Referendum, Stefano Bruno Galli: “Democrazia calpestata e derisa da Renzi”

Tempo di lettura: 2 minuti

 

galli_referendum_no-2

LECCO – “Le riforme costituzionali sono prerogativa del potere legislativo. La riforma su cui siamo chiamati a esprimerci è invece partita come legge delega del Governo e il presidente del Consiglio l’ha trasformata in una campagna personale. Questa è una forzatura che non ha eguali. La democrazia è calpestata e derisa da questa procedura”.

Così Stefano Bruno Galli – docente di Storia delle Dottrine politiche all’Università statale di Milano, consigliere regionale e autore del volume “Serve un NO” – ha inquadrato ieri il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Con lui Carlo Piazza, portavoce del comitato lecchese “Invece NO” che conta ormai una trentina di aderenti, e un pubblico interessato a capire meglio i contenuti del referendum e le ragioni del no.

galli_referendum_no-1

“Calpestando il potere legislativo, automaticamente viene rafforzato il potere del presidente del Consiglio – ha proseguito Galli – Il testo della riforma, inoltre, è stato messo a punto dalla direzione nazionale del PD, poi tramite la Boschi è arrivata in Consiglio dei Ministri per la ratifica e di nuovo la Boschi l’ha portata in aula”. Galli ha pure sfatato il mito della riforma costituzionale come soluzione alle lentezze del bicameralismo perfetto: “Renzi stesso ha dimostrato con le sue riforme approvate assai rapidamente che il bicameralismo funziona”.

La riforma costituzionale ha in sè anche altri problemi: “Dal momento che la ricaduta del voto politico su quello regionale si ha solo dopo due anni, c’è il rischio che per un lungo periodo Camera e Sanato abbiano “colore” diverso – ha spiegato Galli – Inoltre rischia di portare a un rapporto altamente conflittuale tra l’esecutivo e il legislativo: il consigliere regionale che entra in Senato quali interessi fa? Quelli dello Stato o quelli, potenzialmente conflittuali, del territorio da cui proviene?”.

Infine Galli ha evidenziato come, dal punto di vista economico, le regioni virtuose come la Lombardia verrebbero penalizzate più di quanto già avviene ora, regioni che funzionano e in cui il regionalismo ha portato solo vantaggi ai cittadini. Insomma… sono davvero tanti i motivi per dire no alla riforma costituzionale il 4 dicembre prossimo.

Alla serata erano presenti anche il consigliere regionale Mauro Piazza e l’assessore regionale Antonio Rossi. Hanno dato la loro adesione al comitato “Invece NO” Luca Buzzella, sindaco di Introzzo, Andrea Brumana, vicesindaco di Crandola, Francantonio Corti, consigliere comunale di Malgrate, e Fabio Dadati, responsabile per la provincia di Lecco della Fondazione della Libertà per il bene comune.