Civate si è fermata per l’addio a Elisa Mauri Polastri: “Eri capace di uno sguardo più alto”

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Tante persone questa mattina, martedì, per i funerali di Elisa Mauri Polastri, 65 anni

Commosso don Gianni: “I nostri patroni non sono solo i Santi del Trecento, ma tutti coloro che, con uno sguardo amante, altro e più alto, si sono spesi per la comunità”

 

CIVATE – Una presenza costante, attenta e partecipe con tanti piccoli segni caratteristici di una persona umile, genuina, intelligente e ironica. C’era tutta Civate questa mattina, martedì, per tributare l’ultimo commosso saluto a Elisa Mauri, vedova Polastri, 65 anni, vero e proprio punto di riferimento non solo del mondo parrocchiale dove ha collaborato per anni come volontaria e catechista ma per l’intera comunità.

Dotata di una memoria di ferro, che le permetteva di non dimenticarsi mai degli anniversari e delle ricorrenze più importanti del paese, compleanni e onomastici compresi, Elisa sapeva annodare i fili della grande storia con quelli degli eventi e degli episodi di paese, mostrandosi sempre aperta e desiderosa di conoscere, apprendere e imparare pur trascorrendo gran parte delle sue giornate tra la casa di via Del Roccolo e la parrocchia dei Santi Vito e Modesto, sua seconda cosa.

 

Animata da una frizzante e mai doma curiosità, non era mai fermata e arresa neanche quando, anni fa, un brutto male si era portato via il marito Marco Polastri, il suo grande amore. Al suo fianco aveva lottato sperando e pregando per una guarigione e a lui aveva promesso di continuare a essere la mamma attenta e scrupolosa di Alessandro ed Emanuele. E madre, Elisa, lo era un po’ di tutti quelli che, vuoi in chiesa o direttamente a casa, bussavano alla sua porta sapendo di trovarla sempre aperta. Non a caso il parroco, don Gianni De Micheli, ha voluto sottolineare nell’omelia del funerale concelebrato insieme ad altri tre sacerdoti, lo sguardo “altro e più alto”.

Rifacendosi alle parole dell’evangelista Giovanni, ha parlato di un sguardo amante su tutte le cose, sul mistero di Gesù e sulla vita dell’uomo. “Elisa si è spenta poco dopo il sorgere del sole il 13 giugno, giorno della festa patronale e oggi, 15 giugno, festa liturgica dei santi Vito, Modesto e Crescenzio, celebriamo il suo funerale con la chiesa agghindata con i colori liturgici della festa patronale”. Con la voce calma e posata, ma più volte spezzata dalla commozione, don Gianni ha sottolineato come i patroni del paese non sono soltanto i tre santi del Trecento, ma tutti coloro che, con uno sguardo amante, altro e più alto, si sono spesi per la comunità. “E non parlo solo dei grandi monsignor Polvara, del Beato Angelico e di monsignor Gilardi, ma anche di figure più semplici che hanno calpestano il cammino della nostra vita, come Rino, Livio, Michele e Ornella”.

E chiaramente anche Elisa: “Uomini e donne che nell’oggi di ogni giorno sono capaci di ricordarci che nella vita c’è di più, partendo da gesti anche semplici come le preghiere con le lampade ardenti che don Mario aveva voluto e lei aveva fortemente sostenuto”.

Donna di grande fede, era riuscita a fare della vita una liturgia di storia e di e memoria, ponendo attenzione ai segni e ai passaggi: “Una donna di relazione, seppur a modo suo e con i suoi termini, con i suoi messaggi a volte stalkerizzanti, ma sempre preziosi anche in questi mesi di malattia”.

Sempre presente, anche da remoto, e non solo a causa del Covid con un desiderio, che non è mai venuto meno, di esserci e di essere vicina. Padre Gianantonio Sozzi, missionario civatese in Sudamerica, l’ha paragonata, nella lettera che ha inviato a don Gianni, al cikerì della missione, l’uccellino poco vistoso, che non si arrende mai e sa sempre volare. Parole cariche di affetto e riconoscenza, sentimenti condivisi anche dai messaggi letti a nome dell’ex parroco don Mario Longo, della sorella suor Giulia Mauri e delle “vecchie ragazze dell’oratorio” che hanno voluto ringraziare Elisa per una presenza costante, ferma e puntuale che mancherà a tutti.