Referendum, Lombardia Popolare si confronta: in cento all’incontro

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LECCO  – “Una serata di approfondimento sui contenuti, per permettere alle persone di raccogliere gli elementi necessari per farsi un’opinione libera e andare con questa al voto il 4 dicembre prossimo”.

Questo, nelle parole di Mauro Piazza, coordinatore provinciale di Lombardia Popolare, l’obiettivo dei “Dialoghi costituzionali: le ragioni del NO e quelle del SI’. Confronto sul futuro dell’Italia” che hanno richiamato ieri sera a Palazzo Falck oltre cento persone. Relatori Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale della Lombardia e sostenitore del NO, e Lorenza Violini, Professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano e fautrice del SI’. Presenti anche i comitati “Invece NO” con Carlo Piazza e “Basta un Sì” con Vittorio Addis e il presidente della Provincia Flavio Polano.

A introdurre i lavori l’avvocato Giovanni Priore, moderatore della serata, che ha evidenziato come “ci troviamo di fronte a un evento epocale. Si tratta di cambiare un terzo della Costituzione, ben quarantasette articoli”.

 

Al tavolo Raffaele Cattaneo, l'avvocato Giovanni Priore e
Al tavolo Raffaele Cattaneo, l’avvocato Giovanni Priore e Lorenza Violini

“Non è che non ci siano contenuti giusti e condivisibili, ma il modo con cui sono stati declinati li ha fatti “impazzire” – ha spiegato Cattaneo – Questa riforma va nella direzione opposta al principio di sussidiarietà, che consente espressione alla libertà dei singoli e delle formazioni sociali”. Da parte del presidente del Consiglio regionale della Lombardia il referendum va bocciato anche a causa della clausola di supremazia e della cancellazione delle province. Quanto ai risparmi ventilati saranno di soli 57 milioni di euro (e non di 500 come dicono Renzi e Boschi): un altro motivo per dire no.

Da parte sua la professoressa Violini ha evidenziato come si tratta “di toccare non tutte le funzioni dello Stato ma essenzialmente la funzione legislativa che, attualmente, viene svolta da Camera e Senato in modo paritario. La modifica del Senato va a colmare un vuoto nell’ambito nelle istituzioni nazionali, la mancanza di un organo costituzionale che sia voce dell’insieme delle regioni”. Secondo la Violini un rapporto più stretto tra Governo e Camera, che possa accelerare l’attuazione dell’indirizzo politico che nasce già come unitario, e l’eliminazione delle competenze concorrenti sono altre ragioni per votare sì.