Retesalute, Merate si affida a un proprio consulente: “Il debito fuori bilancio non è l’unica strada”

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Discussione in consiglio comunale sul futuro di Retesalute alla luce del buco di bilancio di 4 milioni di euro

La posizione della maggioranza: “Serve costruire una nuova Retesalute lasciando fuori la politica”

 

MERATE – “Il Comune di Merate disporrà a breve di una sua valutazione sul debito di bilancio, dopodiché sarà possibile avere delle idee più chiare su quella che è la prospettiva dell’azienda. Non è detto che la strada sia quella del riconoscimento del debito fuori bilancio”. Sono queste le parole pronunciate dal sindaco Massimo Panzeri ieri, martedì, in consiglio comunale durante la discussione avente a tema il futuro dell’azienda speciale di servizi alla persona.

Un dibattito lungo e articolato, scaturito dalla presentazione, da parte del gruppo di maggioranza, di una mozione proprio per fare luce sulla delicata situazione in cui si trova Retesalute, alle prese con un buco di quasi 4 milioni di euro. Il capogruppo di Più Prospettiva Paolo Centemero ha dato lettura del testo, parlando di una mozione trasversale che nasce dal riconoscimento del valore dei servizi erogati fino a oggi da Retesalute. “Faremo il possibile per evitare che qualcuno provi un blitz ai danni di Retesalute, ma vogliamo altresì che venga fatta chiarezza sulla gestione che ha rilevato, anche in assenza di dolo, gravi lacune”.

Non si è fatta attendere la risposta del capogruppo di Cambia Merate Aldo Castelli che si è detto sorpreso dal contenuto della mozione anticipando un emendamento: “Mi era sembrato che il sindaco fosse interessato al mantenimento di Retesalute, ma questo testo va in un’altra direzione. Durante l’ultima assemblea dell’azienda speciale mi è sembrato di capire che, in questi anni, qualcuno ha pagato meno del dovuto e quindi ora siamo di fronte al progetto di ripianamento in tre anni attraverso lo strumento del debito fuori bilancio”.

“Una mala gestio su cui approfondire”

Un discorso, quelle delle tariffe basse, su cui subito è arrivata la puntualizzazione del primo cittadino: “Quella delle tariffe è un po’ uno specchietto per le allodole. Perché va capito se siamo di fronte a delle perdite gestionali o meno. Dall’esame della contabilità effettuata sono emerse “operazioni gravissime, tra cui storni di fatture per fare tornare i conti con bilanci miracolosamente in attivo di 4 euro”. Non solo. Panzeri ha anche parlato di movimenti all’interno della cassa. “Mi spiace che durante l’assemblea i miei colleghi sindaci abbiano tenuto un atteggiamento passivo e lo dirò loro mercoledì sera durante la conferenza in cui parleremo proprio di Retesalute”.

Per Panzeri e per l’intera maggioranza è necessario pensare a una nuova Retesalute che tenga conto anche del principio dell’economicità dei servizi. “Penso che sia doveroso farci alcune domande, tra cui quella sul perché il mio principale fornitore, tra l’altro il più esposto sul fronte del debito, sia anche il mio principale concorrente. E non può bastare l’affermazione sulla bontà della mission aziendale. Non posso falsificare i conti partendo dalla mission dell’azienda. Qui c’è stata anche una mala gestio, con violazione dei principi contabili. I fondi dell’ambito sono stati usati come ricavo quando invece sarebbero dovuti solo transitare a bilancio. Prima di parlare di come ripianare Retesalute, dobbiamo tenere presente questi dati di fatto. E prendere coscienza anche del fatto che, se dal 2015 tutti i bilanci erano in perdita, viene meno anche il principio dell’accantonamento dei fondi per il debito fuori bilancio previsto dal Tuel”.

Accertare quello che è successo dal 2015 in avanti

Da qui la richiesta, lasciata trapelare anche dalla mozione di Più Prospettiva, di valutare forme alternative legittimamente perseguibili. “Non ci sono solo 27 soci da convincere, ci sono 27 consigli comunali, 27 segretari e 27 responsabili amministrativi”.
Il dibattito si è quindi acceso registrando gli interventi del vice sindaco Giuseppe Procopio, pronto a chiedere una consulenza esterna a una società di livello internazionale sulla situazione contabile di Retesalute e l’assessore al Bilancio Alfredo Casaletto che ha parlato di un territorio capace di esprimere idee brillanti che deve però oggi chiedersi come possa funzionare. “L’azienda speciale è la forma giuridica perfetta per erogare questo tipo di servizi. Ma ora è necessario, affinché l’azienda continui ad operare, approfondire le cause di questo indebitamento e assumersi una responsabilità di notiziare gli organi a ciò deputati. Sul denaro dei cittadini non c’è colore o appartenenza politica che tenga. Bisogna essere seri”.

L’affondo politico di Robbiani

Una nota, quella politica, su cui si è focalizzato l’assessore Andrea Robbiani, seduto sui banchi dell’opposizione nel 2005 quando nacque Retesalute. “Il mio gruppo votò contro non tanto perché contrario all’idea, ma al metodo. Si capiva già che sarebbe mancato il controllo di gestione”. Senza peli sulla lingua, l’ex sindaco leghista ha parlato di un’azienda speciale targata Pd (“non a caso il primo presidente è stata la deputata Mazzucconi”), in cui a prevalere è stata la logica politica e non quella socio assistenziale. La politica deve fare un passo indietro e bisogna pensare a una nuova Retesalute. Mettere dirigenti capaci e pagati senza teatrini politici”.

Per Robbiani bisogna fare un passo in avanti: “La questione non è Retesalute sì o no, ma rivedere la mission di un’azienda che fattura 8 – 9 milioni di euro e ha più di 80 dipendenti. Bisogna ricostruirla in maniera industriale. Non sono per la liquidazione, ma non dobbiamo accettare quello che ci viene proposto in maniera frettolosa. Dobbiamo uscire dalle contorsioni di Retesalute”. E poi il dubbio, tratteggiato facendo un parallelo con quanto avvenuto nella questione idrica: “Siamo sicuri che non ci sia un progetto più profondo per fare confluire la bad company Retesalute in una good company magari lecchese?”

Mozione ritirata

Un affondo politico su cui il consigliere di minoranza Roberto Perego ha preso le distanze: “Non buttiamola in caciara. Non posso capacitarmi che sindaci esperti di bilancio non si siano posti il problema di conti chiusi con un attivo di 4 euro. Mi vengono dei dubbi e non vorrei che il patto di stabilità abbia giocato il suo ruolo. Aspettiamo i documenti e un’indagine precisa”. Alla luce delle argomentazioni uscite nel dibattito, il consigliere Gino del Boca ha chiesto di ritirare la mozione per poter affrontare nuovamente la questione alla luce “delle consulenze richieste da Retesalute che non abbiamo avuto ancora modo di leggere e della vostra”.

Una richiesta accolta dalla maggioranza: “Appena avremo l’ufficialità del parere del nostro consulente ve lo invieremo e poi manderemo il tutto alla Corte dei Conti. Dopodichè convocheremo una commissione speciale aperta affinché si possa arrivare a una mozione condivisa per portare la posizione di Merate all’assemblea dei soci”.