Covid, in ospedale: “Un anno fa era piena emergenza, oggi tutto è diverso”

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L'ospedale Manzoni di Lecco
L'ospedale Manzoni di Lecco

Un anno fa era la seconda ondata ondata del virus, il direttore dell’ospedale di Lecco: “Il suono continuo delle ambulanze e i reparti pieni”

Oggi solo sette ricoverati. “Grazie ai vaccini. Quarta ondata? Per ora almeno su Lecco i dati non preoccupano”

LECCO – Qualche giorno fa Regione Lombardia ha pubblicato una tabella che confrontava i dati sui contagi e ricoveri per Covid dello scorso ottobre con quelli attuali, evidenziando la grande differenza nei numeri e la drammaticità dell’autunno del 2020 con il periodo che stiamo vivendo.

Dodici mesi fa eravamo nel pieno della seconda ondata di pandemia: dopo la tregua estiva, i casi ricominciavano a salire insieme ai decessi dovuti al virus. A inizio novembre dello scorso anno superavano quota 5 mila i ricoveri in tutta la regione di cui 500 in terapia intensiva, oggi sono poco più di 300 i ricoverati e meno di cinquanta in rianimazione. Un anno fa non c’erano i vaccini, oggi la Lombardia sfiora il 90% dei vaccinati.

Vale lo stesso anche per la sola provincia di Lecco dove a novembre del 2020 erano circa 330 i ricoverati negli ospedali Manzoni e Mandic di cui 28 in terapia intensiva. Gli ultimi dati, del 5 novembre, riferiscono di sette persone ricoverate a Lecco e di queste una in terapia intensiva e un’altra sottoposta a C- pap. Un anno si attendeva il vaccino, oggi in provincia di Lecco si è quasi raggiunto la soglia dei 94% di vaccinati.

“Un anno fa avevamo le ambulanze all’esterno del pronto soccorso che faticavano a scaricare i malati, all’interno i pazienti intubati e proprio in questi giorni avevamo aumentato la fornitura di ossigeno – ricorda il direttore generale dell’ASST di Lecco, Paolo Favini – Eravamo talmente colmi di pazienti che alcuni di loro abbiamo dovuto trasferirli in Germania, purtroppo non tutti sono tornati a casa. Oggi, per fortuna, la situazione è completamente diversa, e questo perché siamo riusciti a vaccinare tanta gente”.

Il direttore generale Paolo Favini

Una battaglia, quella contro il virus, che esposto in prima persona i sanitari, non pochi si sono ammalati anche all’ospedale di Lecco, lo stesso Favini è stato ricoverato e affidato alla cure dei colleghi del Manzoni: “Ricordo il suono della ambulanze, si sentiva benissimo anche dentro il reparto, e così frequente non era usuale neppure per noi – prosegue il dg – sto pensando alle persone ricoverate accanto a me e sottoposte a Cpap, con la respirazione così difficoltosa e il rumore del casco che ti tiene sveglio, sembrava di non vedere la fine in fondo al tunnel. Ricordo i contatti con i parenti solo tramite cellulare perché non era possibile ricevere e purtroppo non tutti hanno potuto riabbracciare i propri cari. Io sono stato fortunato a poter fare ritorno a casa”.

Per il direttore dell’ospedale non ci sono dubbi: “Senza il vaccino saremmo ancora in difficoltà e quelle zone dove la percentuale dei vaccinati non è così alta stanno pagando uno scotto, con la ripresa dei casi. Una quarta ondata? Almeno su Lecco, al momento, i dati sembrano dire il contrario. Oggi in rianimazione ci vanno sono i non vaccinati, gli altri invece stanno bene e possono curarsi a casa perché hanno solo sintomi lievi, gli anziani possono avere invece bisogno di un assistenza maggiore. Bisogna dunque continuare a tenere alta l’attenzione sulle misure di prevenzione finora adottate”.

Nel frattempo si prosegue con la somministrazione della terza dose di vaccino agli anziani, ai soggetti fragili e ai sanitari per rafforzare la copertura contro il virus. Ne sono già state effettuate oltre 16,6 mila.

Dopo una partenza lenta “il trend delle vaccinazioni con la terza dose è in aumento ma ancora altalenante – ci spiega il direttore – al contrario è costante il numero di richiami effettuati ma anche di prime dosi che oscillano tra le 50 e le 60 ogni giorno. Se la terza dose sarà estesa ad altre fasce d’età ci faremo trovare pronti. Siamo in stretto contatto con la Regione e con Guido Bertolaso”.