Misure contro i ‘neofascismi’, voto non unanime in Consiglio

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Il voto in aula e l’approvazione del Consiglio Comunale

 

LECCO – In futuro sarà necessario dichiararsi formalmente antifascista per poter chiedere spazi pubblici e sale comunali a Lecco, appena le commissioni di Palazzo Bovara elaboreranno i nuovi regolamenti: un provvedimento forte, già approvato anche da altre città italiane come Pavia, Pisa, Siena, Torino e che ora anche il capoluogo manzoniano si appresta ad adottare.

Fondamentale l’approvazione dell’ordine del giorno approdato lunedì sera al voto del Consiglio Comunale e sostenuto dalla maggioranza insieme ai consiglieri Massimo Riva dei Cinque Stelle e Alberto Anghileri della Sinistra, che nella scorsa riunione aveva presentato una propria mozione, ritirandola per giungere ad un documento condiviso con i democratici. Primo firmatario Vittorio Gattari, capogruppo del PD.

Si tratta di “misure contro ogni espressione di neofascismo o neonazismo e contro ogni manifestazione di discriminazione e di intolleranza” si legge nel testo che ha passato il vaglio dell’aula: non solo il ‘certificato antifascista’, come è stato battezzato altrove, ma anche iniziative culturali nelle scuole e nei luoghi di aggregazione “affinché sia mantenuta la memoria storica” e “iniziative che consentano di portare all’attenzione della popolazione il problema di nuovi fascismi e in modo particolare dei soggetti più giovani e vulnerabili”.

Il consigliere del PD, Bruno Biagi

Un intervento politico necessario per Bruno Biagi, consigliere del PD, “perché in maniera subdola movimenti di chiara espressione fascista hanno occupato le sale pubbliche di Lecco”. Il riferimento è agli incontri e ai banchetti in piazza organizzati da associazioni come Casapound e Forza Nuova e alla concessione del municipio di luoghi pubblici. Forti erano state le critiche dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, che aveva chiesto all’amministrazione comunale di vietare tale possibilità ai movimenti di ispirazione fascista.

Sono seguiti i fatti di Como, l’irruzione dei naziskin alla riunione di Rete Senza Frontiere, che hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica il caso dei cosiddetti ‘nuovi fascismi’. Non è stato facile per l’amministrazione comunale di Lecco trovare un provvedimento che potesse garantire equilibrio “e conciliare il rispetto dei principi della Costituzione con il diritto di opinione – come spiega lo stesso Biagi – L’apologia del fascismo è un reato, propagandarlo è vietato e questo deve essere ben chiaro. I valori della Resistenza sono di tutti, l’antifascismo non è solo del PD o della Sinistra”.

Ma l’auspicio dei democratici di giungere ad un’approvazione ad unanimità si è scontrata con le perplessità di Lega Nord e Nuovo Centro Destra.

“Dove sta scritto che per avere degli spazi pubblici si deve giurare sulla Costituzione? La libertà di esprimersi non va tolta a nessuno se si rispettano le regole. Io rappresento un movimento in cui i propri esponenti hanno pagato anche con la galera per aver espresso le proprie idee” ha commentato dal Giovanni Colombo del Carroccio, mentre il suo capogruppo Cinzia Bettega ha bollato come il provvedimento come una “strumentalizzazione, la legge già sancisce questi principi”, “totalmente inapplicabile” per Stefano Parolari.

“Chi solitamente usa le nostre sale sono associazioni come Telethon, gruppi sportivi e parrocchie – ha ricordato Filippo Boscagli – pare quantomeno fuori luogo chiedere anche a questi enti di dichiarasi antifascisti. Il termine ‘nuovi fascismi’ lascia libertà di interpretazione, cosa significa? Lasciamo che siano Prefettura e Digos a chiarire e fermare chi non ha le carte in regola”.