Alla Rocca dell’Innominato ritrovata una statua-stele dell’età del Rame

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Gli scavi archeologici hanno rivelato la possibile presenza di un antico santuario

“Scoperta sensazionale: il primo ritrovamento del genere nel Lecchese. Nei prossimi mesi continueremo a cercare”

VERCURAGO – Una scoperta tanto preziosa quanto inaspettata quella fatta a pochi metri dalla Rocca dell’Innominato, sopra Somasca, frazione di Vercurago, durante la campagna di scavi condotta nelle ultime settimane dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Lecco.

“La grande sorpresa di questo sito è stata il ritrovamento in una buca di un frammento di statua-stele – ha spiegato la sovrintendente Alice Sbriglio, nel corso delle visite guidate organizzate a partire da oggi in occasione delle celebrazioni legate a San Gerolamo -. Le statue-stele sono manufatti tipici dell’età del Rame (circa tra il 3.000 a.C. e il 2.500 a.C.) e noi abbiamo trovato questo frammento in uno strato molto più recente. In zona, ritrovamenti del genere sono stati fatti solo in Valtellina e Valcamonica, questa è la prima statua-stele che emerge nel lecchese”.

La statua-stele dell’età del Rame

Per gli archeologi è stata una scoperta sensazionale, mai avrebbero immaginato di trovare così tanti reperti prima di avviare gli scavi: “Il frammento è grande 70×70 centimetri e alto 20 centimetri, pesa tantissimo ed è stata un’impresa tirarlo fuori a mano – ha spiegato Sbrigli -. Il frammento è già in fase di restauro per essere consolidato. Le statue-stele stavano in luoghi che sono stati interpretati come santuari, erano conficcate nel terreno e allineate, con una misura variabile tra il metro e mezzo e i due metri di altezza. Questo è un frammento di una statua-stele che, come accade praticamente sempre, è stata tagliata e riutilizzata”.

La sovrintendente Alice Sbriglio

E’ probabile che sul pianoro sotto la rocca ci fosse un santuario. La scoperta, però, si inserisce in un quadro più ampio: gli archeologi, infatti, hanno ragione di pensare che in quel luogo ci fosse un abitato protostorico. Al momento si possono fare solamente ipotesi, solo continuando a scavare si potranno avere risposte alle numerose domande.

“Quello che è certo è che sotto terra c’è altro, perché non siamo ancora arrivati a quello che definiamo terreno sterile. Sappiamo che dobbiamo aspettarci livelli dell’Età del rame. Troveremo altre statue-stele? Chi può dirlo… Il progetto prevede una prosecuzione della campagna di scavo grazie ai fondi che arriveranno da Roma, anche se non sappiamo ancora quanti sono. Al momento abbiamo speso 40mila euro. Il progetto originario prevedeva di chiudere lo scavo dopo 4 settimane, ma grazie a tutte queste belle sorprese abbiamo deciso di lasciare il cantiere aperto anche grazie al permesso dei Padri Somaschi proprietari dell’area. Quindi, in primavera riprenderemo a cercare”.

Nel 1988 il luogo era già stato oggetto di ricerche da parte dei Musei Civici di Lecco, allora venne alla luce un muro di terrazzamento e dei muretti in pietra interpretati come i resti di due abitazioni. In particolare le ceramiche e i bronzi ritrovati permisero di ascrivere l’abitato alla Cultura di Golasecca (i reperti andavano dalla fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro – tra il 1.100 a.C. e 700 a.C.). Ritrovamenti particolarmente significativi perché è difficile trovare siti che perdurano a cavallo di queste epoche. Ciò che caratterizza questo insediamento è che continua a vivere per tanto tempo.

“Grazie ad alcuni fondi del Ministero lo scorso anno abbiamo potuto continuare il lavoro cominciato nel 1988 – ha spiegato la sovrintendente Sbrigli -. Ho deciso di riaprire lo scavo e vedere in modo più approfondito cosa potesse dirci di più di quest’epoca. Abbiamo incaricato la società archeologica SAP e abbiamo fatto un accordo con i Padri Somaschi che ci hanno concesso di lavorare gratuitamente. Quello che è emerso nel corso di questi nuovi lavori è stato molto più di quello che ci aspettavamo, e devo dire che ci aspettavamo tanto”.

Gli archeologi erano partiti con l’idea di lavorare 4 settimane per arrivare al terreno sterile, dopo 8 settimane si sono abbassati solo di una cinquantina di centimetri e sono ancora lontani dal terreno sterile: “In pochi centimetri di profondità è venuto fuori l’universo mondo: non solo abbiamo trovato gli strati che ci aspettavamo di trovare, ma siamo andati ben oltre. In una prima fase abbiamo trovato materiale misto tra cui una freccia dell’età del Bronzo; scendendo abbiamo trovato livelli di occupazione del V-IV Secolo a.C.; poi siamo scesi ancora e siamo arrivati ai livelli a cavallo tra l’età del Bronzo e l’età del Ferro. La cosa più significativa ritrovata in questa fase è stata un fornetto per la produzione di cibo con i frammenti della sua calotta, tutti elementi che ci hanno suggerito di essere davanti a un livello di occupazione come abitato”.

Scendendo ancora gli archeologi hanno trovato le cose più interessanti, ossia quello che è attualmente visibile: “Abbiamo trovato i livelli dell’età che viene chiamata Bronzo Finale (tra il XII e il X secolo a.C.), si tratta della fase meglio documentata di questo scavo. Abbiamo trovato una serie di piani scottati (ovvero dei punti di fuoco), dei macinelli e dei vasi infissi nel terreno. Essendo così tanti e così sparsi, una delle ipotesi è che in questo luogo si producesse del cibo. La scoperta migliore, però, doveva ancora arrivare ed è stata fatta negli ultimi giorni di scavo: la statua-stele dell’età del Rame che ci ha portato a elaborare l’ipotesi del santuario”.

Sono ancora tanti i segreti che nasconde questo fazzoletto di territorio, più conosciuto per ospitare la Rocca dell’Innominato di manzoniana memoria. Un luogo strategico perché, oltre ad essere di forte passaggio sia per le rotte Nord/Sud che Est/Ovest, consentiva di avere una visuale ampia sul lago e sul territorio circostante. Gli archeologi sono convinti che queste non sono le uniche sorprese che potrà regalare questo scavo.

Ricordiamo che le visite guidate organizzate dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio proseguiranno anche nei giorni 8 e 9 febbraio alle ore 11, 12, 14, 15 (ritrovo qualche minuto prima presso il cantiere lungo il sentiero che sale alla Rocca. Non serve prenotare).