Faggio di Villa Guagnellini, l’agronomo fa chiarezza: “Impossibile salvarlo”

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Dopo le perplessità del gruppo Cambia Calolzio, parla l’agronomo che ha redatto la perizia

“Irreversibile e avanzato stato di degradazione dei tessuti legnosi, totalmente inutili ulteriori approfondimenti”

CALOLZIOCORTE – Il faggio secolare di Villa Guagnellini torna al centro della discussione.

In risposta alle perplessità sollevate dal gruppo di minoranza Cambia Calolzio, parla l’agronomo che ha effettuato la perizia sulla pianta inserita nell’elenco degli alberi monumentali. L’agronomo Davide Spini chiarisce nel dettaglio la situazione.

L’agronomo Davide Spini che ha fatto la perizia sul faggio di Villa Guagnellini

La perizia tecnica del 5 novembre

“Non posso che riportarmi integralmente a quanto già evidenziato nella mia perizia tecnica del 5 novembre 2018 riguardo alla valutazione delle condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità del faggio secolare di Villa Guagnellini che ha subito una gravissima stroncatura a seguito del maltempo di fine ottobre”.

Il faggio prima dell’abbattimento

Faggio irrimediabilmente compromesso

“Nella perizia ho riscontrato lo stato ormai irreversibile e avanzato di degradazione dei tessuti legnosi colpiti da ben 2 tipologie di funghi agenti di carie (molto aggressivi). Ho reputato totalmente inutile suggerire un ulteriori approfondimenti diagnostici tramite la prova di trazione (pulling test), poiché è chiaro che l’albero ha esaurito la sua resistenza meccanica, oltre a essere irrimediabilmente compromesso a seguito del danno subito dopo l’intemperia”.

La prova di trazione (pulling test)

“Tale metodologia di indagine (pulling test) non sarebbe comunque stata attuabile poiché sulla pianta era già presente un complesso sistema di consolidamenti che non avrebbe permesso di restituire dati attendibili. Slegare provvisoriamente la pianta per eseguire la trazione non era attuabile”.

“Le prove con lo strumento dendrodensimetro utilizzato sono state effettuate principalmente sui contrafforti, apparentemente sani per valutare se anch’essi fossero stati intaccati dall’azione xilovora dei funghi”.

“Le prove eseguite hanno dimostrato che anche in tali tessuti erano in atto processi di degradazione avanzati”.

Troppi rischi, la pianta era da abbattere

“Considerando, infine, il rischio del sito e i pericolosi eventi climatici che si verificano con sempre più frequenza, ho prescritto l’urgente abbattimento dell’esemplare e la sostituzione con la messa a dimora di un esemplare della medesima specie di almeno 6 metri di altezza per compensare al meglio l’inevitabile intervento”.

La lettera del Ministero avalla la perizia dell’agronomo

Il gruppo di minoranza Cambia Calolzio aveva scritto, tra gli altri, anche al Ministero delle Politiche Agricole: “E’ importante sottolineare, inoltre, che è arrivata una lettera del Ministero in risposta al gruppo ‘Cambia Calolzio’ ” (la risposta del Ministero a Cambia Calolzio).

Anche l’abbattimento ha confermato la perizia del tecnico

“Infine, ho seguito le fasi dell’abbattimento e documentato lo stato dei tessuti legnosi interni dell’albero – conclude l’agronomo Spini – non vi era una sola porzione di tronco o branca principale che non fosse gravemente danneggiata dall’azione dei funghi come dimostrano le fotografie”.

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