Referendum per l’autonomia: perchè votare sì, perchè votare no

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LECCO – Il 22 ottobre i cittadini lombardi saranno chiamati a votare per il referendum sull’autonomia della Regione. Diversi sono stati nelle ultime settimane gli incontri e gli approfondimenti volti ad illustrare da un lato le ragioni del Sì e dall’altro quelle del No.

Anche a Lecco il tema ha fatto discutere e creato divergenze di opinioni. Abbiamo chiesto a tre sostenitori del No e a tre del Sì di riassumere le loro decisioni, motivando il voto del 22 ottobre.

Per quanto riguarda il fronte del no il dato emerso dalla breve indagine è l’astensionismo: è il caso di Fausto Crimella, Segretario Provinciale del Partito Democratico, che dopo mesi di riflessione è giunto alla decisione di non recarsi alle urne per motivi più di metodo che di merito. Dello stesso parere Raffaele Straniero, consigliere regionale PD. Determinato a votare no sembrerebbe invece Tino Magni della Sinistra Italiana che ha parlato di “referendum sbagliato”: “Sull’autonomia di base non ho grandi pregiudizi – ha detto – ma non condivido l’idea che chi sta meglio deve pensare a sé stesso e non aiutare chi sta peggio”.

Unito per il Sì invece il centrodestra. Ne sono convinti Daniele Nava, Sottosegretario regionale, e Flavio Nogara, della Lega Nord, ma anche, pur politicamente distante, il primo cittadino di Lecco e neoeletto presidente Anci Virginio Brivio che ha invitato i cittadini a guardare al merito del referenum, commentando come i tempi siano maturi per trattare una maggiore autonomia.

Ecco nel dettaglio le risposte che i tre sostenitori del no e i tre del sì hanno dato.

Tra i contrari al Referendum sull’Autonomia Fausto Crimella, Segretario Provinciale del Partito Democratico: “Ora come ora – ha dichiarato – non so ancora cosa farò il 22 ottobre ma moto probabilmente la mia sarà un’astensione, per il semplice fatto che non sono contrario a priori all’autonomia, penso con convinzione che le regioni debbano averne di più. Sono altrettanto convinto però che questo referendum sia inutile e serva solo per dare visibilità ad una Giunta che da 20 anni guida la Regione, prima con Formigoni ora con Maroni, e non è riuscita in tutto questo tempo ad avanzare la richiesta di autonomia prevista dallo Statuto regionale. Con tutti i problemi reali della gente, partendo dai trasporti ai tempi di attesa per effettuare una visita specialistica, forse sarebbe stato il caso di concentrarsi su altro e non su un referendum costoso e che di fatto non porterà a nulla”.

Voterà invece un No convinto Tino Magni, rappresentante lecchese della Sinistra Italiana: “Il referendum consultivo e senza quorum indetto per il 22 ottobre è inutile, ambiguo, costoso e sbagliato politicamente. Evidente è la natura propagandistica e plebiscitaria di questa consultazione che non sortirà alcun effetto concreto per i cittadini della Lombardia” ha commentato, entrando poi nel dettaglio. “Inutile perchè già oggi il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione consente alle Regioni ordinarie come la Lombardia di chiedere allo Stato competenze rafforzate con le ulteriori risorse nelle materia concorrenti. Ambiguo perchè lascia alla discrezionalità degli enti regionali e non ai cittadini la possibilità di scegliere le materie per cui si chiedono ulteriori forme di autonomia regionale. Sbagliato infine perchè fondato su un’idea di federalismo competitivo fra le Regioni Italiane”.

Astensione anche per Raffaele Straniero, consigliere regionale PD: “A malincuore ho deciso di non andare a votare – ha detto – pur condividendo il merito di questo referendum, e cioè l’autonomia della Regione Lombardia, non condivido il metodo. Per com’è posto il quesito difficilmente qualcuno voterà no – ha aggiunto – la maggior parte dell’ostruzionismo si attuerà con l’astensione. Personalmente ritengo che l’autonomia si poteva richiedere con un passaggio molto più breve, come previsto dalla Costituzione, invece senza nemmeno discuterne è stato deciso di fare il referendum. Una consultazione strumentale e per lo più politica, a solo 6 mesi dalle elezioni, lanciata col chiaro intento di accaparrarsi più voti” ha concluso.

Passando ai Sì, abbiamo chiesto a Daniele Nava, Sottosegretario alle Riforme istituzionali, agli enti locali, alle sedi territoriali e alla programmazione di Regione Lombardia. “Non è una questione del Nord Italia ma una questione Lombarda, con un pezzo di Emilia Romagna e di Veneto, che in valori assoluti rappresentano la regione più produttiva d’Italia e una delle più produttive d’Europa e da troppi decenni aspetta che le venga riconosciuta una propria specificità”.

“Le ragioni di una maggiore autonomia stanno nella forza di quest’area che rischia di non essere valorizzata, schiacciata dal contesto Paese; ci sono Regioni che storicamente hanno un’autonomia speciale ma non posseggono una forza come la nostra e non significa allontanare la Lombardia dal resto dell’Italia, anzi, una Lombardia più forte sarebbe un vantaggio e traino anche per le altre regioni. E’ diversa da altre aree del Paese, è un motore economico e allora perché non darle competenze per amministrare il proprio sviluppo? Perché un referendum? Perché i tentativi fatti finora non hanno avuto seguito,  le richieste avanzate dalla nostra Regione allo Stato centrale sono state puntualmente irrise. Qualsiasi Governo non potrà non tenere conto dei milioni di voti raccolti con la consultazione” ha detto.

E’ un Sì anche quello del sindaco di Lecco e presidente Anci Virginio Brivio: “Occorre guardare al merito di questo referendum anche se la premessa d’obbligo da fare è che non era necessario: la Costituzione prevede che la Regione possa richiedere maggiore autonomia. La consultazione è tuttavia legale e ci sarà, penso che i tempi siano maturi: il beneficio dovrà però necessariamente riflettersi in primis sugli enti locali. Questa – ha concluso – è prima una sfida alla Lombardia e poi a Roma”

Infine le motivazioni al Sì di Flavio Nogara, Segretario Provinciale Lega Nord: “Il primo motivo concreto per votare Sì al referendum è l’andare ad attuare qualcosa che è già contenuto nella Costituzione – ha dichiarato – il secondo si può trovare nei numeri, che parlano da sé. La Lombardia ha un residuo fiscale di 54 miliardi l’anno, vuol dire soldi che restano allo Stato. Il bilancio regionale si aggira intorno ai 28 miliardi di cui 19 miliardi vengono utilizzati per la sanità”.

“A chi contesta o definisce il referendum inutile dico che ognuno è libero di esprimere la propria idea ma il dato di fatto è uno solo: il 22 si voterà, il referendum c’è, è il momento di mettere da parte le divergenze politiche, di essere uniti, come cittadini lombardi, e tutti insieme di votare sì” ha concluso.