Ambiente, WWF Lecco libera Gheppi e Civette sul Monte Barro

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WWF Lecco rilascia tre gheppi e quattro civette nell’area protetta del Monte Barro

I piccoli rapaci erano stati curati dal CRAS Valpredina

LECCO – Nel corso della giornata di sabato 24 luglio, tre esemplari di gheppio e quattro giovani civette sono stati reintrodotti in natura dal WWF di Lecco, dopo essere stati curati dai veterinari del CRAS di Valpredina.

La liberazione è avvenuta nell’area protetta del Parco regionale del Monte Barro, nella zona di San Michele.

Da anni WWF Lecco collabora con il CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Valpredina, una struttura realizzata dal WWF Italia che ha lo scopo di recuperare animali selvatici feriti o in difficoltà per curarli e rimetterli in libertà.

Il servizio a beneficio della fauna selvatica è svolto in convenzione con Regione Lombardia e con bacino di utenza le province di Brescia, Bergamo e Lecco.

Il gheppio (Falco tinnunculus) è un piccolo rapace diurno, della dimensione di un piccione, che predilige ambienti aperti, praterie, boschi, ma che spesso nidifica anche in città. È un eccellente cacciatore, in particolare di piccoli passeriformi, lucertole, piccoli serpenti, e micromammiferi.

Spesso lo si vede in attesa di prede sopra tralicci, cavi dell’alta tensione, o sui rami sporgenti lungo strade o sentieri. È caratteristica la sua capacità di restare quasi immobile in volo in un punto, sbattendo rapidamente le ali e osservando il suolo in cerca di prede, assumendo una forma conosciuta come “spirito santo”.

È l’unico rapace nelle nostre regioni con questa capacità, che ne permette l’identificazione certa anche da molto lontano.

La civetta (Athene noctua) è anch’esso un piccolo rapace, ma con abitudini prevalentemente notturne. È lunga poco più di 20 cm, con un’apertura alare di 60cm e un peso che oscilla tra i 100 e i 200 grammi.

Anche la civetta si ciba di piccoli roditori, rettili e grossi insetti, cacciando solitamente le sue prede al suolo partendo da un posatoio. Nidifica in cavità come vecchi alberi o nicchie nei muri.

L’area protetta del Monte Barro, con boschi maturi e cascinali, spazi aperti e zone ad agricoltura mista, è un habitat ideale per queste due specie, che ci si augura possano trovare le condizioni idonee per riprodursi e contribuire alla biodiversità del Parco.