Inchiesta sullo smaltimento rifiuti, nessuna imputazione per Silea

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Conclusa la vicenda giudiziaria istituita dalla Procura di Brescia

Silea non risulta destinataria di alcuna imputazione. Il direttore Peverelli: “Ci aspettiamo scuse da chi si è scagliato contro di noi con accuse gratuite”

LECCO – La vicenda relativa ai presunti illeciti compiuti da SILEA sullo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla Campania, istruita dalla Procura della Repubblica di Brescia, si è conclusa. Silea non risulta destinataria di alcuna imputazione ex art. 25 undecies D.Lgs. 231/2001, così come il funzionario aziendale non risulta essere stato indagato per quanto sopra.

Marco Peverelli e Mauro Colombo (Silea)

“Siamo particolarmente soddisfatti che la Magistratura abbia potuto appurare quanto da noi sostenuto sin dall’origine – ha affermato il direttore generale di SILEA, Marco Peverelli – Del resto da parte nostra sin dagli inizi dell’indagine abbiamo sostenuto questa posizione, forti anche dei risultati del processo di verifica interna compiuti”.

La vicenda risale all’estate 2017, quando il sig. Paolo Bonacina, amministratore unico della BPS Srl di Torre Parravicina venne arrestato a seguito di un’indagine svolta dai Carabinieri del NOE, nucleo operativo ecologico di Milano, su un presunto smaltimento illecito di rifiuti.

“In casi come questi – ha continuato Peverelli – ci attendiamo che i media utilizzino lo stesso metro con il quale hanno paventato il coinvolgimento di Silea in questa vicenda. Purtroppo è facile sollevare polveroni e agitare spettri, senza mai assumersi la responsabilità di gestire con etica e coscienza informazioni delicate, che coinvolgono in modo più o meno diretto delle persone”.

“Allo stesso modo vorremmo che quanti, a titolo individuale o in qualità di portavoci di associazioni, si sono immediatamente scagliati contro Silea e i suoi dipendenti agitando spettri di tipo giustizialista, si rendano conto che, prima di muovere accuse gratuite, sia necessario piuttosto attendere lo sviluppo delle indagini della Magistratura. Per onestà intellettuale sarebbe da auspicarsi almeno un atto di scuse formali”.