Il Bertacchi racconta Xsperienza, carcere e scuola si incontrano per aiutare i giovani

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“Ne vale la pena – prevenire oltre che curare”

Un pomeriggio per riflettere sulle esperienze. La scuola lecchese scelta per le riprese di un trailer documentario

LECCO – “Ascoltare le fragilità dei giovani in questo particolare momento storico. In questi giorni abbiamo vissuto con i ragazzi esperienze straordinarie incontrandoci e scontrandoci con le loro fragilità”. Così Renato Caporale, portavoce di Xsperienza, ha riassunto il percorso che hanno potuto vivere gli studenti dell’istituto Bertacchi in questi giorni.

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Nel pomeriggio di ieri, giovedì, la scuola ha aperto le sue porte per raccontare un’esperienza non comune che ha suscitato emozioni e interrogativi. Dal carcere di Bollate, infatti, è nata l’associazione di volontariato “Xsperienza – A scuola di libertà: prevenire oltre che curare”. L’associazione nasce per dare forma all’esperienza di Luisa Colombo, arteterapeuta, che da diversi anni è impegnata umanamente e professionalmente in diverse carceri e scuole della Lombardia. La nascita di Xsperienza ha come scopo principale quella di non disperdere il patrimonio di esperienze educative che da altre un decennio hanno
generato centinaia e interessanti iniziative, tra il mondo delle scuole e il mondo carcerario, ma non solo.

“Si riparte dall’educazione e fa da maestra l’esperienza. L’affronto delle fragilità in un momento di grande confinamento, dovuto alla pandemia, ha dato vita a diversi laboratori di sostegno terapeutico dal volto umano, alla riscoperta delle emozioni”.

Luan (secondo da destra) ha raccontato l’esperienza dell’incontro dei ragazzi in carcere

Fin dal 2017, l’istituto Giovanni Bertacchi di Lecco ha accolto con entusiasmo l’opportunità di offrire agli studenti gli innovativi laboratori proposti dall’artista Luisa Colombo, con il prezioso supporto dei detenuti della Seconda Casa di Reclusione di Milano Bollate. Per la scuola, abituata alle novità è stato facile cogliere l’originalità formativa delle attività artistiche della Colombo. Infatti, gli allievi, durante l’azione ludico/espressiva, specie in carcere, mentre riflettono su di sé e sul rapporto con gli altri, scoprono nuovi aspetti del proprio carattere e acquisiscono informazioni sulla vita difficile dei privati della libertà, attraverso la loro diretta testimonianza, abbattendo molti pregiudizi e stereotipi. Pertanto,
sviluppando competenze artistiche e relazionali, perché il gruppo studentesco si confronta dopo la produzione individuale, condivide emozioni che risultano arricchenti anche per migliorare il “clima” nella stessa classe.

Renato Caporale
Renato Caporale

“Ci siamo ritrovati ad abbracciare e scontrarci con i nostri sentimenti che è importante imparare a capire per affrontare eventuali difficoltà” ha detto una studentessa.
“Se oggi son qui è perché arteterapia ha voluto dire molto – ha raccontato Luan, un uomo che ha affrontato 22 anni di carcere -. Su di me ha funzionato e oggi, una volta fuori, ho voluto portare avanti l’arteterapia perché è la dimostrazione che a un certo punto si può riprendere in mano la propria vita”.

“Grazie a Luan abbiamo affrontato le fragilità dei giovani – ha continuato Caporale -. I ragazzi hanno scoperto la dipendenza dai valori per cui vale la pena vivere. La scuola arriva in carcere per fare arteterapia con i detenuti che non vedono l’ora di affrontare questo incontro, in loro vedono dei figli e dei nipoti, e posso assicurarvi che in questi momenti accadono veri e propri miracoli”.

Luisa Colombo
Luisa Colombo

“Ci siamo ritrovati di fronte a un mondo sconosciuto che di per sé attira giudizi e pregiudizi – ha raccontato un’altra studentessa -. Ma ci siamo ritrovati davanti uomini meravigliosi, abbiamo capito che siamo tutti esseri umani con i nostri errori e la nostra voglia di riscatto”.

Il dirigente scolastico Raimondo Antonazzo ha ringraziato quanti in questi anni hanno portato avanti questi progetti, a partire dai docenti: “Sono esperienze fondamentali per creare e costruire i cittadini del futuro – ha detto -. Io ci credo fortemente, è il nostro compito, e come Bertacchi abbiamo fatto scuola sotto questo punto di vista. Creare cittadini consapevoli: questo era il mio obiettivo quando sono arrivato al Bertacchi e credo che il percorso l’abbiamo cominciato”.

Il dirigente Raimondo Antonazzo
Il dirigente Raimondo Antonazzo

On line è intervenuta anche Cosima Buccoliero, Direttrice del carcere Beccaria e già Direttrice del carcere di Milano Bollate: “Quella di oggi è una bella occasione per sottolineare questo percorso straordinario che ha visto insieme due istituzioni così diverse come il carcere e la scuola ma anche per certi versi simili visto che entrambe sono comunità educanti. Non è facile avvicinare i ragazzi a questi temi così pesanti serve una preparazione adeguata da parte della scuola”.

All’incontro ha partecipato anche Albertico Calderon, maestro di danza, che ha condotto alcuni laboratori sulla questione movimento e gestualità: “perché attraverso la danza i ragazzi possono capire che è possibile superare qualsiasi ostacolo o situazione che può presentarsi durante la vita”.

Albertico Calderon
Albertico Calderon

Ne vale la pena – prevenire oltre che curare

La scuola lecchese è stata anche scelta come luogo per le riprese del trailer documentario di Xsperienza. Tre giorni di laboratori espressivi che hanno visto la partecipazione di alcuni giovani studenti. Il documentario “Ne vale la pena”, affidato alla regia di Antonietta Elia  e con il fondamentale contributo di Pietro Sarubbi, docente di Regia e Recitazione cinematografica all’Università Civica di Cinema Luchino Visconti di Milano, è uno spaccato di realtà vissuta in azione dentro e fuori dal carcere, dentro e fuori dalla scuola e raccontata dai diversi testimoni dei due mondi.