Salvini in tribunale contro Don Giorgio. “Bastava chiedere scusa”

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Il capo della Lega a Lecco ha querelato l’ex parroco di Rovagnate

“Un’escalation di insulti. Era necessario mettere fine a questa situazione”

LECCO – “Sarebbe bastato chiedere scusa, non saremmo arrivati a questo punto e non avrei fatto perdere tempo a tutti voi. Chieda scusa e regali dei soldi in beneficenza”.
Matteo Salvini parla dal banco dei testimoni, nell’aula del tribunale di Lecco, al processo che vede imputato don Giorgio De Capitani, querelato dall’ex ministro dell’interno per presunti insulti nei suoi confronti.

Sono quattro, in particolare, i messaggi riportati dal blog del sacerdote, ai tempi parroco di Monte a Rovagnate, pubblicati tra marzo e ottobre del 2015. Una “condotta reiterata nel tempo” secondo l’avvocato Claudia Eccher, avvocato difensore del leader del Carroccio.

L’arrivo di Salvini al tribunale di Lecco

“Come ne è venuto a conoscenza?” gli chiede il pm Paolo del Grosso. “Me lo segnalavano persone di quella diocesi, residenti di quel territorio e alcuni miei collaboratori – ha risposto Salvini – Alla critica e all’insulto posso essere abituato ma questo è un caso particolare. Sentire una persona di Chiesa che dice ‘pezzo di merda’, ‘uccidiamolo’, ‘infame’, alla lunga stufa. All’ennesima segnalazione ho deciso che era tempo di mettere fine alla sequela di insulti”.

Salvini: “Non è accettabile da un uomo di Chiesa”

Tra le contestazioni nei confronti del sacerdote anche l’aver dato del pluri-assenteista all’allora eurodeputato. “Ci sono dati ufficiali. Altri 500 colleghi sono dopo di me nel sito che valuta le presenze. Ma non è questo che mi ha colpito – ha continuato Salvini – Può essere oggetto di dibattito, ma se risaliamo alle ‘gesta’ di questo signore ritroviamo continui insulti e minacce nei miei confronti. Sarò anche brutto, antipatico e cattivo, ma dire ‘è un ladro, uccidiamolo’ mi sembra troppo”.

“Facendo il lavoro che faccio non è la prima né sarà l’ultima volta, mi ha colpito il contesto – ha ribadito l’ex premier rispondendo al pm – fosse stato un ragazzo dei centri sociali, ma detto da chi dovrebbe seminare pace, amore e perdono, certi termini sono fuori luogo per un uomo che rappresenta la Chiesa Cattolica e che non può essere accostata a questo linguaggio”.


Tra le espressioni rivolte dal religioso a Salvini anche quella di ‘bovaro senza cultura’.
“Mi sono diplomato al liceo classico, poi l’università fermandomi a 5 esami dalla laurea in storia perché ho iniziato l’attività politica. Ma tutto questo è soggettivo – ha sottolineato l’ex ministro – le cose gravi sono altri termini e minacce. Raramente querelo, di solito si chiede scusa e finisce li, qui invece è stata un escalation. Bisognava mettere un punto fermo”.

La difesa del sacerdote: “Linguaggio sopra le righe, come quello della Lega”

Le parole contano e per gli avvocati Marco Rigamonti e Emiliano Tamburini, legali di Don Giorgio, quelle usate da sacerdote non sarebbero una scelta causale.

C’è un ragionamento nei messaggi del sacerdote: “se lui (Salvini) può dire che è lecito uccidere in determinate circostanze – ha parlato l’avvocato Rigamonti – e se lo stesso ci ruba determinati diritti allora ha senso un ragionamento di questo tipo. Un linguaggio sopra le righe dipende dal fatto che anche voi, come Lega, usate un linguaggio aperto”

Don Giorgio insieme ad uno dei suoi legali

“Io non ho mai detto che è lecito uccidere qualcuno, se lei ritiene che ‘pezzo di merda’ sia una critica politica, non siamo d’accordo – ha risposto Salvini – da un avversario politico me lo aspetto, da un parroco no”.

“Ma un parroco può essere avversario politico?” ha domandato l’avvocato. “Non in questi termini” la risposta di Salvini.

Tra Salvini e Don Giorgio, prima di oggi, c’era stato un momento di confronto, nel corso di una trasmissione radiofonica. “Don Giorgio non chiese minimamente scusa” ha riferito l’ex vice premier.

“Ma le aveva dato una spiegazione della terminologia usata e delle critiche alla Lega” ha replicato il legale. Quella registrazione radio è ora agli atti del processo insieme ad altro materiale audio e video.

“Senti che puzza passano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”, “I topi sono più facili da debellare che gli zingari” Così l’avvocato di Don Giorgio ha ricordato alcune espressioni usate in passato dall’attuale capo della Lega:

“La questione risale allo sgombero del campo rom in zona Bovisa, intervenimmo come amministrazione comunale a Milano e dissi che era stato più semplice sgomberare con un’ordinanza il campo rom che liberare la zona dai topi” la risposta di Salvini.

“La Lega e lei Salvini utilizzate un linguaggio con parole eccessive, come quelle contestate a Don Giorgio, perché avete valutato che questo linguaggio possa avere un’efficacia particolare?”

“No – dice il leghista – non fareste prima chiedere scusa?”

Un nuovo rinvio. Don Giorgio: “Sono vecchio, questa non è giustizia”

Don Giorgio De Capitani

In aula si attende ancora la testimonianza di Luca Morisi, responsabile della comunicazione della Lega, già convocato in passato. Il giudice Nora Lisa Passoni ha deciso un rinvio al prossimo 11 novembre, chiedendo all’avvocato Eccher che il test sia presente.

“Sono veramente arrabbiato – è intervenuto Don Giorgio con dichiarazioni spontanee davanti al magistrato – sono vecchio, non sto bene e sono due anni che vengo in tribunale. E’ forse colpa mia se queste persone – riferito a Salvini e Morisi – hanno tanti impegni e dobbiamo ogni volta rimandare tutto? Questa è la giustizia? Sono veramente arrabbiato, ho 80 anni e la prossima settimana dovrò operarmi. E’ possibile che i processi vadano avanti in questo modo?”