Retesalute, Olgiate ribadisce: “La strada dei ripianamento non è un’ipotesi fantasiosa”

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Sindaco e segretaria comunale in conferenza stampa hanno ribadito la loro posizione su Retesalute

“La liquidazione non è l’unica strada percorribile e soprattutto non c’è alcuna norma che la imponga”

OLGIATE – “La liquidazione non è l’unica strada percorribile e soprattutto non c’è alcuna norma giuridica che la imponga. Poi ogni Comune è libero di scegliere quale percorso intraprendere. Da tecnico, di fronte alla richiesta del mio sindaco se fosse possibile salvare Retesalute, ho lavorato in questo senso arrivando alla conclusione che il percorso di ripianamento sarebbe possibile. Il mio è e resta un parere tecnico mentre la scelta politica spetta ai soci, ovvero ai sindaci dei Comuni”. E’ chiaro il messaggio lanciato dalla segretaria comunale Anna Lucia Gaeta che ieri, mercoledì, durante una conferenza stampa convocata dal sindaco Giovanni Battista Bernocco, ha voluto ribadire la linea tenuta in questi mesi dal Comune di Olgiate.

Primo Comune a portare in discussione in consiglio comunale la delibera relativa all’atto di indirizzo per lo scioglimento di Retesalute, Olgiate ha in tutte queste settimane provato a dare voce a un’altra visione circa il destino dell’azienda speciale sorta nel 2005. “Le mie considerazioni sono state bollate come fantasiose, ma così non è” ha precisato subito Gaeta dopo un breve discorso introduttivo del sindaco. “Tutte le delibere di messa in liquidazione approvate nei diversi consigli comunale fanno leva sul parere della Corte dei Conti rilasciato lo scorso luglio dopo una richiesta del comune di Viganò. Tutti sembrano però ignorare che la Corte dei Conti Campania ha emesso un parere, nel febbraio 2021, in cui il ripianamento delle perdite viene autorizzato in casi analoghi a quello in cui versa Retesalute”.

Si parla chiaramente di perdite gestionali, non imputabili quindi a distrazioni o altro. E potrebbe essere questo il vulnus della questione, con la prudenza dei comuni soci a non esporsi circa il ripianamento delle perdite fino al definitivo pronunciamento sulla natura di questi ammanchi. “Capisco la prudenza, ma penso che anche il Consiglio di amministrazione in vigore avrebbe potuto visionare facilmente, guardando i bilanci, se le perdite – si parla di 4 milioni di buco, di cui gran parte riconducibile all’ambito – sono dovute a un disequilibrio tra costi e ricavi o altro.  Si è invece scelto di dare mandato a un liquidatore, senza però considerare cosa implichi questo passaggio”. Così come già sostenuto mesi fa in Consiglio comunale, questo passaggio rappresenta, per Olgiate, un salto del buio: “Il liquidatore deve fare il liquidatore. Non si può pensare che faccia diversamente”.

Non solo. Il passo verso la liquidazione sarebbe, per il comune amministrato a Bernocco, in contrasto con l’operazione di aumento delle tariffe effettuato a luglio 2020. “C’è un disallineamento tra quanto fatto dall’assemblea dei soci l’estate scorsa, dando liquidità all’azienda speciale e quanto ora la stessa assemblea si appresta ad approvare nella seduta del 20 maggio, con la messa in liquidazione di Retesalute. Non so cosa possa aver inciso in questo cambio di strategia, probabilmente il parere 96/2020 della Corte dei Conti. Ricordiamoci tutti però che è la stessa Corte a dire e ribadire in tutti i pareri emessi su questa vicenda che non è suo compito interferire sulla gestione politico amministrativa dei Comuni, ma fornire interpretazioni alle norme di contabilità”.

La questione insomma è e resta politica. Ed è proprio la politica che sembra propendere quindi, per ragioni sostanzialmente prudenziali dettate dai timori di un danno erariale, per lo scioglimento di Retesalute al fine di accertare i motivi delle perdite e ripartire poi con una sorta di “new company” virtuosa. La preoccupazione, evidenziata già in molti dibattiti nei consigli comunali che hanno affrontato il tema, è che nel frattempo però l’azienda si impoverisca di personale (stante le molte dimissioni denunciate anche dai sindacati) perdendo forze e risorse. Non solo, ma il timore di alcuni è che anche il percorso evidenziato dall’assemblea dei soci, con la messa in liquidazione e un eventuale revoca in caso di ritorno in bonis, risulti praticamente irrealizzabile e si traduca di fatto nella morte di Retesalute e nella fine di un percorso che aveva visto riuniti, sotto il cappello dei servizi sociali e assistenziali, ben 27 Comuni del Meratese, Casatese e Oggionese.