Testamento biologico: iniziata la discussione in Comune

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La riunione di Commissione a Palazzo Bovara
La riunione di Commissione a Palazzo Bovara

 

LECCO – Permettere ai cittadini di esprimere anticipatamente e in maniera ufficiale le proprie volontà in merito ai trattamenti sanitari, a prelievi e trapianti di organi, alla cremazione e dispersione delle proprie ceneri: è questa la proposta del consigliere Alberto Anghileri di Cambia Lecco che chiede al Comune di istituire un registro per raccogliere le intenzione sul trattamento di fine vita da parte dei lecchesi, meglio noto come “testamento biologico”.

Alberto Anghileri
Alberto Anghileri

“La normativa nazionale non regola il testamento biologico – spiega Anghileri durante la riunione di Commissione a Palazzo Bovara – moltissimi cittadini hanno sottoscritto dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari e diversi Comuni italiani hanno già provveduto ad istituire registri per la custodia di queste intenzioni. Come ‘dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari’ intendo un atto con il quale ciascuno dispone in merito alle cure mediche in situazione di perdita di coscienza permanente ed irreversibile”.

“La Costituzione  – ha proseguito – tutela la salute come diritto fondamentale stabilendo che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge e il Comune si trova nelle condizioni per approvare l’istituzione di questo registro. Farlo è una scelta civica, non è una questione morale, perché non obbliga il Comune a sostituirsi nella decisione dei singoli cittadini, semplicemente offre una possibilità di scelta, offre un servizio”.

La proposta di Anghileri ha ricevuto il parere tecnico negativo, “non per questione morale sul contenuto, ma per le criticità che la forma presenta”, che, però, non è vincolante e non impedisce la discussione ed eventuale approvazione della delibera in sede di Consiglio Comunale.

Di tale proposta a far discutere è principalmente la parte riguardante il “testamento biologico”, ovvero il comunicare la propria volontà di continuare a ricevere cure mediche o “staccare le macchine” in caso si finisse in stato di incoscienza permanente ed irreversibile. Dai consigliere presenti alla Commissione viene più volte citato il caso di Eluana Englaro che a suo tempo accese i riflettori sul tema.

La questione può essere vista dal punto di vista puramente amministrativo e in quel caso le posizioni possono essere sfavorevoli per l’inutilità del documento a fronte del fatto che manca una legislatura nazionale a riguardo e, quindi, nessun medico sarebbe costretto a seguire le volontà rilasciate dai pazienti oppure le posizioni possono essere favorevoli appunto perché, come sostiene il consigliere del Pd Antonio Pattarini, “il fatto che i Comuni istituiscano un registro per il testamento biologico può funzionare come sensibilizzazione e spinta per il legislatore ad esprimersi sul tema”.

Antonio Tallarita
Antonio Tallarita

Oltre al fattore burocratico, però, l’istituzione di un registro per il “testamento biologico” può sfociare nell’etica e nella morale, come asserisce il consigliere di Forza Italia Antonio Tallarita:

“Questo è un tema etico ed è importante trattarlo in un determinato modo, io sono favorevole alla creazione di un registro, ma non alle modalità con cui si propone di crearlo, deve pensarci la legislazione nazionale. Prima di tutto bisogna conoscere ciò di cui si parla: non si tratta di ‘fine vita’, ma della vita di persone apparentemente incoscienti in maniera prolungata. Nella diagnosi che un medico effettua c’è un margine di errore che va dal 5% all’8%, nella mia carriera ho assistito a tre risvegli e ora questi ragazzi lavorano e mi viene da dire per fortuna non esisteva un tale registro. Le persone in stato di incoscienza prolungata sono completamente dipendenti dagli altri, ma  hanno le stesse esigenze di tutti gli esseri umani, come mangiare o bere e cibo e acqua non sono trattamenti medici, inoltre non esiste una prognosi certa come possono averla le malattie terminali, il tempo di sopravvivenza non può essere stabilito, quindi come ci si comporta in questo caso? Tendendo presente queste premesse, il problema non è il trattamento di ‘fine vita’, ma si va a valutare la qualità di vita e si decide chi sopprimere o meno”.

Concordi sulla complessità del tema i consiglieri presenti alla Commissione hanno proposto di riunirsi una seconda volta insieme ad alcuni “esperti” che possano dipanare eventuali dubbi. Il consigliere Anghileri ha accettato, quindi del “testamento biologico” si parlerà in Consiglio Comunale dopo la discussione del bilancio e dopo un’ulteriore riunione Commissione.