Il settore sociosanitario chiede con urgenza un tavolo di lavoro alla Regione

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Anziani mani generica

Tamponi, Dpi, gestione del personale e fase due

“Troppe questioni aperte che richiedono un intervento della Regione”

LECCO – L’Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale Lombardia (Uneba) –  organizzazione di categoria del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo, con oltre 900 enti associati in tutta Italia – scrive al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e all’assessore al welfare Giulio Gallera. Nella lettera, firmata con Arlea, Aci Welfare, Agespi, Anaste, Aris e Anffas, si chiede un tavolo di lavoro con Regione Lombardia e Protezione Civile.

Punto per punto vengono rilevate una serie di criticità da chi, ormai da parecchie settimane, lavora in prima linea per proteggere i soggetti più fragili nell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus: “Regione Lombardia, per tramite delle AA.TT.SS., ha inviato le proprie indicazioni/linee guida ai gestori presenti sul territorio. Si deve purtroppo costatare che, in queste otto settimane, abbiamo assistito al moltiplicarsi di mail, note, circolari, linee guida, a volte contrastanti tra di loro e/o con le disposizioni del governo centrale o di ritorno su precedenti decisioni o ad interim. Tutto ciò non ha consentito agli Enti di mettere bene a fuoco la situazione e di garantire piena razionalità e permanente continuità nei modi e nei tempi di vigilanza, ad esempio per l’esecuzione di tamponi, né di creare tutti i necessari presupposti al lavoro in sicurezza e a tutela della salute di ospiti e operatori, trovatisi ad affrontare un’infezione assolutamente non rientrante nelle infezioni correlate all’assistenza (ICA)”.

“Permangono ad oggi ancora troppe questioni aperte che richiedono un intervento prioritario da parte di Regione Lombardia, non più procrastinabile, che deve essere incentrato sulla reale congiuntura in atto, purché espressa da chi la vive in prima linea piuttosto che su interpretazioni a tavolino o finanche su articoli e servizi dei media”.

Nella lettera, poi, vengono richiamate le principali istanze in più occasioni già sottoposte all’attenzione della Regione: “Con la richiesta di un concreto recepimento e trasformazione in atti formali e sostanziali”.

Uneba entra nel dettaglio sottolineando gli aspetti più critici per le strutture e per i suoi operatori a partire dalla questione dei tamponi e test sierologici a tutti gli ospiti e a tutti gli operatori di Rsa e Rsd, e tutte le altre tipologie di strutture sociosanitarie, compresi quelli in quarantena e che potrebbero tornare a lavorare, con costi a carico del SSN, e con personale inviato da Regione: “Qualora Regione Lombardia non si assumesse immediatamente tali oneri – scrivono Uneba Lombardia e gli altri enti gestori -, saremo costretti a rivolgerci alle autorità competenti per tutelare la salute e la vita di operatori e ospiti, nonché gli Enti gestori, da successive ripercussioni di carattere civilistico e penalistico alle quali il vostro diniego o il vostro silenzio ci potrebbe esporre”.

Tra i vari punti, poi, ci sono la richiesta di un piano straordinario di acquisizione e distribuzione di dispositivi di protezione individuali (Dpi) alle strutture sociosanitarie; un intervento in merito alla criticità della carenza di personale nelle strutture (“tutte le strutture sociosanitarie sono in gravissima difficoltà. La proporzione di operatori in servizio, nelle sole Rsa, è ridotta al 40-50% e per altre strutture anche a meno. Analoga situazione nelle Rsd”); l’immediata cessazione del reclutamento di infermieri e oss nelle strutture sociosanitarie da parte delle Ats e poi la preparazione delle modalità di gestione della fase 2 anche per le Rsa e Rsd (“si deve pensare ad un’apertura molto cauta, ma necessaria, per ridurre stato d’ansia degli ospiti e anche dei familiari”).

IL TESTO DELLA LETTERA INVIATA A REGIONE LOMBARDIA