Diabete mellito: un’epidemia dei nostri giorni

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Dottoressa Maria Elena Malighetti specialista in Endocrinologia, Diabetologia presso la Casa di Cura Ambrosiana di Cesano Boscone

CESANO BOSCONE – Anche quest’anno il 14 novembre si è celebrata la giornata mondiale del diabete, un’occasione non sempre riconosciuta con il giusto interesse, ma che cerca di rendere più consapevoli le persone riguardo questa infida patologia che viene diagnosticata solamente in un soggetto su due.

“Basti pensare – spiega la dottoressa Maria Elena Malighetti specialista in Endocrinologia, Diabetologia presso la Casa di Cura Ambrosiana di Cesano Boscone – che oggi il diabete di tipo 2 interessa un italiano su 12, che riduce la sopravvivenza di più di quanto facciano alcuni tumori, che può essere considerata alla stregua di una malattia cardiovascolare, che comporta elevati costi per la gestione delle complicanze croniche”.

Ma che cos’è il diabete mellito?
“La classificazione del diabete può essere semplificata in questo modo – prosegue la dottoressa Malighetti – diabete tipo 1, in cui degli anticorpi si dirigono contro le cellule del pancreas endocrino distruggendole e determinando un deficit pressoché assoluto di insulina, ed il diabete tipo 2, spesso associato a sovrappeso ed obesità, in cui insieme ad insulinoresistenza si sviluppa un deficit insulinico di grado variabile. Più semplicemente, nel tipo 1 ci si trova di fronte ad una situazione in cui abbiamo delle porte, ma non abbiamo più le chiavi per aprirle, cioè manca il mezzo (l’insulina) per far entrare lo zucchero nelle cellule. Nel tipo 2 le chiavi ci sono, ma in numero inferiore rispetto alle porte, ed inoltre risultano difettose (l’insulina c’è, ma funziona male)”.

Negli ultimi anni i diabetologi si sono trovati finalmente di fronte ad una sorta di rivoluzione nella gestione della malattia diabetica… “Sì, sono state approvate ed utilizzate nuove classi di farmaci orali ed iniettivi che hanno permesso di applicare il concetto di terapia sartoriale alla cura del diabete – spiega la dottoressa Malighetti – per ogni paziente viene valutata la terapia migliore, quella che più si adatta al paziente come un abito cucito su misura per il singolo soggetto”.

Non possiamo però cantare vittoria in quanto siamo ancora molto lontani dall’aver risolto le problematiche legate al diabete. “Certamente, in Italia dobbiamo fare i conti con questa triste realtà: ogni 7 minuti un infarto, ogni 10 minuti un ictus, ogni 10 minuti un problema serio agli occhi, ogni 52 minuti una amputazione, ogni 4 ore l’inizio di una nuova terapia dialitica. La causa principale di questi eventi è il diabete. Allora non possiamo definirlo ‘banale’, ‘un po’ di glicemia alta’, ‘alimentare’, ‘senile’, ‘familiare’, non possiamo accettare di dire o sentir dire che si ha ‘un po’ di diabete’. È diabete. Bisogna imparare a riconoscerlo, ad affrontarlo nel modo corretto, con fiducia nei mezzi ora a disposizione, con la consapevolezza di quali sono le possibili complicanze a lungo termine se non viene correttamente curato, ma soprattutto bisogna prevenirlo partendo dalle scuole, educando i genitori, gli insegnanti, i giovani che devono ‘reimparare’ ad alimentarsi correttamente e fare attività fisica regolarmente, a modificare lo stile di vita sedentario che sempre più sta prendendo piede negli ultimi decenni”.