chiamata. Dobbiamo sempre pensare che dietro queste leggi ci sono delle persone vere”.

Stuzzicato dalla domanda del moderatore che ha ricordato come la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa abbia invitato a non recarsi alle urne, Crippa ha etichettato l’uscita come una “sgrammaticatura” istituzionale, esprimendo l’auspicio che questa uscita possa in realtà creare una sorta di mobilitazione al contrario.

Quanto al tema principe, ovvero il raggiungimento del quorum, il delegato della Cgil ha riconosciuto la difficoltà a superare la soglia del 50%, visto che i quesiti non coinvolgono tutta la popolazione e non stanno ricevendo anche molta attenzione mediatica. “E’ una gara a chi fa finta di niente” la conclusione di Crippa con Rebotti pronto anche a dimostrare quanto i quesiti, considerati da molti ostici, siano in realtà spiegabili, in poco tempo, con parole semplici e chiare.