Regionali. Liste di attesa e diritto alle cure: Majorino a Merate detta le priorità sulla sanità

Tempo di lettura: 5 minuti

Tappa a Merate per la campagna elettorale del candidato presidente per il centrosinistra

Carenza di medici di base, pediatri e infermiere, liste d’attesa lunghissime e una privatizzazione strisciante: “Il sistema sanitario regionale va ricostruito”

MERATE – Intervenire da subito sulle liste d’attesa e riportare al centro la sanità pubblica contrastando quella che è stata definita una “privatizzazione strisciante”. Sono le linee guida tracciate da Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra alle imminenti elezioni regionali del 12 e 13 febbraio che questo pomeriggio ha fatto tappa a Merate (QUI TUTTI I CANDIDATI DEL LECCHESE).

Ad accoglierlo una sala civica gremita di simpatizzanti sia del centrosinistra che del Movimento 5 Stelle, uniti nella stessa coalizione per provare a rovesciare la guida del Pirellone. Presenti, tra gli altri, il consigliere regionale dem uscente Raffaele Straniero, il segretario provinciale Manuel Tropenscovino e quello del circolo meratese Mattia Salvioni, il capogruppo di minoranza a Merate Aldo Castelli e alcuni amministratori del territorio.

L’incontro, moderato da Ausilia Fumagalli, referente del Pd Provinciale per sanità e welfare, si è aperto con la testimonianza diretta e concreta di chi lavora o è a contatto con il sistema sanitario regionale: una pediatra, da poco in pensione, Anna Villella; un giovane medico di medicina generale, Lorenzo Colzani, unico rimasto nell’ambito di Bulciago, Costa Masnaga e Nibionno; il presidente dell’ordine degli infermieri Fabio Fedeli; la portavoce del Comitato per la difesa del Mandic Giuditta Pacchiarini e il sindaco di Malgrate, già presidente del consiglio di rappresentanza dei sindaci in Ats Brianza Flavio Polano.

Ognuno di loro ha messo in luce un aspetto diverso, riscontrando le tante, troppe, difficoltà del sistema sanitario regionale che si traducono poi con liste di attesa lunghissime, medici di base introvabili e un continuo ricorso al privato e all’esternalizzazione dei servizi come unica “ricetta”.

Villella ha infatti parlato della grossa carenza di pediatri dovuta a una scellerata programmazione mentre il collega Lorenzo Colzani, 33 anni, specializzando in medicina generale ha usato l’autoironia per commentare la situazione di disperata carenza di medici di base: “Da domani diventerò un highlander visto che sarò l’unico medico di base nell’ambito di Bulciago, Nibionno e Costa Masnaga, dove fino al 2020 se ne contavano 7. Uno scenario destinato a esplodere ancora di più”. Non va meglio tra gli infermieri, come ricostruito da Fabio Fedeli: se già il numero medio di infermieri per abitanti è basso, la prospettiva è ancora peggio perché il numero di nuovi infermieri è pari a 17 in Italia (10 in Lombardia e 7 a Lecco) contro i 47 in Europa.

Da sinistra Giuditta Pacchiarini, Lorenzo Colzani e Anna Villella

Giuditta Pacchiarini ha invece acceso i riflettori sull’ospedale Mandic, trasformato in un “sepolcro vuoto” a causa di una dirigenza incapace e arrogante con cui è impossibile costruire un dialogo. “Mettono le pezze anche dove non si può e spesso sono sbagliate: il tutto a discapito di un ospedale che era un’eccellenza.
Infine Flavio Polano, da amministratore pubblico, ha parlato di un territorio depauperato da una Regione governata in maniera dirigistica.

“Quello che ho ascoltato è un racconto oggettivo che evidenzia come il sistema socio sanitario lombardo vada ricostruito. Solo vent’anni fa non avremmo mai pensato di trovarci così, con un sistema crollato sulle proprie ginocchia, nonostante la qualità delle sue strutture, dei medici, degli infermieri e di tutto il personale che vi lavora” ha detto Majorino, ringraziando le persone che hanno preso parola prima di lui per la qualità delle testimonianze.

Dietro di lui, i quattro candidati del Pd alla carica di consigliere regionale per la provincia di Lecco Gian Mario Fragomeli, Simona Piazza, Pietro Radaelli e Flavia Fiandaca. “In questi anni è mancata la politica che persegue l’interesse pubblico in una continua privatizzazione strisciante. E non accetto che quando propongo questa valutazione, venga accusato di essere contro la sanità privata. Sono contro la politica che ha permesso la desertificazione del presidio sociale territoriale e creato queste liste d’attesa per cui si può curare solo chi paga. E’ una vergogna”.

Ricevendo più volte l’applauso convinto della sala, l’ex assessore ai Servizi sociali a Milano ha evidenziato di aver “la massima ambizione e massima spinta innanzitutto su questo tema”, chiarendo di non avere la bacchetta magica: “Dobbiamo portare avanti un grande lavoro di ricostruzione: non basta una manovrina amministrativa. Penso che bisognerà però iniziare da un provvedimento d’urgenza sulle liste d’attesa per rendere la situazione meno drammatica per le persone e puntare alla riforma del sistema socio sanitario e della formazione. Soprattutto ascolteremo chi lavora sul fronte della cura”.

Con fermezza e convinzione ha poi ribadito di “non buttare via l’occasione delle case di comunità. Non era scontato ottenere quei fondi dall’Unione Europea e bisogna fare in modo che non siano solo un cambio di etichetta su un edificio vecchio. Bisogna spostare qui le risorse, come i 10 milioni di euro usati dalla Giunta Fontana per aperitivi e comunicazione”. Un impegno ad ampio raggio per ricostruire il diritto alla cura e rimettere in campo tutto quello che è venuto a mancare.

Per concludere l’appello al voto: “Possiamo farcela. Sono convinto e non nascondo che sarebbe umiliante svegliarsi con una nuova vittoria di Fontana. Con tutto il rispetto per l’esponente del centro destra Letizia Moratti, ritengo che ormai la partita sia a due e vince chi ha un voto in più. Quindi dobbiamo provare a vincere insieme con la serietà e la coerenza di assumerci, passo dopo passo, le responsabilità dei cambiamenti”.