I sintomi del drop out e del burn out

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Settimana scorsa ci eravamo lasciati con un interrogativo che ci si pone nei casi di burn out e drop out (molto spesso quando ormai è troppo tardi per azioni riparative): è corretto che un talento, per essere coltivato, debba magari affrontare situazioni come lo sradicamento da casa, allenamenti estenuanti, infortuni e delusioni, il tutto per… un sogno?

Ecco 2 risposte a questa domande, le migliori che abbia trovato fino ad oggi:

– la percentuale degli sportivi che dal dilettantismo passa al professionismo di altissimo livello è compresa fra lo 0,01% e lo 0,03%.

– Gli atleti professionisti che hanno mantenuto una buona attitudine a svolgere attività sportive anche dopo il ritiro, a fronte della domanda sui sacrifici compiuti negli anni agonistici tendono a rispondere attraverso concetti quali: “quel posto era la mia seconda casa”, “gli allenamenti erano certamente faticosi, ma erano vissuti in maniera naturale“,”farlo era qualcosa di ovvio”.

Queste due risposte si trovano agli antipodi: se io mi nutro del pensiero di essere quello 0,01% molto probabilmente sarò costantemente a rischio drop out e burn out, questo fondamentalmente a causa della mia stessa percezione di cosa debba essere lo sport (per me). Se invece vivrò la mia vita di atleta come una parte integrante di un percorso esistenziale/personale probabilmente concetti come burn out e drop out… non avranno nemmeno senso.

A questo punto resta da sciogliere il nodo sui sintomi del drop out e del burn out. E’ possibile comprendere quali siano i campanelli di allarme? La risposta è sì, ma con una precisazione in chiusura di articolo. Di seguito gli indici principali:

(Hackney, Perlman & Nowachi (1990)

Sintomi psico-fisici:

  • Scarsa motivazione o energia
  • Problemi di concentrazione
  • Perdita del desiderio di gareggiare
  • Perdita della cura di sé e della performance
  • Disturbi del sonno
  • Esaurimento fisico e mentale
  • Abbassamento dell’auto-stima
  • Emozioni negative
  • Cambiamenti d’umore
  • Abuso di sostanze
  • Isolamento emozionale
  • Aumento dell’ansia
  • Alti e bassi
  • Cambiamenti nei valori e convinzioni

 

Un ulteriore modello, preso in prestito dal mondo del lavoro e specifico per e attività che hanno a che fare con la sofferenza (medici, psichiatri, infermieri, etc.), può fornirci ulteriori elementi sul burn out vero e proprio:

1) Sintomi fisici: · malessere generale · disturbi del sonno · disturbi gastrointestinali · perdita di peso · frequente mal di testa · difficoltà nella vita di coppia.

2) Sintomi comportamentali: · impazienza eccessiva · impulsività · irritabilità e aggressività · abuso di psicofarmaci e di alcol · conflitti in famiglia e con il partner.

3) Sintomi cognitivo-affettivi: · distacco emotivo dai malati, non disponibilità verso i loro familiari (evitamento delle relazioni, delle visite, delle telefonate) · rigidità intellettuale, utilizzo di un modello lavorativo stereotipato con procedure standardizzate · negativismo, atteggiamento critico verso i colleghi · mancanza di entusiasmo nel lavoro e fuori dal lavoro · cinismo · depressione.

Il modello nella tabella può essere un buon riferimento, ma è importante sottolineare un aspetto critico: non esiste teenager che non viva in qualche modo una sorta di periodo depressivo, mistico, alternativo, dark, “post” sia perchè effettivamente vissuto dal/la ragazzo/a, sia perchè… di moda! Perciò gli indicatori dovrebbero essere presi con le pinze e soprattutto andrebbero suddivisi fra quelli che avvengono specificamente durante l’esercizio sportivo (ad esempio “non dorme mai prima delle partite”) da quelli che si manifestano indipendentemente da esso oppure che non sono strettamente riconducibili alla pratica atletica (“sono mesi che non dorme”).

Dott. Mauro Lucchetta – Psicologo dello Sport
Per domande o dubbi: mauro.lucchetta@psicologiafly.com
oppure visitate il sito: www.psicologiafly.com

 

 

 

 

 

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