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Per chi non è del mestiere, comprendere a cosa ci si riferisce parlando di design dell’esperienza utente potrebbe risultare complesso oltre che frustrante. Con questo articolo cerchiamo perciò di spiegare il significato di “User Experience” sfruttando l’esempio di un’applicazione utilizzata ogni mese da ben  422 milioni di utenti (a marzo 2022): parliamo di Spotify!

 

Cos’è il design dell’esperienza utente? 

Iniziamo subito dicendo che con UX (esperienza utente) ci si riferisce all’esperienza che le persone vivono ogni volta che usano un servizio o un prodotto. Interessa tutti i tipi di prodotti e servizi, e, in particolare, nel mondo digitale è usata per indicare la progettazione e il design di interfacce di siti web, di applicazioni e di software.

Da oltre un decennio la tecnologia è diventata sempre più complessa e intricata a livello di funzionalità e applicazioni. Siamo passati da siti statici e monotematici, che servivano a soddisfare le ricerche di utenti poco pretenziosi, a siti interattivi e ricchi di contenuti sempre più sensazionali. 

Di pari passo, sono cresciute le aspettative che oggi sono altissime nei confronti dell’UX design e di brand che lanciano nuovi prodotti digitali con la promessa di soddisfare bisogni spesso ancora inespressi.

 

Le 7 regole della UX

Approfondiamo le 7 regole che gli UX designer seguono quando progettano. Quante ne riesci a trovare nell’applicazione di Spotify?

 

1. Gallina vecchia fa buon brodo

Gli utenti passano la maggior parte del loro tempo su altre app. Questo significa che preferiscono che l’app funzioni come le altre che già conoscono. Se hai usato un qualsiasi tipo di lettore musicale in passato, le funzionalità di Spotify ti sembreranno simili. I suoi comandi sono progettati in funzione delle persone che da decenni, nei lettori musicali, utilizzano pulsanti come: play/pausa, cambio brano, avanti/indietro veloce ecc.

La prima regola, detta Legge di Jakob afferma che devi rendere il design del tuo prodotto simile a quello dei tuoi concorrenti. È preferibile non partire da zero nella progettazione  perché, se tutto è nuovo, l’utente, prima di ritrovarsi nell’app, dovrà imparare ad usarla. Ricorda che questo passaggio è indispensabile perché gli esseri umani tendono ad evitare la complessità.

Fai quindi in modo che il tuo design sia simile a quello di altre applicazioni analoghe. Puoi comunque variare aspetti di design secondari come la tipografia, la gerarchia visiva, le schede, i pulsanti, i colori, ecc.

 

2. Ciò che è bello funziona?

Gli utenti spesso percepiscono un design esteticamente piacevole come un design più fruibile.

Spotify segue la regola dell’Effetto Estetica-Usabilità: la modalità scura con il colore verde è esteticamente gradevole ma anche funzionale. Secondo tale principio, l’utente percepisce un design di bell’aspetto come più utile o ideale nell’esperienza d’uso. Si tratta di un pregiudizio del cervello umano che designer usano a loro vantaggio.

È il principale motivo per cui molte interfacce utente di Apple sono diventate di tendenza, belle e utili!

 

3. Meno opzioni, più scelta

Una persona comune può conservare solo 7 elementi (2 in più o in meno) nella propria memoria.

Spotify crea raccolte di brani che rendono la fruizione dell’utente molto più semplice perché deve scegliere tra un numero limitato di opzioni. Sono presenti miliardi di canzoni nella libreria musicale e scegliere quale ascoltare per l’utente è un compito gravoso che l’app svolge al meglio. L’algoritmo di Spotify mostra il brano più apprezzabile dall’utente in base agli elenchi, alle playlist precedenti, ai brani preferiti, ecc. 

Facilitare l’utente lasciandogli un senso di libertà è l’obiettivo della terza regola, la legge di Miller: fornire meno opzioni agli utenti per guidarli.

 

4. Con una mano!

Secondo la quarta regola, denominata legge di Fitt, le dimensioni e la distanza dell’obiettivo possono influire sui tempi di raggiungimento dell’obiettivo stesso.

Pertanto, rendendo l’elemento più grande e di facile accesso, si riducono i tempi necessari per raggiungere l’obiettivo. I pulsanti in Spotify, infatti, sono facili da raggiungere e accessibili con una sola mano.

Rendi gli elementi raggiungibili con una sola mano, in modo che l’utente possa selezionare comodamente qualsiasi pulsante.

 

5. Vicini vicini

Secondo la quinta regola, denominata legge della prossimità, più gli elementi visibili sono vicini e più il nostro cervello li raggruppa.

L’interfaccia utente di Spotify utilizza molto bene questa regola.

Ogni elemento è visivamente accorpato per mostrare brani di diversi generi, attraverso il mantenimento della distanza tra loro e utilizzando lo spazio bianco.

 

6. Somiglianze e differenze

L’occhio umano tende a percepire elementi simili in un’immagine, una forma o un gruppo, anche se questi elementi sono separati.

Secondo la sesta regola, detta della similitudine, Spotify utilizza forme diverse per definire artisti, canzoni, podcast e così via, il che aiuta a definire i diversi significati degli elementi e a fornire all’utente un quadro chiaro.

Per esempio, quando un utente vede un profilo rotondo sa che si tratta di un artista.

 

 7. A fuoco

Gli elementi tendono a essere percepiti in gruppi se condividono un’area con un confine chiaramente definito.

Spotify inserisce suggerimenti e notifiche all’interno di un rettangolo per separarli dal resto del design dell’interfaccia utente. 

Secondo la settima e ultima regola, la legge della regione comune, gli elementi che condividono un’area comune tendono ad essere percepiti insieme e questo viene sfruttato al meglio da Spotify per mostrare le notifiche, i brani, la playlist, il profilo dell’artista, i brani piaciuti e così via, fornendo loro uno sfondo.

 

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Vuoi approfondire questo tema? Sul nostro Blog ti aspetta un nuovo articolo che racconta le basi della UX e perché non puoi fare a meno di conoscerle.

 

FONTI

Articolo tratto e liberamente riadattato da Medium, UX Planet (29 Aprile 2022) di Vikalp Kaushik.
www.smartworld.it/streaming/spotify-cresce-primo-trimestre-2022.html 
Queste leggi sono conosciute come leggi della UX. Sono spiegate in modo molto semplice da Jon Yablonski sul suo sito.