Infermieri: un ruolo strategico tra criticità e carenze: “Figura ancora poco riconosciuta”

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Una classe di studenti del 1° anno del Corso di Laurea Triennale di Infermieristica a Lecco

Intervista al professor Davide Ausili e alla dottoressa Daniela Colombo (Università Bicocca)

“Occorre lavorare per superare alcuni stereotipi legati alla figura dell’infermiere”

LECCO – Da un lato un modello di formazione consolidato e attrattivo, dall’altro l’oggettiva necessità di evolvere il mondo del lavoro dove, invece, la carenza di infermieri si fa sentire. La professione infermieristica si trova oggi al centro di un dibattito cruciale. Ne abbiamo parlato con il professore Davide Ausili, ordinario di Scienze Infermieristiche all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Presidente dei Corsi di Laurea Triennale in Infermieristica, Ostetricia e della Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, nonché, da novembre dello scorso anno, coordinatore di uno specifico Dottorato di Ricerca.

“Il tema della carenza di infermieri a livello nazionale è oggettivo – commenta Ausili – ne abbiamo ampiamente parlato anche nel corso del convegno che si è svolto in Bicocca a fine gennaio. L’Italia è tra i paesi dell’Ocse con il minor numero di infermieri per abitanti. Ma il calo di attrattività non riguarda il mondo formativo: il nostro corso di laurea triennale, suddiviso in quattro sedi, Monza, Bergamo, Lecco e Sondrio, raggiunge sostanzialmente la massima capienza disponibile. A Lecco siamo stabilmente intorno ai 60 immatricolati da oramai cinque anni. Elevate anche le richieste registrate per il Corso di Laurea Magistrale che ha sede a Monza: 200/250 domande all’anno, a fronte dei 35 posti programmati che mettiamo a disposizione. Questo a riprova del fatto che, almeno nel nostro Ateneo, non abbiamo avuto flessioni importanti sul numero degli iscritti, riuscendo ad immatricolare anche per quest’anno accademico (2024-2025) poco meno dei posti complessivamente messi a bando”.

Come spiegato, il punto di forza è senz’altro il metodo didattico, basato su un equilibrio tra teoria e pratica, che cala subito gli studenti in contesti dinamici e si sta arricchendo con metodologie innovative, come l’uso della realtà virtuale che permette agli studenti di acquisire confidenza con scenari clinici realistici in un contesto formativo protetto.

La dott.ssa Daniela Colombo e il dott. Davide Ausili

Se da un lato la formazione infermieristica mantiene il suo fascino, dall’altro per Ausili è innegabile che il mondo del lavoro presenta ancora molte criticità. “Servono investimenti – ha detto Ausili – per noi si tratta di un tema rilevante per poter superare alcuni stereotipi che oggi vedono ancora l’infermiere coma una figura tecnica subordinata, poco riconosciuta, anche economicamente, ma non solo. Crediamo sia fondamentale invece riconoscere e premiare la formazione universitaria degli infermieri e il fatto che le scienze infermieristiche ed ostetriche siano scienze a tutti gli effetti, che producono ricerca e che sviluppano competenze complesse, dedicate a migliorare la vita delle persone. Occorre che il mondo del lavoro evolva e metta gli infermieri nelle condizioni di poter esprimere il proprio pieno potenziale, ad esempio in ruoli clinici avanzati, e avere un ambito di esercizio allargato che permetta anche di poter prescrivere alcuni farmaci, esami, consulenze o presidi necessari al paziente, non per andare in conflittualità col medico ma per rispondere con efficacia ai mutati bisogni di salute e di assistenza”.

Uno dei nodi cruciali è poi il welfare socio sanitario e professionale degli infermieri: “L’Italia, tra i paesi Ocse, ha uno dei più bassi rapporti infermieri-popolazione, e gli stipendi si attestano tra i più bassi in Europa. La possibilità per un infermiere di fare carriera o di avere un riconoscimento economico adeguato è ancora fortemente limitata. La necessità di rendere il lavoro infermieristico più attrattivo passa anche da questo aspetto – ha evidenziato il professor Ausili – serve supportare una professione fatta ancora prevalentemente da donne e dare la possibilità di avere servizi che consentano di conciliare un’attività lavorativa molto intensa, divisa su turni, notti, giorni festivi, con una qualità di vita più che dignitosa. Non sono rari i casi di coppie di infermieri che, scegliendo di avere famiglia, si trovano costretti, uno dei due, a rinunciare alla propria professione, magari dopo anni di studi. Questo non è accettabile, tenendo presente la rilevanza che gli infermieri hanno per la società. Non parliamo dunque solo di riconoscimento economico ma anche sociale”.

Ausili ha poi ricordato le crescenti problematiche di burnout e di stress che gli infermieri si trovano ad affrontare per via di elevate pressioni sul luogo di lavoro, causate sia dalla mancanza di personale che dai bisogni crescenti e complessi della popolazione. “Durante il Covid la società e i giovani si sono resi conto della fatica e dell’impegno che una scelta di vita come questa richiedono” ha commentato Ausili “questo, ce lo dicono i numeri del nostro Ateneo, non scoraggia necessariamente chi decide di iscriversi ad Infermieristica ma è evidente che serva fare di più per rendere il mondo del lavoro più attrattivo”.

La dottoressa Daniela Colombo, direttrice del Corso di Laurea in Infermieristica di Lecco, evidenzia il ruolo chiave che la sede lecchese ha avuto negli ultimi 25 anni, grazie alla collaborazione con l’ASST locale (la scuola di Infermieri esiste a Lecco dal 1969, ndr). Oggi sono 167 gli studenti iscritti, testimoniando il valore di una formazione che combina l’eccellenza accademica con l’esperienza pratica in ospedale, RSA e Case di Comunità. Case di Comunità che, come sottolineato, “rappresentano un’opportunità significativa per valorizzare le competenze infermieristiche in un contesto multidisciplinare. Gli studenti, già durante il tirocinio, possono sperimentare questo nuovo modello di assistenza, che punta a una sanità più vicina ai cittadini”. “Dovremmo lavorare sulla società e su un cambiamento culturale, più che mai necessario – ha aggiunto Colombo – chiedere alle persone, cosa pensate che siano gli infermieri? Perché non gli riconoscete il giusto valore?”

Nonostante le difficoltà, il mercato del lavoro continua a essere estremamente ricettivo nei confronti degli infermieri. “Un neolaureato impiega pochissimo tempo a trovare un’opportunità lavorativa”, ha affermato Ausili, sottolineando come molti studenti vengano richiesti dalle aziende ancora prima di terminare il percorso di studi.

“Investire nella professione infermieristica significa investire in una società più sana, equa ed inclusiva – ha concluso Ausili – Il modello di Lecco, così come delle altre sedi del nostro Ateneo, è basato sulla piena sinergia tra Università e azienda sanitaria e dimostra che una formazione di qualità può attrarre studenti e garantire un rapido ingresso nel mondo del lavoro. Tuttavia, è fondamentale che il sistema sanitario riconosca pienamente il valore degli infermieri, attraverso migliori condizioni di lavoro, opportunità di crescita professionale e un adeguato riconoscimento economico”.