“L’Italia nel Bicchiere”. Oggi si stappa il Sauvignon blanc

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Roberto Beccaria
Roberto Beccaria

roberto_beccariaRUBRICA – Cari amici, questa volta desidero parlarvi di un vitigno internazionale diffuso in tutto il mondo ma piuttosto controverso e non gradito a tutti i palati: il Sauvignon blanc.

Tutto nasce da un pessimo Sauvignon 2014 dei Colli Orientali del Friuli assaggiato recentemente, che m’ha quasi costretto a cercar di meglio. D’accordo, in Friuli l’annata 2014 è stata una di quelle da dimenticare il più presto possibile , ma non pensavo si arrivasse a questo livello di mediocrità, senza peraltro aver diminuito i costi.
Dapprima sono andato alla ricerca di prodotti italiani validi, o quantomeno dignitosi,  poi ci ho preso gusto e mi son ritrovato a spaziare anche tra i vari Sauvignon del mondo, dai fuoriclasse francesi ai “fumè” californiani fino agli erbacei neozelandesi.

Andiamo con ordine: il Sauvignon blanc è un vitigno a bacca bianca originario del Sud-ovest della Francia il cui nome deriva da “sauvage”, “selvaggio” in francese, ed è tra i più diffusi al mondo. E’ un’uva dal particolare aroma che trasferisce  ai vini inconfondibili sentori di frutti tropicali, evidenti sfumature erbacee e, a detta di molti, di una particolare nota che ricorda la pipì di gatto.

In Italia è diffuso quasi esclusivamente a Nord-est e si esprime ai massimi livelli in Alto Adige, nel Collio Goriziano, Isonzo e Colli Orientali del Friuli, zone in cui microclima, altitudine e terreni riescono a conferire differenti sfumature. Dai recentissimi comparativi effettuati con i prestigiosi Sauvignon della Loira,  Sancerre e Puilly Fumè, che puntano su mineralità e complessità aromatica,  i nostri vini si sono distinti per una maggior immediatezza, struttura ed alcolicità.

Ancor più diversi sono i californiani, spesso affinati in barrique, ed i neozelandesi provenienti dalle zone fresche di Cloudy Bay e Marlborough, decisamente agrumati e vegetali con inebrianti note che ricordano pompelmo e peperone verde.

Tornando in Italia mi permetto di sconsigliare i Sauvignon di basso livello e costo, aciduli e beverini, spesso addirittura sgradevoli, e di puntare sulla fascia medio-alta perché è un vino molto particolare e piace solo se ha buona eleganza ed equilibrio.

Per citare un paio di dignitosi prodotti particolarmente economici vi segnalo il Sauvignon di  Altùris e quello di Di Lenardo, mentre nella fascia medio-alta a cui facevo riferimento  i buoni vini quasi non si contano: in Alto Adige Sauvignon “Lahn”Prod. S.M.Appiano,  “Kofl” Cant. Cortaccia, “Winkl”Cant. Terlano e “Aristos” Cant.Valle Isarco; in Friuli Sauvignon Colli Orientali “Col Matis” La Tunella, Isonzo Lis Neris o Collio Muzic. Alzando ancor più l’asticella troviamo il mitico Sauvignon “Sanct Valentin”, pluripremiato dalle guide, o anche i due crù “Piere” e “Vieris” di Vie de Romans che esprimono potenza  ed eleganza, o l’eccellente Langhe Sauvignon di Matteo Correggia curioso vino proveniente dal Roero , territorio di Nebbiolo e dell’Arneis.
Le ultime citazioni le riservo ai Sauvignon del “mio previlegio”, come diceva Luigi Veronelli pioniere e mentore del moderno giornalismo enogastronomico: Sauvignon “Voglar” di Peter Dipoli, Sauvignon “Quarz” Cantina di Terlano e Sauvignon Collio “Ronco delle Mele” di Venica & Venica sono tre gioielli dell’enologia italiana che non temono confronti a livello nazionale e internazionale.

A proposito di “Ronco delle Mele” e di Friuli , straordinario abbinamento regionale con prosciutto di Sauris , stagionato e delicatamente affumicato : pura poesia in tavola.

Assaggiare per credere!
Roberto Beccaria

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