Santa Maria Hoè, lo sfogo di Brambilla: “Poveri sindaci, etichettati come sceriffi”

Tempo di lettura: 3 minuti

Il primo cittadino di Santa Maria Hoè basito dagli striscioni apparsi a Olgiate, Pescate e Valmadrera

Brambilla ha ripercorso questi mesi di emergenza sottolineando quanto svolto dai sindaci per le proprie comunità

 

SANTA MARIA HOE’ – “Poveri Sindaci”. Inizia così il lungo sfogo di Efrem Brambilla, primo cittadino di Santa Maria Hoè, rimasto letteralmente basito dal fatto che qualcuno  abbia ribattezzati i sindaci sceriffi non condividendo le decisioni prese per fronteggiare l’emergenza covid 19.

Incredulo per gli striscioni apparsi un po’ in tutto il territorio, da Olgiate a firma di un anonimo ballerino a Pescate contro il sindaco Dante De Capitani e a Valmadrera, in disappunto alla chiusura di un bar, il sindaco di Santa Maria Hoè ha deciso di ripercorrere le tappe di questa emergenza, iniziata, quasi in sordina, nel fine settimana del 22 e 23 febbraio. “Ricordo bene quando siamo stati attaccati da diverse persone perché abbiamo sospeso il carnevale. Ricordo anche di come molti di noi ad inizio emergenza siano stati definiti allarmisti”.

Ricordi nitidi a cui si affianca la consapevolezza di aver dovuto fare da Ciceroni per spiegare e far comprendere decreti e circolari. “Ancora ricordo di come noi Sindaci ci siamo spesi per spiegare a tutti quanti decreti che nemmeno noi avevamo scritto. Su Facebook, su whatsapp… Restare fermi, anche con persone che a volte cercavano di fare pressioni, di forzare per ottenere una risposta di comodo. Ma noi no, abbiamo sempre detto quello che le disposizioni generali consentivano, prendendoci diverse volte le aggressioni verbali di coloro che non volevano rispettare le regole”.

Considerazioni che partono da una certezza: “In questa epidemia Coronavirus abbiamo riempito tutti i vuoti, ciò che era assente e ci siamo caricati sulle spalle questa emergenza. Ciò che mancava a livello istituzionale lo abbiamo messo in campo noi direttamente, per l’amore che proviamo per il nostro paese. Abbiamo attivato un nuovo sistema, nuovi servizi alternativi per i nostri cittadini, che amiamo. Cercando di istituire alternative valide. Perché pensiamo sempre ai disagi che possono vivere i nostri cittadini. Spesa a domicilio per tutti, consegna farmaci, numeri utili, servizi mai visti, piattaforme online..”.

Sempre vicini a chi era più in difficoltà. “Ci siamo messi subito a servizio dei malati di Coronavirus, delle loro famiglie, di coloro che erano in quarantena. Abbiamo sostenuto i nostri concittadini che a causa di questa emergenza si sono trovati in gravi difficoltà economiche in forme diverse ed abbiamo ascoltato ed aiutato tutti. Nell’emergenza non abbiamo mai dimenticato nessuno. Abbiamo cercato di stare vicini a tutti quanti. Di certo non è stato facile e siamo stati talvolta ugualmente criticati e messi a confronto con altre realtà diverse. Abbiamo ricevuto centinaia di legittime segnalazioni ogni giorno e siamo intervenuti con senso di equità e giustizia”.

Un lavoro corale, svolto insieme alle altre istituzioni: “Ci siamo coordinati con le autorità sanitarie, forze dell’ordine, con la Prefettura ed abbiamo fatto squadra. Siamo intervenuti direttamente più volte sul campo in situazioni difficili ed in tutte le emergenze. Sopperendo a tutte le mancanze, a tutte le lacune. Abbiamo tenuto il nostro territorio in ordine. Evitato assembramenti e nuovi focolai. Ci siamo presi la responsabilità di questa emergenza epidemiologica ed abbiamo coordinato qualsiasi cosa. Con aperture graduali e controllate, con senso di responsabilità. Per evitare al massimo nuovi contagi e permettere una via d’uscita sicura dall’emergenza. Nulla è stato lasciato al caso”.

L’avvio della fase 2 non ha riservato, almeno per Brambilla, lo scenario prefigurato. “Oggi invece, dopo tutto quello che è successo, non sentiamo applausi (che di certo non vogliamo) e veniamo etichettati come Sceriffi”.