Caso Italcementi, interrogazione al Pirellone: “Valutare altri studi epidemiologici”

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La richiesta da parte del consigliere regionale della Lega Corbetta che si è fatto portavoce delle istanze dei Comuni

“Valutare elementi di valutazione epidemiologica proposte da parti terze indipendenti secondo un modello analitico osservazionale”

CALUSCO – “Valutare l’opportunità di introdurre elementi di valutazione epidemiologica che non sia solo fatta dalla parte richiedente ma anche da terzi parti indipendenti”. E’ quanto chiede, con un’interrogazione indirizzata al presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi e alla Giunta guidata dal presidente Attilio Fontana, il consigliere regionale brianzolo Alessandro Corbetta (Lega) che ha deciso così di portare all’attenzione della Regione la questione relativa al cementificio Italcementi, che sta portando avanti la richiesta di aumentare la combustione dei rifiuti passando dagli attuali 30mila a 110mila tonnellate all’anno.

Il consigliere regionale Alessandro Corbetta

Una vicenda annosa, su cui i primi cittadini dei Comuni di Imbersago, Paderno, Robbiate, Verderio e Solza hanno preso pubblicamente posizione, ribadendo la propria contrarietà al via libera all’operazione di ampliamento della quota di rifiuti da bruciare anche venerdì scorso durante la conferenza dei servizi convocata dalla Provincia di Bergamo, a cui hanno preso parte, in qualità di semplici uditori, anche gli amministratori dei Comuni di Merate e Cornate e della Provincia di Lecco.

Ed è proprio dalle istanze degli amministratori del territorio che è nata l’interrogazione di Corbetta. “La mia richiesta arriva dagli enti locali, in particolare da Comuni che avevano partecipato alla prima conferenza dei servizi e che successivamente, con una decisione quantomeno anomala e discutibile, ne sono stati estromessi dalla Provincia di Bergamo. Si tratta di Comuni della zona interessata dall’aumento della combustione dei rifiuti, che passerà dagli attuali 30 mila a 110 mila tonnellate/anno. Una questione che tocca tre province, oltre a Bergamo anche Lecco e, ad esempio, il comune di Cornate d’Adda in provincia di Monza Brianza. Un’area che è già perfettamente autonoma nello smaltimento dei rifiuti e che già sul territorio ospita inceneritori e termovalorizzatori”.

Nel mirino, come evidenziato anche dai sindaci firmatari della nota stampa diffusa settimana scorsa, la “bontà del metodo utilizzato per l’analisi epidemiologica, che ha suddiviso l’area in zona industriale, agricola e residenziale senza applicare la classica suddivisione in sotto-aree ad alta, media e bassa esposizione come avvenuto per altri inceneritori lombardi”.

Non solo. L’interrogazione si chiude con una richiesta, ovvero che qualora l’ampliamento dell’impianto di Calusco dovesse venire confermato (la palla è ora in mano alla Provincia di Bergamo che dovrà rilasciare l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale) , “venga previsto l’utilizzo delle BAT (Best Available Technologies), ovvero delle migliori soluzioni tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo per garantire il più elevato livello di protezione dell’ambiente per l’abbattimento degli inquinanti”.

LEGGI L’INTERROGAZIONE INTEGRALE