Anche Angelo Scola interviene alla serata dedicata a Tino Vaglieri

Tempo di lettura: 3 minuti

L’arcivescovo emerito alla serata promossa  da Galleria Bellinzona e Centro culturale Alessandro Manzoni

Una serata dedicata all’opera la “Morte Del Minatore” di Tino Vaglieri

LECCO – A sorpresa, lunedì sera, anche il cardinale Angelo Scola è salito sul palco dell’incontro pubblico organizzato dalla Galleria Bellinzona e dal Centro culturale Alessandro Manzoni per riflettere attorno alla “Morte del Minatore”, la Crocifissione laica che nel 1956 Tino Vaglieri dipinse appena saputa la sconvolgente notizia del disastro minerario di Marcinelle, con centinaia di morti oltre la metà dei quali italiani.

L’arcivescovo emerito di Milano ha così accolto l’invito di Oreste Bellinzona a dialogare – in queste settimane della Quaresima cattolica – su temi umanissimi quali il significato del dolore, il senso della vita e la morte, e ancora della domanda di infinito e del desiderio urlato di salvezza dentro le tragedie, i drammi personali e collettivi dell’esistenza.

Temi rappresentati appunto dalla “Morte del Minatore”, l’opera culmine della mostra dedicata a Tino Vaglieri e in corso alla Galleria Bellinzona, protagonista della serata svoltasi presso la Sala conferenze dell’Unione industriali.

Introdotto da Gigi Riva, sollecitato da Elena Lissoni e da Laura Polo D’Ambrosio, curatrici della mostra, che hanno raccontato dell’artista Vaglieri e di quest’opera in particolare anche all’interno di una lunghissima tradizione di crocifissioni cristiane e/o laiche, il cardinale Scola ha subito precisato di non voler parlare da esperto di arte, ma di voler semplicemente interagire con questo quadro.


“L’opera d’arte ha una marcia in più nello sguardo sulla realtà – ha esordito Scola – perché dice in maniera pubblica l’interazione del soggetto con la realtà stessa. E’ una modalità veramente singolare di comunicare, che costringe ad un coinvolgimento, sia esso di fascino o anche di rifiuto. Da questo punto di vista l’opera d’arte eleva la realtà al quadrato, la comunica e la esprime molto di più di quanto noi normalmente siamo abituati a fare: rompe il mondo dell’abitudine, o il mondo del fantasmare. Rende presente la realtà, e genera un incontro, che muove e sommuove il mio io dal profondo. L’opera d’arte, per l’uomo nord-occidentale, è stato sempre un luogo di grande attrattiva, e anche di grande cultura”.

E’ positiva dunque, ha sottolineato il cardinale ricordando il richiamo esercitato dal patrimonio del Duomo di Milano piuttosto che dalle mostre allestite nel vicino Palazzo Reale, l’attuale grande attenzione verso il fenomeno artistico: il problema semmai è di offrire non soltanto un godimento immediato, e dunque occorre che tutto questo sia accompagnato ed educato, ad iniziare dagli anni della scuola.