Ostaggi della burocrazia: bloccati in casa in attesa dell’esito del tampone

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Da 15 giorni una famiglia aspetta il referto del tampone del figlio di 6 anni

“In tutto questo tempo non siamo riusciti a parlare con nessuno, solo il sindaco ci ha dato una mano”

CARENNO – Quella che vi stiamo per raccontare è storia che ha dell’incredibile, degna di una commedia dell’assurdo, eppure è tutto vero. Una famiglia di Carenno è bloccata in casa da quindici giorni in attesa dell’esito ufficiale di un tampone.

Ma andiamo con ordine. E’ il 23 ottobre quando, dopo il consulto con il pediatra, al figlio di 6 anni (sintomatico con patologia pregressa asmatica) viene eseguito il tampone: “Non è il primo tampone che fa mio figlio – racconta la mamma -. Essendo asmatico e broncopatico, e presentando tosse e febbre, il pediatra ha disposto il test del tampone”.

Il risultato, solitamente, arriva nel giro di 72 ore ed è consultabile sia dal pediatra che dalla famiglia attraverso il fascicolo elettronico: “Il problema è che oggi è il 6 novembre, sono passati 15 giorni e noi non abbiamo ancora in mano nessun esito ufficiale”.

La mamma, ovviamente, trascorse le 72 ore e non avendo nessuna notizia ha cominciato a chiamare l’Ats: “In tutti questi giorni non sono riuscita a parlare con nessuno. Ho chiamato tutti i numeri possibili e immaginabili, ho mandato mail, ho passato mattinate attaccata al telefono ascoltando le varie musichette di Vivaldi ma non ho trovato nessuno che riuscisse a darmi una risposta per uscire da questa assurda odissea. Ho chiamato anche l’Asst e anche loro mi hanno confermato che il referto viene rilasciato dall’Ats. E’ intervenuta anche la scuola di mio figlio ma nulla”.

Fortunatamente il sindaco Luca Pigazzini, per quanto nei suoi poteri, è riuscito a dare una mano alla famiglia: “Dopo una settimana di silenzio ho pensato di rivolgermi al sindaco Pigazzini contando sui contatti che un amministratore può avere con gli altri enti. Lui è stato gentilissimo, si è attivato immediatamente ed è riuscito a comunicarci l’esito, peraltro negativo, del tampone (pensate che il documento ‘ufficioso’ porta la data del 24 ottobre). Il problema è che ad oggi né io né il pediatra abbiamo ancora in mano un documento ufficiale“.

La conseguenza è che la mamma non può andare al lavoro senza l’ufficialità dell’esito, il bimbo deve stare in quarantena e il marito ha ripreso a lavorare dopo una settimana (una settimana!) solamente grazie al buonsenso del superiore che ha ritenuto valido quanto comunicato a voce dal sindaco alla famiglia.

Speriamo solo che qualcuno intervenga il prima possibile per liberare questa famiglia… ostaggio della burocrazia.