“Attraverso i nostri occhi”, la Stoppani accende i riflettori sui bimbi migranti di Samos

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La potenza delle fotografie in mostra alla Stoppani

I ragazzi di 1^ C presentano il lavoro svolto con Pietro Bartesaghi

LECCO – “Attraverso i nostri occhi”. Si intitola così la mostra fotografica che è stata presentata oggi, 13 dicembre, alla scuola media Stoppani di Lecco (via Grandi, 35). Un progetto realizzato in collaborazione con il lecchese Pietro Bartesaghi e l’associazione Still i rise. Non una semplice mostra fotografica, ma un viaggio attraverso lo sguardo dei piccoli migranti costretti nell’hotspot greco di Samos.

Pietro Bartesaghi, l’assessore del comune Clara Fusi e Anna Meles

“Un campo costruito per 650 persone dove, ad oggi, ci sono qualcosa come 7000 rifugiati – ha raccontato Bartesaghi che a Samos ha svolto un’esperienza di volontariato -. I servizi sono inesistenti: ci sono 3 turche per 7000 persone e presta servizio un solo medico. Anche per mangiare bisogna fare una lunga fila. Nell’hotspot vivono, in condizioni al limite, più di 400 minori non accompagnati”.

Scatto dopo scatto si entra nello stesso mondo di questi bimbi anche se è impossibile immaginare la loro sofferenza. Ragazzi pieni di voglia di vivere che, nonostante tutto, trovano la forza per andare avanti e addirittura sorridere.

Pietro Bartesaghi ha raccontato l’incontro con Nicolò Govoni che nel 2018 ha dato vita all’associazione Still i rise e al progetto Mazì (che significa “insieme”): una scuola per minori dai 12 ai 18 anni dove si insegnano tutte le materie compresa la fotografia. Così ai bimbi è stata data una macchina usa e getta per raccontare con le immagini la vita all’interno del campo.

“Le foto sono molto potenti perché scattate dai ragazzini – ha raccontato Bartesaghi -. La mostra ha presto fatto il giro del mondo e la situazione di questo campo ha attirato l’attenzione di media e associazioni, tanto che la questione è arrivata anche al Parlamento Europeo”.

Pietro Bartesaghi

Dall’incontro tra Pietro Bartesaghi e la professoressa di lettere Anna Meles è nato il progetto che ha coinvolto gli studenti di 1^ C: “Pietro, che è stato alunno della Stoppani, è venuto volentieri e ha tenuto lezioni in varie classi per spiegare cosa vuol dire fare il volontario e vivere in un campo profughi. Il progetto mi è piaciuto subito così ho pensato di portare queste foto anche nella nostra scuola”.

La professoressa Anna Meles

La mostra è stata esposta per la prima volta al salone del libro di Torino e adesso sta girando nelle scuole di tutto il mondo, le foto sono accompagnate dalle didascalie degli stessi ragazzini (“Ho scattato questa foto dal mio letto. Divido questa stanza con altri dieci minori non accompagnati. Ho un buon rapporto con loro” dice Bashir, 17 anni).

Una presentazione a tratti molto emozionante, lo stesso Bartesaghi ha fatto fatica a raccontare quanto visto: “ma la cosa speciale della scuola è il fatto che per questi bambini, nonostante tutto, rappresenta un luogo di felicità e spensieratezza”. Come una spada di Damocle, però, risuona la domanda con cui i ragazzi della Stoppani hanno aperto la serata: “E se fosse tuo figlio?”