Teleriscaldamento. “L’ambientalismo locale più blasonato saprà uscire dall’ambiguità?

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Comitato Acqua Pubblica e Beni Comuni e della Rete Consiglieri informati

LECCO –  “La delicatissima ed annosa questione del futuro dell’inceneritore di Valmadrera e del collegato progetto del Teleriscaldamento ha trovato una particolare e quanto mai riuscita occasione di approfondimento/confronto nell’incontro pubblico del 2 maggio ad Oggiono organizzato dal Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero, alla cui preparazione e promozione alcuni di noi hanno fattivamente collaborato.

In quel contesto i moltissimi cittadini presenti (oltre a tutti quelli raggiunti successivamente dai puntuali resoconti mediatici) hanno avuto modo di “registrare” le varie dichiarazioni dei candidati sindaco delle zone limitrofe al cosiddetto termovalorizzatore.

A riprova dell’importanza dei temi e della speciale occasione di confronto pubblico, la stragrande maggioranza di essi , pochissimi gli assenti che comunque poi si sono espressi sui media, stimolata dalle specifiche domande del CLRZ, ha potuto articolare le proprie considerazioni ed intenzioni programmatiche fornendo ai propri cittadini un quadro su cui formarsi opinioni non superficiali ma anche su cui giudicarli nell’immediato futuro.
Considerazioni e intenzioni programmatiche in gran parte critiche rispetto all’attuale sistema se alcuni giornalisti presenti hanno sintetizzato il parere dei candidati con queste testuali parole:

“dei dodici otto si sono detti contrari al mantenimento del Forno e solo quattro hanno approvato la continuità dell’attuale gestione. Tutti comunque si sono detti attenti alla salute dei cittadini, e a un sempre più corretto smaltimento rifiuti.”

Proprio in ragione di queste, comunque trasparenti, “prese di posizione” sconcerta invece la persistente ambiguità di alcune tra le più blasonate associazioni ambientaliste locali unite, in questo, ad un assordante silenzio di alcune istituzioni locali che dovrebbero avere nel proprio DNA la difesa e la valorizzazione del territorio, specialmente in chiave ambientale e culturale.

Non sarà di certo sfuggito a nessuno, ad esempio, il “paludamento” su questi temi di Legambiente Lecco e dello stesso ente Parco del Monte Barro.

Certi comunicati pubblici di Legambiente Lecco, compresi gli scritti apparsi sul relativo sito non possono, a detta di molti osservatori non superficiali, non rilevare aspetti ambigui e contraddittori in particolare sul progetto del teleriscaldamento, nonostante un evidente tentativo di prenderne in qualche modo le distanze vista l’immagine tutelativa ambientale che si vorrebbe mantenere.

Non è un caso che si usino molti giri di parole facendo riferimento ad un teleriscaldamento alternativo ed intercambiabile ( con alimentazione a “fonti rinnovabili”e escludendo“ fonti fossili”) ma non si dica mai in modo chiaro e definitivo un no al teleriscaldamento da rifiuti e quindi in definitiva un no da subito all’incenerimento stesso proprio perché presenterebbe già, sin da oggi, possibilità alternative veramente virtuose ( evitando combustioni di sorta).

Nelle loro dotte analisi, ad esempio, non si esclude mai esplicitamente il ricorso alle cosiddette bio masse (considerate tra le “rinnovabili”) che sono comunque notoriamente inquinanti oltre che emissive di CO2.

Lasciamo poi ai lettori il giudizio circa la specchiata congruità secondo cui l’ex presidente di Legambiente sia stato “assorbito” come Assessore all’Ambiente dall’Amministrazione di Lecco, notoriamente “faro” strategico e politico delle scelte provinciali in tema di rifiuti, ma ancor più la recente nomina del suo attuale presidente nel nuovissimo consiglio di amministrazione di SILEA.

Potrà in quel contesto rendere più trasparente una gestione a detta di molti quantomeno ermetica, pur essendo definita completamente “pubblica” ?

Una cosa comunque la potrà fare e potrebbe questa sì costituire la prova del nove di una coerente difesa ambientale : verificare sin da subito (la gara europea per la progettazione del Teleriscaldamento è stata chiusa il 15 aprile scorso), senza bizantinismi ed alchimie di sorta, la congruità delle proprie affermazioni pubbliche (*chi volesse approfondire veda in fondo) con le caratteristiche del progetto vincente. Spiegando inoltre il perché un teleriscaldamento “leggero” alimentato da fonti “pulite”, come sosteneva proprio Legambiente in passato , possa essere invece compatibile con quello “pesante” e centralizzato alimentato dalla combustione dei rifiuti ancora per svariati anni.

Stupisce poi su queste materie l’assordante silenzio dell’ente Parco del Barro se, come è pubblico da tempo, il monte Barro è una delle maggiori zone di ricaduta dei fumi dell’inceneritore, come anche dimostrato dal recente studio epidemiologico (ed annesse mappe) commissionato da Silea a competenti organi istituzionali.
Infatti già su documenti ufficiali di Silea ( “Studio di impatto Ambientale – integrazioni spontanee settembre 2010”) si potevano leggere alcune significative osservazioni (** vedi in fondo).  

Quel “sud – ovest dell’impianto”, a cui si fa riferimento nel documento citato, vuol dire l’Oggionese – Annonese, peraltro in gran parte escluse dall’indagine epidemiologica sopra menzionata.

Relativamente al monte Barro non stupisce tanto (nonostante l’evidente contraddizione) il suo “utilizzo” a fini di educazione ambientale e quant’altro da parte di varie associazioni (peraltro Legambiente ha nei pressi dell’ex sanatorio una sede delle proprie attività) ma soprattutto il non essere in prima fila nel pretendere l’imboccare da subito, da parte di SILEA e dei Comuni che la compongono (tra cui Galbiate), di strade virtuose alternative all’incenerimento, proprio perché già praticate con successo da altri territori.

Sapranno questo blasonate associazioni-istituzioni ambientaliste uscire da queste, eufemisticamente parlando, ambiguità ?

Ci si consenta infine anche quest’ultima breve considerazione, con annesso invito ai destinatari a prendere apertamente posizione:

Sappiamo dai media che sia appena sorto un agguerrito gruppo locale di giovani del “Fridays for Future”, movimento impegnato in tutto il mondo a risvegliare le coscienze sul tema degli stravolgimenti climatici derivanti dal cosiddetto “effetto serra”, prodotto principalmente dalle emissioni in atmosfera di anidride carbonica (CO2).

Il forno inceneritore di Valmadrera è una delle fonti emissive locali più grandi di CO2 : occorrerebbero milioni di alberi per assorbire queste enormi quantità.

Ci aspettiamo quindi anche da loro una coerente quanto gradita e tempestiva azione dissuasiva nei confronti del Teleriscaldamento-Incenerimento, definito anche da alcuni candidati nel corso dell’incontro pubblico del 2 maggio come un vero e proprio pretesto per prolungare strumentalmente ancora per svariati anni la combustione da rifiuti.

Il tutto è reso ancor più stridente dal non voler intraprendere da subito da parte dell’attuale sistema SILEA ed annessi, e senza teleriscaldamenti di sorta collegati all’inceneritore, percorsi alternativi virtuosi già praticati con successo in altri territori ( ad esempio dal consorzio trevigiano “Contarina, facilmente verificabili”)

Percorsi tempestivi significativamente caratterizzati, rispetto all’attuale modello qui praticato, da una non termodistruzione di materiali, da minor costi per gestori e cittadini, da aumenti occupazionali e soprattutto, secondo il principio di maggior precauzione, da assenza di rischi per la salute. E questo, cari Cittadini e Amministratori, è dir poco?”

I SOTTOSCRITTI ADERENTI AL COMITATO LECCHESE ACQUA PUBBLICA E BENI COMUNI E ALLA RETE CONSIGLIERI INFORMATI :

Germano Bosisio, Tiziana Rinaldi, Aldo Dal Lago, Salvatore Krassowski, Enzo Venini, Paolo Dell’oro

(*) Stralcio dal comunicato del presidente Ghioni del marzo 2019 :

“Anche per quanto riguarda il bando per la rete di teleriscaldamento, Legambiente ritiene
importante che il nuovo atto di indirizzo esprima chiaramente la volontà dei comuni soci di Silea di dismettere quanto prima il termovalorizzatore. Questa infrastruttura energetica deve anch’essa sapere guardare al futuro e i progetti che verranno presentati nelle proposte di finanza dovranno essere in grado di dimostrare, a partire dalla geometria e dal dimensionamento, di essere in grado di svincolarsi dalla termocombustione di rifiuti o da qualsiasi altro combustibile fossile non appena il forno verrà spento. Se ciò non avverrà dovrà essere immediatamente revocata la concessione allo sfruttamento del sottosuolo.”

Stralcio del comunicato di Legambiente Lecco del febbraio 2017 :

“Una tale rete pesante disegnata sul modello impostato da Brescia decenni fa non ha più senso: si tratterebbe di un investimento funzionale esclusivamente a tener in vita più a lungo possibile l’inceneritore oppure, in un’ipotesi meno peggiore, a dare il via a una futura alimentazione a gas”.

(**) Stralcio :
“Altrettanto evidente è il picco di concentrazioni localizzato sulle pendici del monte Barro. Nelle ore in cui il vento soffia verso il monte in questione si ha, infatti, un aumento della concentrazione in quanto i fumi non riescono efficacemente a disperdersi, pertanto questo si traduce in un aumento localizzato delle concentrazioni. Il punto massimo non è comunque localizzato sul Barro, bensì a sud – ovest dell’impianto.”