Enrico Letta a Lecco: “Serve una riflessione non convenzionale sull’Europa”

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“Oggi l’Italia vive un problema serissimo di appartenenza all’Europa”

“Europa siamo noi”, la lectio di Enrico Letta al Politecnico di Lecco

LECCO – “Serve una riflessione non convenzionale sull’Europa per un motivo molto semplice: perché le riflessioni convenzionali non funzionano più”.

Si è presentato così, oggi pomeriggio, Enrico Letta al convegno organizzato dal Centro di Servizio per il Volontariato Monza Lecco Sondrio “Europa Siamo Noi”.

Enrico Letta, direttore della Scuola di Affari internazionali Università – Sciences Po di Parigi, è partito del suo ultimo libro “Ho imparato. In viaggio con i giovani sognando un’Italia mondiale”, per trarre spunti di riflessione sulle origini e sullo sviluppo dell’Unione Europea.

Francesco Cancellato con Enrico Letta

“Se non siamo consapevoli che la riflessione convenzionale sull’Europa non riesce più a coinvolgere le persone allora abbiamo un serio problema di rapporti con la realtà. La realtà dice che il nostro Paese, oggi, con l’Europa vive un momento di grandissima difficoltà. L’Italia oggi vive un problema serissimo di appartenenza all’Europa”.

Emanuela Grecchi, Virginio Brivio e Filippo Viganò

Enrico Letta ha cercato di proporre spunti diversi per evitare che l’Italia imbocchi una strada che non è più solo ipotetica “ma è la strada che sta percorrendo la Gran Bretagna che ha deciso di passare dalle parole ai fatti. Una situazione che ha messo in seria difficoltà la situazione economica e sociale”.

L’ex presidente del consiglio è partito proprio dal suo libro che parla molto di Europa: “Ho cercato di spiegare perché una Brexit italiana sarebbe una follia. Questo lavoro è partito da un regalo che ho ricevuto e quando l’ho sfogliato mi son detto che quella era la chiave”.

Si tratta di una copia della Domenica del Corriere dell’agosto del 1966, data di nascita di Letta: “Il numero nel quale Indro Montanelli aveva lanciato la provocazione ‘si stava meglio quando si stava peggio’. A ispirarmi è stata una vignetta che racconta il villaggio globale del mondo in quel periodo. Un villaggio diviso nei cinque continenti con 100 personaggi che lo abitano”.

L’immagine mostra un 1966 dove ci sono tanti asiatici (55 su 100), al centro un’Europa dove ci sono 21 abitanti su 100 e, più piccoli, gli altri tre continenti: “Partendo da qui ho voluto provare a vedere cosa sarà questa stessa fotografia quando immagino che quelli  della mia generazione lasceranno questa terra e ho pensato alla data del 2050. Ho preso i dati di come sarà la demografia del mondo in questa data e ho riprodotto una nuova immagine di quel villaggio globale”.

E’ venuta fuori un nuovo villaggio globale che racconta due grossi cambiamenti: “Quello che non si vede è che nella prima immagine (1966) cento personaggi rappresentano 3 miliardi di persone, mentre nel 2050 quei cento personaggi ne rappresentano 10 miliardi;  qui si capisce perché la questione ambientale e del cambiamento climatico diventa la più importante di tutte. Il cambiamento che si vede, invece, è lo scambio tra Europei e Africani: noi eravamo il 21% nel 1966 e saremo il 6% del Mondo nel 2050, mentre gli africani diventeranno il 21%. Tutti gli altri, in percentuale, resteranno uguali”.

Un’immagine che mostra il mondo in cui vivremo e da cui ha preso spunto il convegno. Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Lecco Virginio Brivio, del presidente del Csv Monza Lecco Sondrio Filippo Viganò e del prorettore del politecnico di Milano, polo territoriale di Lecco, Manuela Grecchi, si è svolta la tavola rotonda, moderata dal direttore de Linkiesta Francesco Cancellato, a cui hanno preso parte Corrado Alberto, presidente Api Torino e componente della Giunta Confapi con competenza su innovazione tecnologica, infrastrutture e Fondo Sociale Europeo; Massimo Bray, ex ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Vincenzo Costa, membro dell’esecutivo del Forum del Terzo Settore e Paola Gilardoni, segreteria CISL Lombardia per Cgil, Cisl e Uil.