In tanti per Nando Dalla Chiesa: “La mafia? Dobbiamo fargli capire che non comandano”

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Nando Dalla Chiesa, Pierpaolo Farina, Federica Cabras

Serata intensa con Nando Dalla Chiesa e Federica Cabras

Al centro dell’incontro il libro “Rosso Mafia – La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”

CALOLZIOCORTE – In tanti, ieri sera, hanno partecipato all’incontro con Nando Dalla Chiesa organizzato dalla parrocchia di Sala di Calolziocorte in collaborazione con WikiMafia. Al centro della serata il libro “Rosso Mafia – La ‘ndrangheta a Reggio Emilia”. E così, a poche ore dall’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto Michele Formiglio nei confronti della società che gestisce l’Hotel Lungolago e il ristorante Tabula Rosa di Lecco, nel nostro territorio si è tornati a parlare di mafia.

Nando Dalla Chiesa

Il libro, scritto dal professor Nando Dalla Chiesa con Federica Cabras dell’Università degli Studi di Milano, parla della situazione legata alla ‘ndrangheta di Reggio Emilia legata alla cosca del boss Antonio Dragone prima e poi del boss Nicolino Grande Aracri, entrambi originari di Cutro, in Calabria.

“Sappiamo tutti che Reggio Emilia e il territorio circostante non sono l’unica situazione di infiltrazione al Nord, ma sono la metafora che ci fa capire fin dove può arrivare la mafia: anche in un territorio che possedeva tutti gli anticorpi per contrastarla, la ‘ndrangheta non solo si è infiltrata ma ha anche cominciato a comandare – ha spiegato Federica Cabras -. Ci siamo trovati di fronte a una cosca molto ramificata che è riuscita a interloquire con persone che non sono mafiosi, non fanno parte di quel mondo, e non mi riferisco solo a imprenditori, ma commercialisti, esperti di finanza, giornalisti, faccendieri ed esponenti delle forse dell’ordine”.

“Come è potuto succedere in un territorio che ha sempre sostenuto una cultura antimafiosa? Perché sosteneva una cultura antimafiosa finché si parlava di Sicilia, ma non si è stati capaci di fare antimafia a casa propria. L’atteggiamento era quello di chi ammette che il male c’è ma è sempre da un’altra parte, questo contesto ha favorito l’infiltrazione che è diventata radicamento e che è diventato qualcosa in più – ha detto Nando Dalla Chiesa -. A nessuno fa piacere dire che a casa propria c’è la mafia ma ci vuole forza: il nostro tentativo è quello di costruire una conoscenza scientifica del fenomeno per sapere cosa si sta combattendo”.

Federica Cabras

Dalla Chiesa ha sfatato anche alcuni luoghi comuni: “Siamo passati dalla negazione della mafia a un’altra negazione. Oggi si dice che i mafiosi sono persone istruite che parlano le lingue e mandano i figli a studiare a Oxford spostando così la mafia ‘da un’altra parte’, in un luogo dove la gente comune non può arrivare. Non c’è nessun figlio di mafioso a Oxford o Boston, i mafiosi non sono nemmeno esperti di finanza, sanno parlare a malapena l’italiano, ma i mafiosi stanno tra di noi, tutti i giorni. Quanti sanno che il processo con il maggior numero di ergastoli della storia della mafia è stato celebrato a Milano? Quanti sanno che anche a Milano è stata costruita un’aula bunker?”

Durante la serata è stato ricordato anche il determinante lavoro del Prefetto Antonella De Miro, ex Prefetto di Palermo, che ha messo in ginocchio gli affari della ‘ndrangheta a Reggio Emilia a colpi di interdittive, ha capito subito ciò che stava accadendo in quel territorio ed è stata capace di bloccare diverse imprese, anche Emiliane, che facevano affari con la mafia.

Pierpaolo Farina

Come fare per spezzare questa catena? “A differenza del passato, nessuno oggi è solo. Ci sono tantissime associazioni antimafiose e negli anni si è creato il concetto di rete – ha concluso Dalla Chiesa -. La mafia è riuscita a insinuare nella mente della gente che chi parla di mafia rischia la vita per definizione, questa è una panzana. Bisogna saper valutare bene le situazioni ma nessun imprenditore, oggi, è più nelle condizioni di Libero Grassi. Oggi sono tantissimi i Prefetti che hanno una cultura antimafiosa. Non è cambiata la politica, ma il corpo del paese è cambiato. E’ necessario costruire condizione collettive per fare in modo che la mafia abbassi la testa, è questa la ricetta. Tutti insieme, non uno solo, ma una intera società: dobbiamo fargli capire che loro non comandano. E di fronte a questo atteggiamento non ce n’è per nessuno, perché quando è stato così hanno sempre perso”.

Don Luca Casali, parroco di Sala di Calolziocorte

La serata, moderata da Pierpaolo Farina ideatore di WikiMafia, ha visto la partecipazione anche del vice prefetto Marcella Nicoletti oltre ad alcuni responsabili delle istituzioni locale.