Retesalute: ecco il piano per risanare il buco. Secco no dall’Oggionese a pagare i vecchi debiti

Tempo di lettura: 6 minuti
Massimo Panzeri, presidente dell'assemblea dei soci, Alessandra Colombo, presidente del Cda e Laura Mattiello, responsabile amministrativa di Retesalute

Lunga assemblea dei soci ieri sera, lunedì, in Auditorium a Merate

All’ordine del giorno il piano di risanamento dell’azienda speciale che presenta un deficit di quasi 4 milioni di euro

 

MERATE – Ripianare il corposo buco di bilancio, pari a quasi 4 milioni di euro, facendo leva sull’incremento delle tariffe dei servizi, su un maggiore contributo da parte dell’ambito e su un aumento della quota da parte dei Comuni. Sono queste le proposte avanzate ieri, lunedì, durante l’assemblea dei soci dalla presidente del consiglio di amministrazione di Retesalute, l’avvocato Alessandra Colombo.

Riunita in auditorium per permettere di osservare le norme sul distanziamento sociale, l’assemblea si è ritrovata dopo l’incontro di aprile in cui erano state illustrate le voci che compongono l’imponente buco di bilancio registrato dall’azienda speciale che fornisce servizi sociali ed educativi per ben 27 Comuni del Meratese, Casatese e Oggionese. Un incontro lungo, quello di ieri, costellato da numerosi interventi, al termine del quale si è registrata la secca presa di distanze dei Comuni entrati dal marzo 2019 a far parte dell’azienda speciale dall’atto di indirizzo proposto e poi approvato dalla maggioranza dei soci.

Lo Statuto di Retesalute e la questione dei debiti pregressi

A far storcere il naso ai sindaci di Nibionno, Ello, Sirone e Oggiono, firmatari di una lettera inviata sabato scorso a Retesalute, è la possibilità che anche i Comuni appena entrati a far parte dell’azienda siano chiamati a dover pagare per delle perdite registrate prima del loro ingresso.

“Vi capisco e come avvocato vi do ragione – ha risposto Colombo cercando di ricomporre la frattura – . Come presidente del Cda di Retesalute mi trovo però costretta a dirvi che lo Statuto della nostra azienda si rifà alle norme del codice civile che prevedono che i soci si accollino, al momento del loro ingresso, debiti e crediti di un’azienda. Detto questo, vi capisco e vi invito a rivolgervi a un avvocato per essere tutelati in questa delicata situazione” ha ribadito il numero uno del Cda, insediato poco meno di un anno fa, chiedendo l’aiuto anche del collega avvocato, il sindaco di Calco Stefano Motta, per spiegare perché non sarebbe già stato possibile inserire nell’atto di indirizzo sottoposto al voto dell’assemblea lo “sconto” ai nuovi Comuni soci.

Alessandra Colombo

Il secco no a pagare per debiti accumulati prima

Un chiarimento che non ha cambiato la scelta dei sindaci dell’oggionese. “Non ho bisogno di un avvocato per tutelare qualcosa di evidente – ha ribadito il sindaco di Sirone Matteo Canali – . Nell’atto di indirizzo si parla di valutare l’attuale situazione contabile e individuare gli enti e i soggetti che dovrebbero concorrere a ripianare il debito. Questa valutazione noi l’abbiamo già fatta e non intendiamo pagare per debiti antecedenti al nostro ingresso in azienda” ha puntualizzato incassando il favore del vicesindaco di Ello Gianluigi Valsecchi (“Se dovessi votare una cosa del genere, in paese mi impiccano” il colorato commento) e dell’assessore Laura Puttini di Nibionno mentre il sindaco di Oggiono Chiara Narciso non risultava essere in quel momento più collegata (a Oggiono ieri era in programma il consiglio comunale).

Un atto di indirizzo non condiviso all’unanimità

Un voto, quello sull’atto di indirizzo, che ha evidenziato come il percorso di rilancio di Retesalute appaia oggi quanto meno complesso. Il vice sindaco di Olgiate Maurizio Maggioni ha infatti a sua volta votato contro contestando il secondo punto dell’atto di indirizzo, relativo all’annullamento del bilancio 2018 mentre il collega di Airuno, Alessandro Milani, intervenuto poco prima per sottolineare l’urgenza di un piano serio di ristrutturazione, si è astenuto ritenendo confuso e poco chiaro il percorso fin qui portato avanti. Opinione ribadita anche da Cassago con Roberta Marabese mentre Massimo Panzeri di Merate ha parlato di un sì dettato da un atto di fiducia.

Un percorso in salita

Del resto, se chiara pare (almeno) la volontà di non portare l’azienda a una liquidazione coatta amministrativa (l’unica altra possibilità individuata dai consulenti esterni, il dottor Giuseppe Manafò e il commercialista Cesare d’Attilio per Retesalute oltre al ripianamento attraverso i debiti fuori bilancio dei Comuni soci), altrettanto manifesto è che il percorso per evitare di far chiudere il 2020 in negativo (arrivando quindi alla terza annualità di fila) non appare affatto semplice. Perché ci sono di mezzi documenti e delibere da inviare ai Comuni, consigli comunali da convocare e segretari e dirigenti amministrativi con cui confrontarsi e con cui valutare come iscrivere questi debiti fuori bilancio nel proprio documento contabile.

La proposta di Retesalute

Dal canto suo Retesalute una proposta l’ha fatta. E passa attraverso le linee guida annunciate dalla dottoressa Laura Mattiello. Slide alla mano, la responsabile finanziaria ha illustrato le previsioni di disequilibrio nell’ipotesi delle tariffe attuali. “Partiamo da una base di perdita di 570mila euro nel 2019. 130mila euro sono dovuti a errori contabili, quindi la perdita secca è di 440mila euro”. La previsione per il 2020 non è però rosea, perché complice il Covid 19, è stata sospesa gran parte delle attività educative proposte da Retesalute con la previsione di un ulteriore ammanco di 170mila euro. Non solo, ma il Cda avrebbe previsto lo stanziamento di 70mila per finanziamenti (per analisi e coordinamento business, implementamento attività di controllo di gestione e marketing e comunicazione) portando quindi il deficit a 680mila euro. Nel 2021 si parlerebbe di 510mila euro di sbilancio e nel 2022 di 495mila euro.

I ritocchi alle tariffe e alle quote

Da qui la proposta di intervenire su alcune leve per provare ad aggiustare il tiro. La tariffa orario di servizio per il Sad, attualmente ferma a 21,20, verrebbe portata a 23,7 nel 2020 e stabilizzata a 23,5 nel 2012-2022 e verrebbe chiesto anche un contributo di solidarietà aggiuntivo di 45mila euro (e di 20mila nel 2021) per il servizio sociale di base. Aumenti previsti anche per la tariffa oraria dei servizi educativi (escluso spazio neutro) portato a 24 euro all’ora. Non solo, ma verrebbe chiesto un ulteriore sforzo ai Comuni per il contributo di finanziamento: la quota è attualmente fissata a 2 euro pro capite (per un totale di abitanti di 136.631) e verrebbe innalzata a 3,75 per l’anno in corso e poi fissata a 3,5.

Chiesto l’aiuto anche all’Ambito

Il soccorso finanziario verrebbe chiesto anche all’Ambito con un plus di 170mila euro da aggiungere ai 136mila euro già previsti. In questo modo si inciderebbe, per il 2020, al 40% sulle tariffe, al 25% sull’ambito e al 35% sui Comuni; percentuali che cambierebbero poi nel corso dell’anno.

“Ci aspetta un cammino impegnativo, ma noi vogliamo essere ottimisti. Noi siamo disponibili ad andare avanti, ma la decisione tocca a voi. Il consuntivo 2019 è pronto. Il piano industriale anche. Tra 10 giorni siamo in grado di darvi tutti i documenti. Abbiamo individuato un percorso per fare stare in piedi Retesalute: la decisione spetta a voi soci”.

ECCO LA PROPOSTA DI RIPARTIZIONE DEL DEBITO SUDDIVISA PER COMUNI

Per l’articolo con le prese di posizioni di sindaci e amministratori CLICCA QUI