Psicologia e Vita. Dottore, devo comprare lo smartphone a mio figlio?

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RUBRICA – In questo nostro intervento prendiamo spunto da un inciso dello scorso contributo per declinarlo in chiave molto pragmatica e vicina alla vita comune. Argomentando attorno al complesso e delicato tema della libertà, la volta scorsa ci siamo infatti imbattuti in una indicazione del filosofo e psicologo Umberto Galimberti che ci offre l’occasione per un ulteriore approfondimento.

Galimberti, evocando la sua strenua resistenza contro l’ingresso del cellulare nella sua vita, ricordava che fu costretto a deporre le armi nel momento in cui Ezio Mauro, direttore di Repubblica, quotidiano sul quale teneva una rubrica molto seguita, gli pose l’aut-aut di fronte alla difficoltà di mettersi rapidamente in contatto con lui: “O compri il cellulare oppure chiudiamo la tua rubrica…”. Galimberti ne trasse la conclusione, sulla propria pelle, che “Chiamarsi fuori da alcune pratiche collettive, soprattutto nel momento in cui diventano pervasive, più che libertà significa esclusione sociale”.

Prendiamo dunque le mosse da questo aneddoto per cercare di rispondere a una domanda sempre più frequente tra i “genitori nell’età digitale”. La formuliamo in questi termini: come rapportarsi a quel mondo allargato, fatto di internet, accessibilità e reperibilità illimitata, in cui siamo ormai inevitabilmente e perennemente inseriti? E, soprattutto, come gestire il rapporto che i nostri figli costruiscono con questo universo?

E’ un tema sul quale, ultimamente, si sta scrivendo e pubblicando molto. Seguiamo la pista indicata da Galimberti, che riassume, per tanti versi, la posizione assunta da buona parte degli psicologi che si stanno occupando del tema. Estromettersi dal mondo digitale è, oggi, una condizione quasi impossibile da realizzare e – sottolinea Galimberti – neppure auspicabile. Un adolescente, ma anche un pre-adolescente, a cui fosse proibito l’accesso al mondo digitale sarebbe oggi un escluso sociale, a prescindere dal giudizio che si può avere su quel tipo di universo parallelo. Ma allora come e fino a che punto è possibile, lecito ed educativo esercitare un controllo sulle azioni, frequentazioni, accessi che un ragazzino in procinto di affacciarsi sul mondo compie in quello spazio virtuale?

Il criterio sul quale mi sento di accordare con Galimberti, ma anche con Crepet e tanta parte dei colleghi specializzati in età evolutiva, è quello per cui un genitore deve esercitare appieno il suo ruolo genitoriale anche nel mondo digitale senza cadere vittima di falsi pregiudizi che ne snaturino il ruolo. La nostra generazione, e via via, a ritroso, tutte le precedenti, è cresciuta al cospetto di genitori che si informavano, direttamente o indirettamente, su tutto ciò che poteva costituire una minaccia (o, simmetricamente, un’occasione) per i loro figli. Nessuno si scandalizza se un genitore cerca di capire chi suo figlio frequenta, quali sono i suoi modelli reali o ideali (dal compagno di classe, al cantante di turno, al professore che stima di più), e nessuno mette in discussione la legittimità delle indicazioni genitoriali circa ciò che è opportuno o inopportuno fare nelle relazioni, negli affetti, nella gestione della piccola economia con cui un ragazzino si trova a fare i conti.

E perché mai, allora, non dovrebbe essere lecito, da parte di un genitore, informarsi, chiedere, consigliare, capire da chi sia composto il “mondo virtuale” di suo figlio, e come si articoli? Non – badiamo bene – da amico, ma da genitore; ossia senza rinunciare a quel ruolo che gli viene riconosciuto e legittimato in qualsiasi altro contesto. L’esortazione è sempre la stessa: parlare, approfondire senza paura e senza tabù, consigliare, vietare (laddove necessario), chiedere, permettendo così che anche le legittime paure, titubanze, insicurezze dei nostri figli vengano alla luce e si possano affrontare insieme, ognuno mantenendo il proprio ruolo. Nella consapevolezza che qualcosa ci sfuggirà, come sono sfuggite ai nostri genitori le marachelle e – talvolta – le incoscienze che ognuno di noi serba nel suo intimo.

Dott. Enrico Bassani
Psicologo – Psicoterapeuta
Via Leonardo da Vinci 15, Lecco
http://www.bassanipsicologo.it – info@bassanipsicologo.it – tel. 338.5816257

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