Don Marco Bassani arriverà a Laorca, una lettera per dargli il benvenuto

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don Marco Bassani (foto Chiesadimilano.it)

Le parole di don Mario Proserpio, padre Angelo Cupini, don Flavio Colombo e padre Elia Panizza

“Leggiamo nella tua venuta a Lecco l’intenzione di scommettere sulla vita delle persone cominciando dalle più fragili”

LECCO – Dal prossimo 1° marzo l’Arcivescovo ha destinato don Marco Bassani alla Comunità Pastorale Beato Giovanni Mazzucconi e beato Luigi Monza come residente con incarichi pastorali. Don Marco, 58 anni e prete dal 1991, lascia la Comunità Pastorale “San Carlo Borromeo” di Dervio, Corenno Plinio, Dorio, Sueglio e Valvarrone dove era presente dal 2018. Don Marco Bassani abiterà nella casa parrocchiale di Laorca.

Di seguito la lettera aperta a don Marco Bassani e alla Comunità lecchese da parte di don Mario Proserpio, padre Angelo Cupini, don Flavio Colombo e padre Elia Panizza.

“Caro don Marco,
benvenuto nella comunità lecchese.
Questa città ti ha accompagnato nel tempo degli studi, poi c’è stato il tuo servizio missionario in Brasile, ora diventi un suo abitante, residente a Laorca con un incarico pastorale per la città/territorio.
E’ su questa seconda indicazione che vogliamo esprimere a te e al territorio la nostra gioia e dirti la nostra vicinanza. L’incarico pastorale che ti è stato affidato è quello di coinvolgere il territorio nell’accompagnamento del mondo dei migranti.
E’ decisamente centrato il fatto di riconoscere il bisogno di una figura che metta sulle sue spalle questo compito. Avevamo l’impressione di un riserbo o di una paura nella quale, ci sembra, viva questa città sia in ordine socio-politico che religioso: dichiarare che è vitale e prendere parola sull’accoglienza dignitosa di donne e uomini di altri Paesi, capire che è un’occasione storica ed unica per rigenerare energie umane (la nostra città/territorio è sempre più sottoposta all’usura del tempo: invecchiamento e meno nascite). Allo stesso tempo prendere coscienza della trasformazione alla quale siamo sottoposti. Non siamo nuovi a questo fenomeno. Siamo già alle seconde/terze generazioni ma ci sembra di essere ancora in una fase non di riconoscimento e di parola libera e generatrice.
Noi che firmiamo questa lettera continuiamo da anni a tessere nel quotidiano una prossimità con queste persone, interrogandoci sul loro futuro; tentando di tradurre il verbo “fermentarsi” con il quale il vescovo Martini ci aveva proposto il metodo e lo sguardo politico e religioso di come affrontare questo tempo e questa situazione.
Ora anche la chiesa che è a Lecco dice ad alta voce questa centralità indicando e destinando un suo figlio alla cura pastorale di queste persone.
Ci auguriamo che la capacità di accoglienza offerta sempre dalla città/territorio si coniughi con la presa di coscienza della trasformazione in atto del territorio.
Questo ci metterà tutti in una condizione di rigenerazione del tessuto abitativo, del lavoro, della sapienza di vita che la religione ha donato ai singoli residenti. Dobbiamo continuare ad aprire spazi di scoperta e di dialogo.
Ci sta a cuore l’investimento di energie per i giovani ai quali dedichiamo, nel piccolo di ognuno di noi, le energie e la passione.
Dobbiamo crescere come cittadini che hanno alle spalle tradizioni diverse e abbiamo il compito di inventare un futuro per il bene di ognuno e della collettività.
Leggiamo nella tua venuta a Lecco questa intenzione della tradizione ambrosiana: scommettere sulla vita delle persone cominciando dalle più fragili.
Invitiamo la gente del quartiere dove tu andrai ad abitare a continuare ad esprimere cordialità e vicinanza.
L’invito è rivolto a tutta la città/territorio, perché sappiamo accogliere il nuovo. Noi certamente ci sentiamo confortati da questa scelta ecclesiale che dice contenuto e metodo di servizio.
Ripetiamo a te e a noi e alla città l’invito di papa Francesco per questo tempo: interrogare “colui che porta la brocca” perché ci indichi la sala dove celebrare la pasqua della vita.
Buona strada”.