Retesalute, Casatenovo porta per primo in Consiglio il ripiano dei debiti

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In Consiglio approvato il ripiano delle perdite da 440mila euro nei confronti di Retesalute

Casatenovo ha rivendicato il percorso “coerente” di questi anni, auspicando un cambio di passo e di CdA per il futuro

CASATENOVO – “Una serata importante, con un consiglio comunale interamente dedicato al tema di Retesalute. Oggi concludiamo un percorso lungo e travagliato e lo facciamo con convinzione”. Sono le parole con cui il sindaco Filippo Galbiati ha esordito ieri sera, lunedì, durante il consiglio comunale convocato con all’ordine del giorno la variazione di bilancio propedeutica al ripiano del disavanzo, pari a 440mila euro, vantato dall’azienda speciale nei confronti del Comune di Casatenovo. Presenti per l’occasione in sala consiliare, con il Consiglio convocato in presenza ma senza pubblico (e quindi trasmesso su YouTube), il revisore dei conti Stefano Zucchelli.

A prendere la parola per primo, dopo l’introduzione del primo cittadino, Fabio Crippa, capogruppo di maggioranza, nonché delegato di Galbiati in seno all’assemblea dei soci di Retesalute. “Rivendico la coerenza di Casatenovo in questo percorso che ci porta oggi, dopo più di un anno e mezzo dalla loro identificazione, a sanare i nostri debiti. Abbiamo sempre creduto in questa azienda speciale a controllo pubblico che ha sempre garantito servizi efficienti ed efficaci ai nostri cittadini” ha detto con vigore, andando indietro con la memoria al 2016 e al 2017 quando vennero alla luce le prime difficoltà economiche dell’azienda con sede a Novate. “Non è un caso se insieme a Merate avevamo sostenuto nel 2018 la necessità di un piano di rilancio per aumentare il capitale, adeguare le tariffe e adeguare anche gli uffici di direzione e amministrazione. Punti inseriti nel piano di rilancio varato ora dal collegio dei liquidatori. Come sappiamo, il piano di rilancio non venne approvato per un solo millesimo”.

La storia più recente parla della scoperta del buco di bilancio da quasi 4 milioni di euro, dell’esodo massiccio di personale, anche con posizioni apicali e di un’azienda posta in liquidazione: “A mio giudizio l’assemblea dei soci è stata convocata troppe poche volte in questi ultimi anni e non può bastare il motivo del Covid” le parole con cui Crippa si è probabilmente tolto qualche sassolino dalle scarpe parlando di decisione prese dal Cda senza che “l’assemblea ne fosse pienamente consapevole”.

Quanto al percorso della messa in liquidazione con il prospetto del ritorno in bonis, il capogruppo ha ribadito di averla condivisa per preservare l’unità territoriale dell’azienda: “Oggi abbiamo un piano di rilancio, rivisto con diverse modifiche da noi richieste, che si presenta come un prodotto spendibile. Chiudiamo quindi un percorso accidentato con la necessità di pagare la nostra quota di debito perché è stato riscontrato come il disavanzo abbia ragioni che stanno tutte nella quasi ordinarietà, senza dolo né danni per i soci”. Quanto al futuro, Crippa ha auspicato un forte rinnovamento a partire dal Cda dell’azienda, che non potrà essere costituito dalle stesse persone che hanno “governato” finora, sottolineando la necessità di trovare persone adeguate al percorso di rilancio di Retesalute.

Al centro Marcello Paleari

Dai banchi della minoranza si è alzata la voce di Marcello Paleari (Più Casatenovo) che ha ribadito come per il suo gruppo sarebbe servito un atto di coraggio, mesi fa, per evitare la messa in liquidazione dell’azienda speciale, portata sull’orlo del baratro: “Avremmo dovuto pagare subito quello che è il nostro debito. La scelta della liquidazione ha portato delle conseguenze, tra cui l’aumento delle dimissioni”. Il consigliere di Più Casatenovo non le ha mandate a dire al collegio dei liquidatori, “reo” di aver prima ventilato l’ipotesi di “dolo e colpa” nei precedenti Cda e poi, con “un colpo di spugna” parlato di perdite derivanti da ordinaria gestione. “Adesso abbiamo davanti le macerie dell’azienda. Se vogliamo ancora sostenerla serve veramente un cambio di passo totale sia da parte degli organi che rappresentano azienda sia nostra con un’attenzione e pungolo continuo per attività aziendale se sarà possibile farla rinascere”. Quindi la conclusione, concretizzata poi in un voto contrario a entrambe le delibere messe ai voti: “Adesso è arrivato il momento di schiacciare il bottone sul ripianamento, ma arriviamo con grande ritardo”.

Nel dibattito si è inserito anche l’assessore ai Servizi sociali Gaetano Caldirola che ha condiviso l’urgenza di “un cambio di passo: per cogliere le tante sfide della realtà a cui si rivolge Retesalute serve un’azienda forte, competente e illuminata”.

Il segretario Giuseppe Mendicino

Non sono mancati anche gli interventi tecnici. Il segretario comunale Giuseppe Mendicino ha ribadito che fino alla modifica del luglio scorso al testo della Finanziaria la liquidazione era l’unica strada possibile a fronte di 4 bilanci in perdita su 5. Il revisore Zucchelli ha aggiunto: “Era un atto da portare avanti per fare chiarezza perché è come se per anni si sia narcotizzato il bilancio. Nessuno ha rubato niente, ma non sono mai state evidenziate le situazioni di grave difficoltà economica. 4 milioni di euro di debito non sono imputabili alla pandemia” ha ribadito parlando del poco controllo esercitato negli anni precedenti sulla realtà dell’azienda e invitando quindi a ripartire con il piede giusto, con un management diverso e l’adeguamento del costo dei servizi.

Christian Perego

Uno sguardo al futuro condiviso anche dal sindaco Filippo Galbiati che ha chiuso il giro di interventi (in cui va annoverato anche la dichiarazione di voto contrario al ripiano del debito – e non all’accantonamento della cifra – da parte di Christian Perego, consigliere del Movimento 5 Stelle che ha auspicato di attendere la conclusione delle indagini in corso da parte della Procura prima di procedere con il ripiano) rimarcando la grande sfida alle porte del prossimo piano di zona. “Casatenovo non può fare a meno della gestione associata dei servizi – ha poi aggiunto dando una risposta indiretta a chi aveva letto nell’assunzione di Simona Milani, ex direttore generale di Retesalute, l’ipotesi di un piano b del Comune con la gestione in house e in autonomia dei servizi sociali) . Siamo dentro una storia ventennale, strettamente legata al nostro ambito, in cui vogliamo rimanere e riconoscerci”. Quanto alle responsabilità, Galbiati non si è sottratto rimarcando come il primo imputato sia proprio la politica, a partire dai sindaci, passando dagli assessori e giù fino ai consiglieri: “E’ giusto che la Procura faccia tutti gli accertamenti del caso anche se non c’è stata distrazione dei fondi. Il futuro ora è onorare i debiti verso i soggetti terzi, i fornitori, gli ambiti di Lecco e Bellano per chiudere questa pratica e ripartire”.