Green News. Acque meteoriche di dilavamento contaminate, che fare?

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RUBRICA – Oggigiorno sono note a tutti le problematiche che intense precipitazioni meteoriche possono generare, quando queste si scaricano su territori, dove la cementificazione ha privato il territorio della sua capacità di assorbire l’acqua e la non corretta pianificazione urbanistica ha permesso la realizzazione di opere che ostacolano o accelerano eccessivamente il deflusso dei corsi d’acqua.

Meno note, ma altrettanto dannose, sono le conseguenze dell’inquinamento dovuto alle acque di pioggia quando queste, dilavando superfici contaminate o depositi di materiale all’aperto, raccolgono sostanze inquinanti e le trascinano poi nei corsi d’acqua naturali. Per tutelare il nostro territorio e l’ambiente bisogna quindi porre attenzione non solo a regolare la quantità delle acque meteoriche, ma anche a gestire e a trattare la qualità di quella parte delle precipitazioni che potrebbe inquinarsi scorrendo su superfici “sporcate” dalle attività umane.

 

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Proprio per questo il D.Lgs 152/2006, suddivide le acque meteoriche in due diversi gruppi, le acque meteoriche non contaminate, le quali non necessitano di alcuna autorizzazione qualitativa e le acque di prima pioggia (o contaminate) che devono essere separate dalle precedenti e opportunamente trattate secondo le disposizioni regionali. La nostra Regione ha emanato in proposito il regolamento 4/2006 “Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne” identificando le acque di prima pioggia come i primi 5 mm di pioggia che ricadono su una superficie durante un evento meteorico. Mentre all’art. 3 c. 1 dello stesso regolamento vengono elencate le attività che obbligatoriamente devono provvedere alla separazione e al trattamento delle acque meteoriche contaminate, lasciando comunque spazio ad una valutazione più specifica qualora altre attività potessero essere fonte di inquinamento delle precipitazioni. Si fa presente che in una recente sentenza della Corte di Cassazione (22 gennaio 2015, n. 2838) le acque meteoriche che sono contaminate da sostanze presenti in uno stabilimento sono state classificate alla pari dei reflui industriali.

La realizzazione della rete di drenaggio, la scelta del corretto sistema di separazione, accumulo e trattamento delle acque di prima pioggia (ormai fornito quasi “chiavi in mano” da diversi venditori) e la necessaria domanda di autorizzazione agli Enti competenti (A.R.P.A. e Provincia) sono diventate questioni essenziali da affrontare nella realizzazione o ristrutturazione di immobili destinati ad attività di tipo industriale, artigianale o commerciale. Nello stesso contesto sta prendendo sempre più piede, vista la crescente sensibilità sull’utilizzo della risorsa idrica, anche la possibilità di riutilizzo delle acque meteoriche contaminate e non. Risulta quindi necessario affidarsi a tecnici specializzati che possano progettare e realizzare le opere in conformità alla normativa nazionale e regionale, magari concretizzando sistemi di recupero delle le acque per altri usi, conseguendo quindi risparmi economici .

 

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Occorre specificare infine come anche le acque meteoriche non contaminate debbano essere opportunamente smaltite secondo la normativa vigente, richiedendo i relativi titoli autorizzativi, per evitare problematiche di tipo idrogeologico.

Dottor Federico Pagani
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