Calolzio. Gli alpini premiano Elena Clamer, volontaria del Nespolo

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Premio Solidarietà 2019 alla volontaria calolziese

Il capogruppo dell’Ana: “Il suo impegno è d’esempio per tutti”

LECCO – Da oltre quindici anni presta il suo aiuto, come volontaria, tra le persone più bisognose di attenzioni, giunte alla fine della propria esistenza terrena; lei, Elena Clamer, è una degli ‘angeli’ del Nespolo, l’hospice di Airuno, ed è stata scelta dagli Alpini di Calolzio come volto del Premio Solidarietà 2019.

Il riconoscimento le è stato assegnato domenica in apertura dell’assemblea annuale del gruppo delle Penne Nere calolziesi, alla presenza del sindaco Marco Ghezzi e del vicesindaco Aldo Valsecchi

Alla premiazione il capogruppo degli Alpini, Claudio Prati, il sindaco Marco Ghezzi e Elena Clamer

“Conosciamo l’attività preziosa di chi si prende cura delle persone che sono al culmine della sofferenza e vengono amorevolmente accuditi, non solo dai medici e dagli infermieri ma anche da chi passa del tempo con loro, offrendo ogni attenzione possibile – ha sottolineato Claudio Prati, capogruppo degli Alpini di Calolzio – in un tempo dove spesso l’ammalato o l’anziano sembrano dare fastidio, loro manifestano in modo limpido e gratuito la solidarietà che tanto sta a cuore anche a noi alpini. Grazie ad Elena che ce lo stai ricordando a tutti”.

La volontaria: “Una carezza o un sorriso possono fare tanto”

Calolziese, Elena Clamer ha cominciata la sua attività con l’associazione Fabio Sassi nel 2002, prima ancora che l’hospice venisse inaugurato. “Ritiro questo premio non solo per me, ma per tutti i volontari del Nespolo – ha spiegato nel suo intervento Elena – Altri volontari hanno assistito mio padre. Quando lui ci ha lasciato, ho deciso di entrare nell’associazione, prima con aiuti a domicilio poi nella struttura di Airuno”.

Elena Clamer

“Condividere con qualcuno i momenti più difficili della vita, ci fa capire quali sono i valori fondamentali – ha spiegato la volontaria – una carezza, un abbraccio o un sorriso, fanno sì che il cammino della malattia sia più sereno. Davanti alla nostra impotenza davanti alla sofferenza restiamo inermi e spaventati, ma è nei piccoli gesti, nel rispetto e nell’ascolto dell’altro, non solo le parole ma anche le emozioni, che ci appare la sacralità della vita”.