Gioca responsabile, mentre la realtà esplode

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Proprio nella giornata in cui GTech (già Lottomatica) e Sisal presentano ai mezzi di informazione la campagna “Gioca Responsabile”, l’informazione esplode. Esplode per eccesso di realtà. Evidentemente non è abituata a tanto. 

Nel comunicato stampa di Gtech e Sisal si legge che  ”GiocaResponsabile” è  ”l’evoluzione del servizio di helpline gestito e coordinato in collaborazione con FeDerSerD”. FeDerSerD, per chi non lo sapesse, è la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi e delle dipendenze  (che però rappresenta solo una parte degli operatori del settore) e, per uno strano paradosso nordcoreano ha avuto e tuttora ha  come Presidente Onorario, Rita Levi Moltalcini  (vedi → QUI).

Che l’informazione stia scappando di mano, mostrando come  i colossi finanziari del gambling abbiano piedi d’argilla lo dimostrano anche le dichiarazioni di Maurizio Fea, psichiatra e responsabile per FeDerSerD del progetto sul “gioco responsabile”. Con più informazione, ha dichiarato Fea aumentano le richieste d’aiuto relative al gioco problematico e la prima fonte di informazione è l’ambiente di gioco che sostituisce l’ambulatorio medico (cito dall’Adnkronos → QUI).

Ma c’è qualcosa che non torna, anzi inquieta nelle parole di Fea. Come è possibile che la prima fonte di informazione (sottinteso: critica) sul gioco sia l’ambiente di gioco? Strano paradosso,su cui torneremo in un altro post. Qui e ora c’è invece da chiedersi se Fea sia mai davvero entrato – con tutto il rispetto professionale, qui è questione pratica – senza l’abito dello psichiatra in una sala scommesse o in una sala gioco. Fea sembra sottintendere che: 1. vista l’informazione fatta → quindi l’informazione fatta dal progetto che coordina e viene sponsorizzato dagli operatori del gioco → più gente si presenta a chiedere aiuto → nei servizi delle federazione di cui il progetto che coordina è parte. Logicamente mi pare un’affermazione un po’ azzardata. 

Ma la realtà, che da anni diserta i convegni e le adunanze, ora comincia a disertare anche le parole di circostanza. Siamo chiari e precisi: se è solo questione di farsi finanziare un progetto, non ci sono problemi. Ma qui è di altro che stiamo parlando: di vite buttate al macero, di famiglie distrutte, di violenza, sopprusi su bambini e donne, che sono  diretta o indiretta conseguenza dell’azzardo di massa e della pseudocultura che lo circonda, proprio in quegli “ambienti di gioco” che dovrebbero fare “massa critica” contro un problema da loro stessi creato. Certi colossi d’argilla dovrebbero svegliarsi: non di clinica o di più clinica abbiamo bisogno. Ma di fermare un dispositivo che sta creando solo miseria e rovina (mi riferisco allo specifico di slot machine e videolottery).

La  realtà è un uccello, cantava Giorgio Gaber. Vola, si immerge e riaffiora e appare come le pare e quando le pare. E prima o poi presenta il conto. 

Ieri, per la cronaca, mentre a Roma si presentava il progetto “GiocaResponsabile”, su giornali, telegiornali e blog apparivano notizie che di quella realtà sono una spia forse approssimativa, ma per difetto. Eccone una breve e non esaustiva rassegna limitata alle 24 ore precedenti e alle 12 seguenti l’incontro di presentazioen di “GiocaResponsabile”:

Sulmona: “Prende a bastonate il portone di casa del fratello che non voleva dargli i soldi per le slot” → QUI

Milano: “Schiacciava la testa della compagna per violentarla e rubarle i soldi che giocava d’azzardo” → QUI

Lombardia: “Un’agenzia di scommesse su cinque è illegale” QUI

Padova: “Perde cinquemila euro alle slot e distrugge le macchinette” → QUI

Potenza, Roma e Umbria: “Sequestrati otto milioni di euro alle bische delle scommesse” → QUI

Ancona: “Trovata bisca per ‘giocatori in disgrazia” → QUI

Treviso: “Imprenditore malato di slot machine manda in rovina l’azienda”  → QUI

E noi dovremmo credere alla favola che “l’informazione si fa nelle sale gioco”, proprio mentre proprio i più accreditati studi clinici confermano (→ QUI) che il combinato sonoro delle slot machine è progettato proprio per creare dipendenza? Non sarebbe più semplice togliere i suoni, tanto per cominciare? Costerebbe meno anche ai grandi colossi dell’azzardo (tanto per dire).

L’infomazione si fa per strada, tra la gente. Con la gente, ma a bocce ferme. Perché il problema è grande, è di tutti e se ne verremo travolti – come cittadini e come comunità – non si salverà nessuno, nemmeno i colossi dai piedi d’argilla. 

– See more at: http://blog.vita.it/secondaclasse/2013/07/19/gioca-responsabile-mentre-la-realta-esplode/#sthash.NVNrxjad.dpuf

 

Marco Dotti è nato a Chiari, in provincia di Brescia, il 4 aprile dell 1972. Fa parte del gruppo di direzione del mensile Communitas e della redazione di Vita. E’ docente di Professioni dell’editoria al corso di laurea in Comunicazione (Cim/Cpm) dell’Università di Pavia. Ha pubblicato Luce nera. Strindberg, Paulhan, Artaud e l’esperienza della materia (Medusa, Milano 2007) e curato traduzioni da Artaud, Genet, Cocteau, Léon Paul Fargue, Jean Cayrol, Catherine Pozzi, Tudor Arghezi e T. H. Lawrence. Scrive o ha scritto per il manifesto, Alias, Lettera internazionale, L’Indice. La sua mail è m.dotti@vita.it

 

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