Genitori in protesta: “I nostri figli senza insegnanti di sostegno”

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La protesta dei genitori davanti al Provveditorato Scolastico
La protesta dei genitori: Elio Canino e Sabina Burini davanti al Provveditorato Scolastico

 

LECCO  / CALOLZIO  – A due anni di distanza dalla sua clamorosa iniziativa, quando si era incatenato davanti alla scuola frequentata dalla figlia nella frazione Pascolo di Calolzio, Elio Canino è tornato a protestare, perché il problema, allora come oggi, non è ben lontano dall’essere risolto:

“Mancano gli insegnanti di sostegno per i nostri figli”. La sua voce è quella di molti altri genitori di bambini con disabilità, che necessiterebbero del supporto di docenti specializzati per affiancare gli alunni nella didattica.

“Invece – ci spiega Canino – la situazione sul sostegno è disastrosa, nel solo comprensivo di calolzio mancano una trentina di insegnanti. Sappiamo che ne verranno nominati nei prossimi giorni ma si tratterà di docenti senza abilitazione al sostegno, non hanno titolo e competenze per affiancare bimbi con disabilità e difficoltà di apprendimento. Non è una situazione che riguarda solo il calolziese o la sola provincia di Lecco, è così in tutta Italia. Oggi i nostri figli iniziano l’anno scolastico – l’11 settembre la prima campanella nel distretto di Calolzio – e non sappiamo se saranno seguiti”.

 

Per questo Elio ha deciso di manifestare nuovamente il disagio di tante famiglie e ragazzi disabili, compresa sua figlia Giada, 12enne affetta da sindrome di Down e ipovedente, che ha iniziato il primo anno di medie alla scuola di Somasca. Nessuna catena, ma uno striscione di protesta e un presidio davanti al Provveditorato Scolastico a Lecco.

Insieme ad Elio c’è Sabina Burini, mamma di Paolo, coetaneo di Giada e come lei ipovedente, iscritto alle medie di Carenno. “Non ha né l’insegnante di sostegno, né l’assistente alla comunicazione di cui avrebbe bisogno” ci dice Elio.

La protesta non si limiterà al lunedì’ mattina, proseguirà nei prossimi giorni annunciano i genitori: “Andremo avanti e speriamo che altre famiglie, rendendosi conto dell’incresciosa situazione, si uniscano a noi. Non ci divertiamo e non vogliamo farci pubblicità, è umiliante dover protestare per dare ai nostri figli quello di cui necessitano”.