Assistenza malati terminali: il Nespolo compie 10 anni

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AIRUNO – Esistono temi delicati, parole da dire sottovoce, argomenti che certi tabù ci portano a evitare e che le istituzioni, a volte, trascurano; uno di questi è il cosiddetto “fine vita”, ovvero quella fase affrontata dagli individui prima del sopraggiungere della morte.  Un ambito praticamente ignorato da una cultura totalmente incentrata sulla vita, e che fugge la morte poiché fattore di smarrimento e di angoscia. Però, che lo si voglia eludere o meno, il decadimento dell’esistenza e la sua cessazione sono accadimenti inevitabili, e per questo si rende necessario un maggiore impegno da parte delle strutture ospedaliere e della medicina nell’assistenza al malato terminale.

Questo è ciò che chiedono associazioni come ACMT (Associazione per la cura dei malati in trattamento palliativo) e la onlus Fabio Sassi, che da tempo operano sul territorio lecchese nel sostegno dei pazienti affetti da malattie in fase ormai inguaribile, con un assistenza continua e qualificata. E’ stato il dott. Mauro Marinari, nel lontano 1981, ad intuire l’importanza di accompagnare il malato verso il proprio decorso, anziché abbandonarlo alle proprie sofferenze, e dare la nascita al primo ambulatorio di cure palliative ad Airuno (Lecco).  “Già nel 1989, con la nascita dell’associazione Fabio Sassi,  si è sentita l’esigenza di far fronte alle difficoltà della cura di malati che i familiari non erano in grado di gestire a casa propria – ha spiegato il dott. Marinari – abbiamo così deciso di importare il modello anglosassone dell’hospice, un luogo dedicato al ricovero di malati destinati a morire.  Sembrava un’idea lontanissima dalla cultura del Paese, in realtà si è rivelata una necessità concreta, che ha di fatto anticipato i tempi “.

Di qui, nel 2002, la creazione del Nespolo:  la struttura di accoglienza realizzata dall’associazione Fabio Sassi, che ha accudito fin oggi più di due mila pazienti, e che si appresta in questi giorni a festeggiare il suo decimo compleanno. “L’Hospice è frutto della sinergia tra la società civile e le istituzioni – ha dichiarato il presidente della onlus, Domenico Basile –  ma non è stato facile riuscire a condurre il progetto in questi dieci anni; la qualità del servizio, che è l’aspetto più importante dal nostro punto di vista, ha un costo notevole e ciò ci costringe al reperimento di importanti finanziamenti”. Fondamentale diventa quindi promuovere  l’operato svolto dall’associazione, e la festa per il traguardo raggiunto si presenta come un’importante occasione per avvicinare la cittadinanza. Numerosi gli eventi in programma, a partire dal 13 aprile, con il concerto di musica classica del Quartetto di Milano, presso la chiesa  SS Gottardo e Colombano di Calco.

In questo contesto si inserisce la manifestazione “CinEtica”, la rassegna cinematografica sull’etica di fine vita, organizzata da ACMT insieme all’associazione Dinamo Culturale. I film proposti, che verranno proiettati nel mese di maggio presso la Sala Ticozzi, legano la propria trama al dolore, la malattia e la consapevolezza della morte imminente: tra questi, “La prima cosa bella” di Paolo Virzì, e “Melancholia” di Lars Von Trier.

L’iniziativa è stata presentata nel pomeriggio di mercoledì, in una conferenza stampa che ha visto tra i partecipanti, oltre al dott. Marinari e al presidente Basile, anche l’assessore provinciale Antonio Conrater e l’assessore al Comune di Lecco Ivano Donato, il direttore sociale di Asl Lecco, Massimo Giupponi; per ACMT  erano invece presenti Rinaldo Zanini, componente del comitato scientifico dell’associazione, e la presidentessa dell’ente, Francesca Biurcio Mauri.

“Parliamo di malati inguaribili – ha spiegato la presidentessa Mauri –  ma il motto della nostra associazione è “la vita alla fine della vita”,  quindi accogliere il malato come persona che vive intensamente. Morire con dignità, in casa propria, accanto alle persone care, è l’obbiettivo delle cure pagliative di cui ci facciamo promotori. Sappiamo che il cammino dell’assistenza è lungo, ma la consapevolezza di far parte di un gruppo ben organizzato, permette a tutti di progettare il futuro con completezza e con l’entusiasmo di chi crede fermamente nel progetto in opera”.