Partiti e liste civiche, Ambrosoli: “Esportiamo un modello vincente”

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LECCO – Quale sarà in futuro il rapporto tra il mondo dei partiti politici e la società civile? Quale ruolo avranno le liste civiche e i partiti tradizionali di fronte a una generale disaffezione dei cittadini rispetto alla politica? E ancora, sarà possibile e in che modo recuperare quella fetta di società civile che si impegna nel sociale, stando però al di fuori degli steccati politici? Se ne è discusso ampiamente nella serata di martedì 11 giugno alla Festa Democratica presso il Circolo Libero Pensiero di Rancio. Ospiti del dibattito Umberto Ambrosoli, Virginio Brivio, Ercole Redaelli e Corrado Valsecchi.

“Nonostante la sconfitta elettorale alle regionali e l’alta percentuale di astensionismo registrata anche alle recenti amministrative – ha esordito Umberto Ambrosoli – la voglia di rinnovamento vista in campagna elettorale è ancora viva, a testimonianza che il percorso parallelo tra partiti e impegno civile nella gestione del bene comune è una formula corretta”. “Come gruppo consiliare del Patto Civico – ha proseguito Ambrosoli – continuiamo l’intesa con il Pd, un’intesa forte e basata su un programma condiviso in campagna elettorale: questa formula congiunta funziona come una vera alleanza, non solo a livello di acquisizione di voti, ma anche nel coordinamento dell’attività all’interno del nuovo consiglio regionale”. “La differenza tra liste civiche e partiti tradizionali – ha poi specificato il capogruppo del Patto Civico al Pirellone – è far capire i valori aggiunti di uno o dell’altro, non rimarcare in negativo i pregi o i difetti altrui”. “Il nostro punto forte durante la campagna elettorale per le regionali – ha ricordato Ambrosoli – è esserci posti come ponte tra la militanza politica tradizionale e la società civile, creando un effetto moltiplicatore di voti ma soprattutto costruendo un soggetto politico in grado di recuperare una buona percentuale di quegli elettori delusi e disaffezionati alla politica tradizionale”. Quanto al futuro politico di un’esperienza come quella delle civiche, Ambrosoli ha confermato che “crediamo fermamente nell’importanza del movimento civico: oggi la società civile vuole partecipare a una dimensione più grande delle singole realtà locali, vogliamo portare a livello regionale il contributo dato negli anni sul territorio insieme ai partiti”. “Quello delle liste civiche – ha concluso Ambrosoli – è un modello vincente che crediamo si possa esportare dal locale al regionale”.

“Anche a Lecco – ha confermato il sindaco, Virginio Brivio – governiamo con un’esperienza che unisce la conformazione classica dei partiti e un elemento di novità rappresentato da Appello per Lecco, che a differenza di tante altre liste civiche ha sempre voluto portare un contributo positivo”. Nel dualismo tra politica e società civile, secondo il primo cittadino lecchese “i partiti non vivono sulla luna e le liste civiche non sono le uniche interpreti del sentire civico, tuttavia entrambe le realtà hanno a che fare con lo stesso problema visto da angolature differenti: a entrambe la gente, oggi più che mai, chiede di decidere e di fare sintesi tra le differenti visioni delle cose”. “Oggi è facile esasperare certe posizioni massimaliste – ha affermato Brivio – ma questa massimalizzazione delle posizioni si scontra con il bisogno di sintesi chiesto dalla gente comune”. “La soluzione del rapporto tra partiti e società civile – secondo il sindaco di Lecco – si concretizza con l’intuizione di Ambrosoli, ovvero con l’idea di portare il civismo locale su scala regionale: anche chi ha vinto in Regione, infatti, si è appoggiato a una lista civica, dimostrando che quella di Ambrosoli era un’intuizione giusta”.

Della difficoltà nel rapportarsi con la base degli elettori riscontrata dai partiti tradizionali ha parlato Ercole Redaelli, segretario provinciale del Partito Democratico: “il partito è ancora uno strumento valido di lavoro per il bene comune, ma in questi ultimi tempi sorge una domanda: perché continuare a mettere la faccia all’esterno quando i partiti godono di una fama così deteriorata e sono visti dalla società civile come dei mostri?”. “L’esperienza con il Patto Civico – ha proseguito Redaelli – è stata sofferta e importantissima allo stesso tempo: ogni partito, e nello specifico il Pd, deve essere sintesi di ciò che accade nella società, è uno strumento istituzionalmente riconosciuto dalla costituzione, ma deve sapersi aprire alla contaminazione e alle istanze civiche, soprattutto per quanto riguarda i suoi vertici”. Secondo Redaelli, “Il vero strappo, oltre che tra partiti e società civile, per il Pd si è verificato tra i vertici del partito e la sua base di elettori, che ad esempio con la mancata elezione di Prodi a presidente della repubblica, non ha capito le scelte della nomenclatura del partito”.

Dire che i partiti hanno perso credibilità – ha sottolineato Corrado Valsecchi, portavoce di ApL – significa affermare che gli uomini e la classe dirigente che li forma non è più credibile nel progettare un modello di società futura”. “I partiti sono solo dei contenitori – ha proseguito Valsecchi – il problema sono le persone che li abitano: oggi i partiti hanno rinunciato a svolgere quel ruolo formativo per la crescita culturale, sociale e ideale dei giovani, per questo motivo l’opinione pubblica non crede più a chi rappresenta quei partiti che dovrebbero tendere al bene comune”. “Il problema dei partiti – ha spiegato il rappresentante di Appello per Lecco – si riassume tutto nella parola credibilità: con dei partiti credibili, costituiti di persone credibili e con progetti credibili, non ci sarebbe bisogno di Ambrosoli, delle liste civiche o di Valsecchi. Saremmo ben lieti di stare nell’alveo associazionistico dal quale proveniamo, portando il nostro contributo sotto forme diverse; purtroppo, invece, di fronte a partiti non più credibili, servono in campo altri soggetti che rappresentino al meglio la società civile”. Secondo il punto di vista di Valsecchi, “oggi le liste civiche non sono più liste civetta, sono soggetti autentici e per questo meritano rispetto, ma per dare respiro e futuro a questa nuova esperienza bisogna andare oltre: serve costruire una rete del civismo lombardo, per aggregare tutto questo mondo civico attorno a una platea molto più vasta dei singoli problemi locali”.