Festa della Donna. Intervista alla presidente della Provincia Alessandra Hofmann

Tempo di lettura: 6 minuti
Alessandra Hofmann

“Se si vuole che cambino le cose, anziché lamentarsi bisogna spendersi in prima persona”

Classe 1976, sposata e mamma di un figlio, è la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Provincia di Lecco

LECCO – 8 marzo Festa della Donna o più precisamente Giornata internazionale della Donna. Definirla ricorrenza è inappropriato, perché la giornata odierna porta con sé una molteplicità di messaggi ben più profondi di una semplice festa da celebrare.

Diritti, libertà, uguaglianze, conquiste sociali, economiche, politiche, tutto ciò nonostante la cronaca quotidiana racconti ancora di discriminazioni, abusi, soprusi nei confronti delle donne. E’ per questo che la festa dovrebbe lasciare spazio alla riflessione. Per un giorno gettiamo la maschera dell’indifferenza e riscopriamo quell’imprescindibile lato umano che ognuno ha dentro di sé. Quel lato umano necessario e indispensabile per fermarsi e, appunto, riflettere. L’universo femminile abbraccia mogli, compagne, fidanzate, mamme, sorelle, nonne, colleghe, amiche… a loro dobbiamo un pensiero e con loro dobbiamo impegnarci a rendere il mondo in cui viviamo un posto migliore, oggi più che mai!

In questo giorno speciale, abbiamo voluto dar voce alla donna lecchese che ricopre la più alta carica istituzionale sul nostro territorio: Alessandra Hofmann, prima donna ad essere eletta alla presidenza della Provincia di Lecco. Classe 1976, sposata e mamma di un figlio, già sindaco di Monticello Brianza, dallo scorso gennaio Alessandra Hofmann è alla guida dell’ente di Villa Locatelli.

 

Presidente Hofmann, lei è la prima donna alla guida della Provincia di Lecco, come ha accolto la sua elezione e prima ancora la sua candidatura?

“Sono felice di rappresentare la Provincia di Lecco, spero che la mia candidatura prima e la mia elezione poi, possano essere d’esempio per molte ragazze. Di strada da fare ce n’è ancora molta, ma oggi una donna può raggiungere, all’interno del mondo lavorativo e istituzionale, qualsiasi tipo di carica. Questo, tengo a sottolinearlo, non in quanto donna, bensì grazie alle capacità e alla determinazione che vengono messe in campo. La parità di genere forzata non mi è mai piaciuta, devono essere le competenze e le capacità a guidare e determinare le scelte. Il cambio di mentalità in atto deve prima di tutto arrivare dalle stesse donne. Spesso ci domandano: ‘Come fai a farcela?’, la maggior parte delle volte ci viene rivolta dagli uomini, come se un padre, un compagno, un marito non abbia nessun impegno famigliare. Eppure la famiglia è e deve essere una squadra, dove non ci devono essere ruoli predeterminati, ma dove si lavora insieme per il bene di tutti. Io stessa mi sono sentita in colpa quando stavo per accettare la mia candidatura alla presidenza della Provincia, e una poi una riflessione l’ho fatta e mi sono chiesta: ‘Come faccio con la famiglia?’. Però è stata la stessa mia famiglia a spronarmi ad andare avanti e quando ho vinto abbiamo iniziato a lavorare assieme per la serenità ed il bene di tutti noi”.

 

Cosa significa per lei, che è già sindaco di un comune lecchese: Monticello Brianza, dedicare il proprio tempo alla comunità e alla cosa pubblica?

“Ho sempre creduto che bisogna ridare alla comunità ciò che si riceve. E questo è importante anche quando le cose non funzionano. Piuttosto che lamentarsi bisogna mettersi in campo per cercare di dare risposte concrete. Nella vita amministrativa ci sono entrata dieci anni fa in punta di piedi, mi sono appassionata soprattutto nel vedere realizzate cose a beneficio della comunità. Se vogliamo che le cose cambino, bisogna spendersi in prima persona”.

Alessandra Hofmann
Alessandra Hofmann, presidente della Provincia di Lecco

Che consigli darebbe ad una donna che si vuole impegnare in ambito politico e amministrativo?

“Armarsi di pazienza, prepararsi e ascoltare. Credo che queste siano le tre prerogative principali e necessarie. Lo studio e la preparazione sono fondamentali e non solo in ambito amministrativo. L’ascolto è un altro aspetto fondamentale, perchè solo ascoltando si possono capire e intercettare le necessità degli altri e quindi compiere azioni positive. Poi non deve mancare la passione: qualsiasi sia il nostro obiettivo se all’impegno, al sacrificio e alla determinazione ci mettiamo anche la passione, in automatico raggiungeremo il nostro obiettivo”.

 

Diritti, parità di genere, eppure la cronaca quotidiana racconta ancora troppi episodi di violenza, discriminazione, abusi nei confronti delle donne… Forse prima ancora di una festa servirebbe una giornata del rispetto della donna?

“Concordo. Oggi, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, a Monticello inaugureremo una panchina rossa. A questo tipo di iniziative fine a sé stesse sono sempre stata contraria, ma dietro alla panchina che inauguriamo oggi sottende un progetto sviluppato in collaborazione con le nuove generazioni e diverse associazioni che hanno portato nelle scuole proprio il messaggio del rispetto”.

 

Nel corso della sua vita si è mai sentita discriminata?

“Non ho mai voluto sentirmi discriminata, che è diverso. Ho sempre preso atto delle situazioni. Alcune cose danno più fastidio, altre meno, ma commenti o azioni discriminatorie ho sempre cercato di farmele scivolare addosso e procedere per la mia strada. A volte anche dare troppo peso a questo tipo di provocazioni non va bene, perchè si rischia di sottolineare ulteriormente quella ‘differenza’ che vorremmo azzerare. Dopo essere stata eletta alla presidenza della Provincia di Lecco la mia esposizione mediatica si è inevitabilmente accentuata e non sono mancati commenti, battute e frecciatine dal ‘sapore’ discriminatorio. Se fossi stata un uomo nessuno si sarebbe azzardato”.

alessandra hofmann (4)

In questo mondo spesso ipocrita nei confronti delle donne, dove diritti e parità ancora troppo spesso sono ambigui, quali sfide restano aperte?

“In primis quella della conciliazione. Una delle difficoltà principali per le donne è quello di conciliare la vita famigliare con quella lavorativa. Ancora troppo spesso le donne vengono obbligate a scegliere tra il lavoro e la famiglia perchè manca una politica di welfare famigliare ben strutturata. Ancora troppe donne scelgono di smettere di lavorare per gestire i figli e, di contro, capisco le scelte che sono costrette a fare le aziende. Anche per gli imprenditori a volte è difficile andare incontro alle esigenze famigliari, soprattutto là dove mancano le istituzioni a fare da trait d’union con politiche di welfare mirate, consentendo da un lato alle donne di poter portare avanti famiglia e lavoro e dall’altro di sostenere le aziende. Se non saremo più costrette a dover scegliere, mi sia concessa una battuta, anche noi in famiglia saremo meno rompiscatole”.

 

Donne, lavoro e impresa. In provincia di Lecco qual è la situazione?

“Non ho ancora dati alla mano, ma conosco diverse realtà imprenditoriali molto importanti guidate da donne e ve ne saranno sempre più se riusciremo ad abbinare azioni di welfare a sostegno dell’imprenditoria femminile”.

 

8 Marzo Festa della Donna, una data, un giorno, che non dovrebbe essere una semplice ricorrenza, ma una giornata di profonda riflessione, soprattutto in un momento storico come questo dove si cerca la pace, ma si trova la guerra. Che messaggio vuole dare a tutte le donne lecchesi e in particolar modo alle donne ucraine che vivono nella nostra provincia?

“In questi giorni cominciamo a ricevere i primi rifugiati. Per la maggior parte sono mamme con i bambini che non capiscono perché il papà non è venuto con loro in Italia. Il territorio di Lecco sta rispondendo benissimo, non solo con le raccolte di aiuti, ma si stanno proponendo molte famiglie disposte a dare loro ospitalità. Il nostro è un territorio reattivo e solidale. Come Distretto di Lecco stiamo lavorando per azioni coordinate e poter accogliere queste persone dando loro anche un supporto psicologico. Ogni giorno vediamo immagini drammatiche, terribili dove a perdere la vita purtroppo sono anche i bambini. Sono convinta che se i potenti del mondo fossero tutte donne questa sanguinosa guerra non ci sarebbe: una donna dà la vita e l’ultima cosa che vorrebbe fare è toglierla”.